Salvini non perde un colpo. Contro l’Anm anche sulle armi
Il ministro dell'inferno Magistrati contrari ad allargare la legittima difesa. Per il ministro è subito invasione di campo
Il ministro dell'inferno Magistrati contrari ad allargare la legittima difesa. Per il ministro è subito invasione di campo
Il contesto è quello di un’Associazione nazionale magistrati che vorrebbe a tutti i costi evitare nuovi e plateali scontri con il governo. Nella riunione del parlamentino delle toghe – la prima dopo il proclama di Salvini contro i pm che lo indagano a Genova (fondi Lega) e ad Agrigento-Palermo (sequestro della Diciotti) – il presidente dell’Anm, il moderato Francesco Minisci di Unicost, prende per buone le mezze correzioni del ministro dell’interno. «Speriamo sia l’inizio di un nuovo corso – dice -, vogliamo voltare pagina e non alimentare la polemica». Ma nella sua relazione introduce il tema della legittima difesa, e ribadisce quella che è sempre stata la linea della magistratura associata: non c’è bisogno di una nuova legge, anzi i correttivi per i quali spinge soprattutto la Lega «possono essere molto rischiosi». Immediatamente Salvini arma il tweet: «Il sindacato dei magistrati ha attaccato le proposte di legge della Lega sulla legittima difesa perché inutili e rischiose. Invasione di campo? Tutto normale? Io tiro dritto, la difesa è sempre legittima».
L’Anm evita una risposta ufficiale. C’è voluta del resto tutta la tensione polemica del ministro per montare lo scontro. Minisci era stato molto attento, sostanzialmente limitandosi a richiamare (e ringraziare) Mattarella e il suo intervento in difesa delle prerogative dei giudici. Il presidente dell’Anm guida una giunta esecutiva a tre, con dentro anche la componente di destra delle toghe (Magistratura indipendente) e quella di sinistra (Area). Non sono mancati i contrasti. Mesi fa in occasione della difesa che l’Anm volle fare di Mattarella minacciato di impeachment da Di Maio, Magistratura indipendente dissentì, e più recentemente la stessa corrente non ha condiviso la difesa netta che il resto delle toghe ha fatto del procuratore di Agrigento Patronaggio.
Criticando le nuove iniziative di legge sulla legittima difesa Minisci sapeva di andare sul sicuro. «Non serve un’altra norma per difendersi dai ladri in casa. È già stata approvata nel 2006 (proprio per iniziativa leghista, ndr), è il secondo comma dell’articolo 52 del codice penale che presume la legittima difesa in caso di reazione a chi si introduce nella propria abitazione», ha ricordato il presidente dell’Anm. Ben sapendo, però, che l’obiettivo che la Lega condivide con Forza Italia e Fratelli d’Italia – e che il M5S sta dimostrando di assecondare – è «eliminare il principio cardine di proporzionalità tra minaccia e reazione».
Anche sul punto si potrebbe citare Mattarella, che il 26 luglio di quest’anno ha detto chiaramente «l’Italia non può assomigliare al Far West». Tra le tante proposte di legge all’esame della commissione giustizia al senato (tutte abbastanza simili), Minisci cita in negativo quella della Lega che «rischia addirittura di legittimare reati gravissimi fino all’omicidio».
La risposta immediata di Salvini dimostra una volta di più quanto il vice premier crede nel valore propagandistico della legittima difesa. Ha promesso che la riforma sarà approvata entro l’anno ma il tempo già stringe. Il presidente leghista della commissione ha convocato in audizione ogni genere di categoria (dai farmacisti ai benzinai, dai tabaccai a diverse associazioni di vittime), non i magistrati. Il lavoro procede lento in mancanza di un accordo pieno tra grillini e leghisti, anche se tra le proposte in discussione c’è n’è una di iniziativa popolare e questo per il nuovo regolamento del senato garantisce l’approdo in aula a metà ottobre.
Al ministro dell’interno che parla di invasione di campo replica l’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte, magistrato di Area: «Quando si parla di riforme che poi toccherà a noi applicare, tanto più quando è in gioco il giusto equilibrio tra valori costituzionalmente tutelati come in questo caso, abbiamo tutto il diritto di intervenire e continueremo a farlo», spiega. A riprova del fatto che quello dei magistrati sia un giudizio «tecnico e non politico» ricorda come proprio lui polemizzò con la maggioranza di centrosinistra, che già nel 2017 aveva provato a cambiare la legge sulla legittima difesa.
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