Visioni

Rotterdam, un festival aperto al mondo tra ricerca e «popolare»

Rotterdam, un festival aperto al mondo tra ricerca e «popolare»«Swimming Home» di Justin Anderson nel concorso Tiger Award

Cinema Annunciati i concorsi, in prima mondiale. Un titolo italiano in Big Screen, «Confidenza» di Luchetti

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 19 dicembre 2023

Ultimi giorni dell’anno, insieme ai bilanci e alle classifiche immancabili che l’accompagnano, si guarda già all’anno che verrà. Se il Sundance ha annunciato il programma dell’edizione 2024 qualche giorno fa, ieri è stata la volta del Festival di Rotterdam, considerato tradizionalmente il primo appuntamento «chiave» per il mercato europeo (ma anche internazionale) dell’anno, che precede di pochi giorni la Berlinale, sia per il lancio dei nuovi film che da lì iniziano il «circuito festivaliero» che per i progetti Industry cresciuti sempre più di importanza.

L’edizione 2024, con alla direzione Vanja Kaludjercic, che vede nella giuria internazionale fra gli altri Marco Mueller, alla direzione del festival olandese negli anni Novanta, scommette su un cartellone molto vario, un programma come detto dalla direttrice nel corso della conferenza stampa che «celebra la resilienza e la creatività dei registi in tutto il mondo e vuole essere una testimonianza del potere del cinema di trascendere i confini.

Il concorso, per il Tiger, presenta 14 titoli – in giuria oltre a Mueller Ena Sendijarevic, Billy Woodberry, Nadia Turincev, Herman Hau – tutti in prima mondiale. Da The Ballad of Suzanne Césaire di Madeleine Hunt-Ehrlich (Usa) a Flathead, di Jaydon Martin (Australia). E poi: Grey Bees di Dmytro Moiseiev (Ucraina); Kiss Wagon di Midhun Murali (India); Me, Maryam, the Children and 26 Others di Farshad Hashemi (Iran); Moses di Jenni Luhta, Lauri Luhta, (Finalndia); La Parra di Alberto Gracia (Spagna); Praia Formosa, di Julia De Simone (Brasile); Rei di Tanaka Toshihiko (Giappone); Reise der Schatten di Yves Netzhammer (Svizzera); She Fell to Earth di Susie Au (Hong Kong); sr di Lea Hartlaub (Germania); Swimming Home di Justin Anderson (Gb); Under a Blue Sun di Daniel Mann (Francia/Israele).

L’apertura il 25 gennaio (fino al 4 febbraio) è affidata a Head South di Jonathan Oglivie, un coming of age ambientato in Nuova Zelanda nel 1979, in cui il giovane protagonista attratto dalla scena musicale underground post-punk, con il supporto dell’amica Kirsten, Angus affronta dubbi su se stesso, derisione e una tragedia familiare pur di salire sul palco per la prima volta. La chiuusra è invece affidata a La Luna di M. Raihan Halim, una commedia ambientata in un villaggio molto conservatore della Malesia, sconvolto dall’arrivo di un nuovo negozio di biancheria intima per donna.

MOLTE prime mondiali anche nell’altra sezione competitiva, Big Screen – come si legge sul sito del festival olandese – che lavora su un «cortocircuito tra cinema classico, popolare e arthouse». Dodici i titoli – con un premio che oltre al denaro prevede una distribuzione in sala in Olanda e in seguito nelle piattaforme. Per l’Italia troviamo il nuovo film di Daniele Luchetti, Confidenza tratto dal romanzo omonimo di Daniele Starnone (Einaudi), con Elio Germano, Vittoria Puccini, Isabella Ferrari. Una relazione d’amore complicata, un nuovo inizio, il ritorno dell’amata precedente che appare per il protagonista a ogni suo passaggio esistenziale. Un po’ di Italia – in coproduzione è in Yohanna di Robby Ertanto con protagonista una giovane suora che si occupa di bambini a margini sull’isola di Sumba.

GLI ALTRI titoli: Just Breathe di Leticia Tonos Paniagua (Repubblica Dominicana); Children of War and Peace di Ville Suhonen, (Finalndia); Eternal di Ulaa Salim, (Danimarca); Milk Teeth di Sophia Bösch (Germania); The Old Bachelor di Oktay Baraheni, (Iran); Portrait of a Certain Orient di Marcelo Gomes (Brasile); Seven Seas Seven Hill di Ram (India); Steppenwolf di Adilkhan Yerzhanov (Kazakistan); Tenement di Inrasothythep Neth, Sokyou Chea (Cambogia); The Worst Man in London di Rodrigo Areias (Portogallo).

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