Rt e altri media russi banditi da Meta: «Conducono attività di interferenza»
Stati uniti Il portavoce del Cremlino: «Inaccettabile». Intanto a Washington si apre il processo sul «TikTok ban»: censura o interesse nazionale?
Stati uniti Il portavoce del Cremlino: «Inaccettabile». Intanto a Washington si apre il processo sul «TikTok ban»: censura o interesse nazionale?
Allineandosi alle sanzioni del dipartimento di Stato e di quello del Tesoro Usa, Meta (casa madre di Facebook, Instagram e Whatsapp) ha annunciato che bandirà dalle sue piattaforme Rt (ex Russia Today), Rossiya Segodnya e «altre entità collegate», come si legge nel comunicato di un portavoce della compagnia di Mark Zuckerberg. «Dopo attenta considerazione, abbiamo esteso le nostre azioni contro i media statali russi», «che ora sono banditi dalle nostre app a livello globale per aver esercitato attività di interferenza».
Rt ha affidato la propria risposta al Washington Post: «Non temete, dove loro chiudono una porta, e poi una finestra, i nostri ’partigiani’ (o guerriglieri, come li chiamate voi) troveranno le fessure da cui infiltrarsi».
ANCHE IL PORTAVOCE del Cremilino Dmitri Peskov ha risposto al ban del gigante della Silicon Valley: «Meta getta discredito su se stessa con queste azioni. E, naturalmente, queste azioni selettive contro i media russi sono inaccettabili», e «complicano le prospettive di normalizzazione dei nostri rapporti con Meta». Nella sua indignazione Peskov non ricorda però che Facebook e Instagram sono bandite in Russia da più di due anni, quando nel marzo 2022 una corte di Mosca ha definito Meta un’organizzazione «estremista» e ha stabilito che le sue piattaforme venissero interdette nel territorio della Federazione russa, che aveva invaso l’Ucraina meno di un mese prima.
Secondo il dipartimento di Stato che aveva annunciato le sanzioni del governo statunitense venerdì scorso, Rt «è parte a tutti gli effetti dell’apparato di intelligence e delle operazioni del governo russo». In Europa, in seguito all’invasione dell’Ucraina, le piattaforme Meta,oltre a YouTube e Tik Tok, avevano ristretto l’accesso ai contenuti forniti da Rt e Sputnik News.
Negli Stati uniti, il contenzioso con la Russia per le sue operazioni di interferenza nelle elezioni va avanti dal 2016, quando il procuratore speciale del dipartimento di Giustizia Robert Mueller era stato incaricato di condurre un’indagine sulle interferenze del Cremlino sul risultato del voto che portò alla Casa bianca Donald Trump, e che aveva condotto all’incriminazione di due membri di primo piano della sua campagna elettorale: Michael Flynn e Paul Manafort.
CONTEMPORANEAMENTE, gli Stati uniti sono impegnati in una battaglia più controversa per arginare le temute «interferenze straniere»: lunedì sono iniziate, in una corte d’appello di Washington, le udienze sul ricorso di Tik Tok e di una cordata di content creators americani della piattaforma contro la legge approvata dal Congresso a marzo scorso, e diventata nota come Tik Tok Ban (il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act). A difendere la legge, davanti ai tre giudici della Corte, gli avvocati del dipartimento di Giustizia, che hanno ribadito l’idea già approvata dal Congresso: Tik Tok, di proprietà della società cinese Byte Dance, rappresenta «un rischio per la sicurezza» degli Stati uniti.
IL DIBATTITO in tribunale si è incentrato sul Primo emendamento della Costituzione, che garantisce la libertà di espressione. In che misura una compagnia straniera può godere delle sue protezioni dal momento in cui ospita le “espressioni” di cittadini americani? E non pochi: sono oltre 160 milioni gli utenti di Tik Tok nella nazione. Il caso è destinato ad arrivare davanti alla Corte suprema, ma per la piattaforma di video brevi sta per scadere il tempo: il Tik Tok Ban la obbliga, entro il 19 gennaio, a recidere tutti i rapporti con la casa madre cinese. Pena la censura in Usa.
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