Dopo l’ennesimo bombardamento turco sul campo di al-Hol, estremo oriente del Rojava, che venerdì scorso ha permesso l’evasione di un gruppo di islamisti lì detenuti, poi ricatturati dalle Forze democratiche siriane, ieri il comandante delle Fds Mazloum Abdi ha annunciato lo stop a tutte le attività di contrasto all’Isis nella Siria del nord-est a causa dell’operazione militare turca.

«Le forze impegnate insieme alla coalizione internazionale contro Daesh sono oggi target dello Stato turco, per questo le operazioni sono interrotte». Una decisione obbligata ma che preoccupa: l’Isis, ancora attivo in Siria, trova nei raid turchi la copertura necessaria a intensificare le proprie attività.

Se gli Stati uniti hanno già avvertito del pericolo, la Russia – secondo Middle East Eye – starebbe negoziando con la Turchia la rimozione delle Fds e delle unità curde Ypg/Ypj dalle zone lungo il confine turco-siriano a ovest dell’Eufrate, tra cui la città di Tal Rifaat. L’ennesima occupazione illegittima di territorio siriano.

Intanto, a una settimana dall’inizio dell’operazione aerea, ieri l’aviazione di Ankara ha proseguito nei raid a tappeto, a Kobane, Manbij, Tal Tmer, Derik.