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Rinnovato il mandato all’Unifil, con l’articolo 16 contestato da Hezbollah

Rinnovato il mandato all’Unifil, con l’articolo 16 contestato da Hezbollah

Libano/Israele Il movimento sciita chiedeva di limitare la libertà di movimento ai caschi blu dell'Onu senza l'autorizzazione dell'esercito libanese. Per Israele è una mezza vittoria.

Pubblicato circa un anno faEdizione del 2 settembre 2023

Con 13 voti favorevoli e due astensioni – Russia e Cina – giovedì sera il Consiglio di Sicurezza (CdS) dell’Onu ha approvato la risoluzione 2695, rinnovando per un altro anno il mandato del contingente peacekeeping Unifil lungo il confine tra Libano e Israele ma all’interno del territorio del paese arabo. L’esito del voto, accolto con soddisfazione dal governo israeliano e dagli Usa, differisce dal rinnovo dello scorso anno. Nel 2022 i membri del Consiglio di Sicurezza votarono all’unanimità per continuare la missione di circa 10mila caschi blu (1100 dei quali italiani) di 49 paesi, che in numero maggiore rispetto a quelli della Unifil originaria nata nel 1978, furono dispiegati sulla Linea Blu tracciata dall’Onu al termine dell’invasione israeliana del Libano del sud nell’estate del 2006. L’attacco di Israele – che dal 12 luglio al 14 agosto bombardò massicciamente il Libano facendo circa 1300 morti tra i libanesi (tra cui numerosi civili) e 165 tra gli israeliani (in prevalenza soldati) – scattò dopo l’uccisione sul confine di otto soldati dello Stato ebraico e la cattura di altri due da parte dell’ala militare di Hezbollah.

Con la loro astensione, Russia e Cina hanno voluto segnalare la loro vicinanza al Libano che aveva chiesto di eliminare l’articolo 16 dal testo del mandato, relativo alla libera circolazione di mezzi e soldati dell’Unifil senza il permesso dell’esercito del paese dei cedri. Il voto è avvenuto in un contesto di forti tensioni sul confine. Da mesi si parla di una nuova guerra tra Israele ed Hezbollah, una sorta di «rivincita» dopo la sconfitta che secondo il movimento sciita e alcuni osservatori Israele avrebbe subito nel 2006.

Con il voto di due giorni fa, l’Unifil può continuare a «condurre le proprie operazioni in modo indipendente». Dovrà «coordinarsi con il governo» di Beirut ma non con l’esercito libanese. Per evidenti ragioni diplomatiche, il primo ministro ad interim Najib Mikati si è detto abbastanza soddisfatto per il «coordinamento» tra il suo governo e l’Unifil. In casa Hezbollah l’umore è ben diverso. Il testo infatti afferma che tutte le parti dovranno consentire ai caschi blu di condurre «pattuglie annunciate e non annunciate» senza «alcuna restrizione e ostacolo al movimento del personale Unifil». Non siamo all’Unifil come forza armata incaricata di dare la caccia alle armi di Hezbollah come vorrebbe Israele, però l’articolo 16 del mandato è duro da digerire dalla leadership sciita. Ora si attende il prossimo discorso in diretta tv del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, però il partito sciita ha già fatto sapere che il testo del mandato resterà «inchiostro su carta» se l’Unifil non si coordinerà con l’esercito libanese e rispetterà la sovranità del paese. «Non importa come sia formulata la risoluzione, non cambierà nulla sul terreno», ha sentenziato l’opinionista Yahiya Dabouq sul quotidiano di sinistra al-Akhbar (pro-Hezbollah).

Nasrallah intanto incassa il sostegno che il Libano ha avuto all’Onu da Cina e Russia, frutto anche, spiega qualcuno, dello scontro in atto con Washington e l’Occidente. «La Cina si rammarica della mancanza di rispetto per la sovranità libanese» e di considerazione per «le violazioni lungo il confine», ha detto il rappresentante di Pechino riferendosi a recenti azioni dell’esercito israeliano. Da notare il voto a favore del rinnovo senza emendamenti da parte degli Emirati, alleato di ferro di Israele nel Golfo. L’ambasciatrice Lana Nusseibeh ha accusato Hezbollah «di essersi fatto beffe della risoluzione Onu 1701 (del 2006) e di non aver consentito libertà di movimento all’Unifil».

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