Salvini: «Meglio un operaio dell’Ilva che dieci Balotelli»
Lo stadio dell'odio Le reazioni del palazzo e le simpatie del leader leghista
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Dalla parte di Mario Balotelli contro i cori razzisti si sono schierati ieri l’allenatore del Napoli Ancelotti, quello dell’Inter Conte e l’ex Milan Capello. Il più chiaro nel mettere sotto accusa il rapporto tra tifoserie, società e politica è stato l’ex ct della Nazionale Arrigo Sacchi: «Il calcio è il riflesso della vita sociale. Il nostro è uno dei paesi più corrotti d’Europa, in cui ci sono 4 o 5 mafie e in cui si cercano sempre scorciatoie per vincere». E sul via libera (voluto da Matteo Salvini quando era al Viminale) alle trasferte dei tifosi dopo anni di divieto: «Le curve sono porti franchi, buone per prendere voti da parte di tutti». È ancora Sacchi a spiegare che non si è mai voluto davvero affrontare il tema: «Io da Verona uscii tra le monetine e nessuno ha mai detto nulla. Si diceva di un allenatore che, quando faceva i contratti, voleva 200 biglietti per le curve. Molti ultrà sono stati ingaggiati dai club, sono organizzati in modo delinquenziale con il benestare di tutti. Anche dei politici». Su Salvini, che attacca i migranti e cantava cori contro i napoletani, Sacchi aggiunge: «Sdogana certi comportamenti. Come i mass media hanno paura di perdere audience, i politici hanno paura di perdere voti».
IERI Balotelli si è fatto sentire su Instagram: «Le persone così vanno ’radiate’ dalla società. Basta mandare giù, basta lasciare stare». Il leader della Lega, durante la conferenza stampa sulle acciaierie di Taranto, ha utilizzato il tema per fare del calciatore un bersaglio: «Razzismo e antisemitismo vanno condannati ma non abbiamo bisogno di fenomeni. Vale più un operaio dell’Ilva di 10 Balotelli».
LE CURVE a Salvini piacciono. A dicembre 2018 si fece fotografare a San Siro mentre abbracciava Luca Lucci, leader della tifoseria del Milan. Lucci al momento della foto era già stato condannato a 4 anni e mezzo per lesioni e aveva patteggiato un anno e mezzo di carcere per droga. Lo scorso giugno a Lucci e ai suoi uomini è stato sequestrato un milione di euro, la sede della tifoseria era «la base operativa per il traffico di stupefacenti anche in contesti di criminalità organizzata». Sulla linea negazionista, («andiamo piano con accuse e sentenze») l’ex ministro leghista veronese Lorenzo Fontana e il sindaco di Verona del suo stesso partito, Federico Sboarina, che ha attaccato Balotelli: «Da un presupposto che non esiste, perché allo stadio non ci sono stati cori razzisti, viene messa alla gogna una tifoseria e una città». A rispondergli è stato il ministro dello Sport, il 5S Vincenzo Spadafora: «Chiedo all’Hellas Verona di prendere provvedimenti. Chiedo anche al sindaco di Verona di rivedere i filmati e prendere le distanze dai cori».
IL CAPO ULTRÀ del Verona ed esponente di Forza Nuova, Luca Castellini, ieri ha rincarato la dose: «Balotelli non potrà mai essere del tutto italiano» e ancora «ci sono problemi a dire negro? Mi viene a prendere la Commissione Segre?». Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, il dem Andrea Martella, ha replicato: «Fa rabbrividire che Castellini, animatore di feste ultras dove si inneggiava a Hitler, ribadisca le sue visioni aberranti e si permetta addirittura di duellare con la istituenda Commissione Segre». I 5S di Camera e Senato si sono schierati con il calciatore: «Abbiamo votato la commissione Segre contro questi fenomeni, fermiamo i facinorosi». E il presidente della Camera, Roberto Fico: «Non sarà mai del tutto italiano chi è razzista».
Riccardo Nencini, senatore del Psi, mette nel mirino la destra: «Voglio vedere se il capo ultrà del Verona diventerà il prototipo di cittadino sulle orme di Salvini/Meloni. E voglio vedere se chi si è opposto alla commissione Segre condanna questo razzista». Da Giorgia Meloni è poi arrivata la condanna con, al suo interno, la smentita: «Se insulti razziasti ci sono stati si debbono prendere provvedimenti. Ho sentito che qualcuno invece diceva che non c’erano stati questi cori».
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