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Il governo sistema l’ex ad Rai Fuortes al Teatro San Carlo

Il governo sistema l’ex ad Rai Fuortes al Teatro San CarloTeatro San Carlo

La nomina a sovrintendente Il Consiglio di indirizzo si è adeguato alla trattativa intavolata dal governo Meloni per liberare la casella e permettere a FdI di conquistare le redini della Tv pubblica. Una vittoria anche per il ministro Sangiuliano che consolida la sua posizione di candidato in pectore a presidente della regione

Pubblicato più di un anno faEdizione del 27 luglio 2023

Ore 13 di ieri, Teatro San Carlo, riunione del Consiglio di indirizzo, oggetto: nomina del nuovo soprintendente del Lirico partenopeo. Circa un’ora e il sindaco Gaetano Manfredi (per legge presidente del Cdi) annuncia: «Abbiamo chiesto a Carlo di venire a Napoli e lui ha accettato perché Napoli è una grande piazza e il San Carlo è un’istituzione nazionale». Carlo è l’ex ad Rai Fuortes.

Carlo Fuortes – foto Ansa

E ancora: «Ci auguriamo che la risposta del ministro arrivi in tempi molto brevi, c’è una fase contrattuale che cureremo ad agosto». Il ministro è Gennaro Sangiuliano e quella che è andata in scena ieri è una commedia con il finale già scritto visto che il Cdi si è adeguato alla trattativa governo – Fuortes per liberare la casella Rai e permettere a FdI di conquistare le redini della Tv pubblica. Una commedia in cui il candidato in pectore, a maggio, ha mostrato la ritrosia richiesta dalle circostanze: «Non sono disponibile ad andare al San Carlo – diceva -. La nomina non può essere o apparire di parte».

IL SÌ è quindi giunto con un ragionevole lasso di tempo per salvare un po’ le apparenze. Ma giusto un po’ perché per fare arrivare Fuortes è stato necessario mandare via il primo giugno per legge il predecessore, Stéphane Lissner, con quello che è nazionalmente riconosciuto come il «lodo Fuortes» cioè la norma che ha imposto il pensionamento dei direttori stranieri che hanno compiuto 70 anni. «Mi aspetto – ha proseguito Manfredi – che continui la qualità artistica che è stata di grande livello con Lissner e che si potenzi la parte gestionale organizzativa. Mi aspetto, soprattutto, che si riesca ad avere una rete di supporter privati come avviene per i grandi teatri». Del resto tra sindaco e ministero della Cultura fin qui c’è stata grande sintonia e il Mic è il socio che mette più fondi (oltre 14 milioni) nel bilancio del San Carlo.

LA SOLA NOTA DIFFORME, ieri, si è sentita dal rappresentante della regione, Riccardo Realfonzo, che si è astenuto. Pur apprezzando le qualità professionali di Fuortes, «la regione ha però in questi ultimi anni espresso numerose critiche rispetto alla gestione del teatro che non hanno trovato risposta» recita la nota di Palazzo Santa Lucia che mette nel mirino «alcuni incarichi dirigenziali ingiustificati che hanno determinato extracosti», gestione del personale, «aspetti di bilancio». Tutti rilievi che hanno portato Realfonzo a non approvare, unico consigliere, il bilancio consuntivo del 2022 e il bilancio di previsione del 2023. Sotto accusa i compensi di Lissner, l’incarico di direttore generale non previsto dallo statuto e le assunzioni concordate con i sindacati. Ieri dalla regione è arrivata la richiesta di «una secca discontinuità amministrativa tale da garantire una gestione trasparente e condivisa». Il presidente De Luca si è messo in attesa rispetto a nomine e organigrammi, senza discontinuità, senza concertazione riprenderanno i voti contrari in Cdi.

FUORTES arriva a Napoli (si dice anche grazie alla mediazione di Salvo Nastasi) dopo essere stato ad della Fondazione Musica per Roma, commissario della fondazione lirico sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma. Lasciandosi dietro un’altissima conflittualità con i sindacati. Non proprio il biglietto da visita adatto visto che il primo nodo da sciogliere al San Carlo sarà la pianta organica.

A PORTARE A CASA la partita è stato anche Sangiuliano: napoletano, ha fatto parte del Fronte della Gioventù, consigliere circoscrizionale del Msi, direttore del quotidiano Roma dal 1996 al 2001 (quando il giornale era vicino a Giuseppe Tatarella). FdI campano lo ha già individuato come candidato presidente alle regionali, lui un po’ si schernisce e un po’ gonfia il petto: «Potrei fare un lungo elenco delle cose fatte in pochissimi mesi per Napoli: 148 milioni per l’Albergo dei Poveri, finanziamenti per il Maschio Angioino in condizioni di degrado, il treno Roma-Pompei, i musei nazionali del Vomero». Parole che hanno raccolto una certa irritazione solo in Forza Italia.

DE LUCA, in guerra con il Pd per il terzo mandato, ha avviato le ostilità: «Invitate Sangiuliano a feste e battesimi: è il ministro alle cerimonie. Lui verrà, magari con un giglio bianco in mano, a prendersi la bomboniera». Una candidatura di peso è però un problema per il governatore: quel pezzo di centrodestra che nelle due ultime tornate si è infilato nelle civiche deluchiane potrebbe decidere di tornare alla base.

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