Roberti: «La Carta non applicata è un regalo alle mafie»
L'ex procuratore antimafia e capolista Pd al sud Da Salvini berlusconismo in salsa verde. Il 25 aprile è l’occasione per rilanciare i diritti in Costituzione. Sulla corruzione governo non pervenuto
L'ex procuratore antimafia e capolista Pd al sud Da Salvini berlusconismo in salsa verde. Il 25 aprile è l’occasione per rilanciare i diritti in Costituzione. Sulla corruzione governo non pervenuto
Franco Roberti (ex procuratore nazionale antimafia, assessore alla sicurezza in Campania e capolista Pd al Sud, ndr) il vicepremier Salvini non partecipa alle commemorazioni del 25 aprile ma inaugura a Corleone un commissariato. Fa bene?
Mi rifiuto di interloquire dialetticamente con Salvini. Parla per slogan e frasi fatte. Io cerco di ragionare con tutti. Il 25 aprile è importante perché è l’occasione per rilanciare i grandi temi scritti nella Costituzione, nata dalla Resistenza. Purtroppo una parte non è ancora attuata: la pari dignità delle persone, il diritto al lavoro, all’assistenza sanitaria. È un gran regalo alle mafie che sfruttano le diseguaglianze sociali offrendo servizi criminali alternativi. Salvini farebbe bene a considerare questo aspetto, a Corleone ci può andare sempre.
Nella mozione di sfiducia del Pd si dice che «il governo deve essere libero anche dal sospetto di asservimento a interessi criminali». È questa la condizione dell’esecutivo?
Al di là del caso Siri, il cittadino investito di pubbliche funzioni le deve adempiere con disciplina e onore. Se è raggiunto da un’ombra deve dimettersi per evitare il sospetto di strumentalizzare il posto che occupa.
Siri dovrebbe dimettersi?
Senz’altro. Non per giustizialismo, per una condanna che non c’è ancora, neanche un rinvio a giudizio. Ma per opportunità.
Il presidente Conte lo guarderà negli occhi e deciderà se chiedergli le dimissioni.
Evidentemente il professore Conte ha delle capacità introspettive, magari le avessimo noi magistrati. Beato lui.
Per il Pd Siri non doveva essere sottosegretario perché aveva già patteggiato per corruzione.
Anche qui, è un fatto di opportunità che doveva essere valutato dai leader politici. È vero che il patteggiamento non è condanna ma in genere uno che si sente innocente non patteggia.
Succede che le questioni giudiziarie scandiscano la vita politica del paese?
Sono argomenti che mortificano sia i magistrati che i politici. Il magistrato che svolge la sua attività quotidianamente dovrebbe ritagliare i tempi del suo intervento in modo da non interferire nella lotta politica? È una follia. Secondo questa idea la magistratura dovrebbe fermarsi sempre. Non ha senso parlare di giustizia a orologeria, siamo tornati ai vecchi tempi berlusconiani, questa volta in salsa verde.
Può succedere che un magistrato sbagli.
I magistrati sono uomini e possono sbagliare. Ma i rimedi sono nel sistema. Noi abbiamo un sistema molto garantista. Magari lento, quindi non giusto per i tempi inaccettabili. Il sistema di infiltrazioni mafiose nell’economia e nelle istituzioni lo abbiamo scoperto da trent’anni. Ci sono sentenze che parlano di uomini-cerniera fra le mafie e le istituzioni.
Potrebbe stimare quanto contano oggi le mafie in politica?
Fino a quando ci saranno le organizzazioni mafiose che controllano il territorio le mafie conteranno. Il loro potere sta nella capacità di interferire sul voto e sull’economia attraverso il riciclaggio e il finanziamento delle imprese in difficoltà in conseguenza della crisi. Quanto pesa? Non lo so, posso solo dire che negli anni abbiamo accertato che le mafie pesano.
Ma lo Stato, dalla prima Repubblica a oggi ha fatto passi avanti a suo giudizio?
Assolutamente sì. Oggi abbiamo il problema di gestire un patrimonio immobiliare e aziendale enorme, abbiamo creato nel 2010 un’agenzia ad hoc che solo oggi riesce a funzionare. È mancato il contrasto alla corruzione. Dopo Manipulite si è finto di non capire che nei sistemi corrotti si erano inserite le mafie. Mafia e corruzione sono due fenomeni diversi, ma dove c’è una corruzione sistemica prima o poi arrivano le mafie. Credo che una delle componenti della decisione mafiosa di uccidere Falcone e Borsellino sia stata anche Manipulite: faceva capire che lo stato cominciava a fare sul serio. L’arrivo di Falcone e poi di Borsellino alla procura nazionale antimafia sarebbe stato un colpo mortale a Cosa nostra già nel ’92. Oggi abbiamo una legislazione antimafia che ci invidiano e che in parte abbiamo esportato in Europa. I risultati ci sono, mancano gli investimenti per far funzionare le leggi.
Faccia un esempio.
La materia ambientale. Dal 2015 abbiamo una legislazione seria. Ma stiamo al palo per l’organizzazione di polizia. E l’assorbimento del Corpo forestale nei Carabinieri, con tutti gli sforzi lodevoli, non dà i risultati sperati. Faccio un altro esempio: i processi camminano sulle gambe dei cancellieri. Ma se noi non mettiamo i cancellieri, come a Napoli, i processi non camminano.
Il governo giallo-verde è efficace contro mafie e corruzione?
A parte le sparate e gli slogan di Salvini, non mi risulta che abbia messo in campo interventi legislativi e organizzativi. Sul tema della giustizia antimafia non hanno prodotto niente. A lei risulta diversamente?
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento