Riforme, scontro Pd-M5S: rispunta il conflitto di interessi
Alla camera Oggi Zingaretti presenta il piano dem su bicameralismo e sfiducia costruttiva. I grillini non lo condividono e recuperano (con modifiche) il vecchi testo Brescia: «Dopo il taglio dei parlamentari anche questa è un'urgenza»
Alla camera Oggi Zingaretti presenta il piano dem su bicameralismo e sfiducia costruttiva. I grillini non lo condividono e recuperano (con modifiche) il vecchi testo Brescia: «Dopo il taglio dei parlamentari anche questa è un'urgenza»
Legge elettorale, estensione ai diciottenni del voto per il senato, nuova base elettorale del senato e riduzione dei delegati regionali che nelle nuove camere a 600 concorreranno all’elezione del presidente delle Repubblica. La lista delle riforme che, per rispettare quei «patti» che ancora ieri richiamava il 5 Stelle Crimi, andrebbero approvate a ruota del taglio dei parlamentari è lunga. Ma si tratta di una serie di disegni di legge finiti in coda alla camera dei deputati, lo stesso ramo del parlamento dove tra un mese inizierà la sessione di bilancio. Chiudendo tutti gli spazi per progetti diversi, compresa la carovana delle riforme che dovrà attendere, con l’eccezione forse di un solo vagone, l’anno nuovo.
Come se non bastasse, al «cantiere» – come piace chiamarlo alla maggioranza – il Pd sta per aggiungere il progetto di una cattedrale, la riforma del bicameralismo, dei poteri del presidente del Consiglio e la sfiducia costruttiva (e per questa via anche dei poteri del capo dello stato). Un macigno con non molte possibilità di essere spostato fino al traguardo nei tempi della legislatura. Zingaretti lo presenta oggi, ma il M5S non condivide molte parti del piano. E ha deciso di rispondere con un progetto altrettanto impegnativo, un classico da riscoprire nei momenti del bisogno. Il conflitto di interessi, legge annunciata da chiunque da quindici anni a questa parte. Il presidente 5S della prima commissione della camera, Giuseppe Brescia, ha deciso giusto ieri di risvegliarla dal letargo nel quale giace da mesi per presentare un nuovo testo. Con qualche modifica rispetto al precedente, sempre suo, innanzitutto lo slittamento di sei mesi dell’entrata in vigore visto che il 1 gennaio 2021 è diventato irrealistico. L’intenzione dei grillini è di farlo adottare come testo base dalla commissione già la prossima settimana, a dispetto del traffico di provvedimenti. «Anche questa è una priorità dopo il taglio dei parlamentari», ha detto Brescia.
ùProprio martedì prossimo la commissione dovrà cominciare a votare i primi emendamenti al disegno di legge costituzionale Fornaro, quello su base elettorale del senato e delegati regionali. Il centrodestra si prepara all’ostruzionismo: una metà degli emendamenti sono stati dichiarati inammissibili ma ne restano circa 400 dal chiaro intento dilatorio. La Lega per esempio ha pensato di proporre l’elezione del senato (che potrebbe chiamarsi anche «camera senatoriale» o «consiglio senatoriale») sulla base dei pazienti dei medici di base, o dei quartieri storici, o delle Asl o dei distretti militari. Con uno slancio di ottimismo la conferenza dei capigruppo ha fissato l’approdo in aula del provvedimento il 23 ottobre. Più irrealistica che ottimista invece la decisione di portare in aula la legge elettorale – sulla quale non c’è nemmeno il termine per gli emendamenti – il 26 ottobre. L’accordo politico sulle soglie di sbarramento e le preferenze è lontano e la legge andrà sicuramente a dopo la sessione di bilancio, cioè al 2021. Mentre dovrebbe farcela una riforma piccola che per andare avanti ha perso un pezzo: il voto ai 18 per il senato, senza più il previsto abbassamento dell’età per essere eletti.
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