Nel centro di Roma c’è una porta che sembra inghiottire, come per magia, chi la attraversa. E’ l’ingresso antropomorfo della Bibliotheca Hertziana, centro di studi tedesco che promuove la storia dell’arte e dell’architettura, dove si può visitare fino al 12 settembre la mostra Visual Narratives of the Italian South, curata dalla ricercatrice Viviana Costagliola. Di magia ne circola parecchia, tra le stampe e le teche in mostra: donne vestite di nero in cerchio, maschere rituali e visi scavati che sprofondano in un passato mistico. La mostra mette in dialogo narrazioni visuali del Sud Italia di epoche diverse: il passato, attraverso alcune riproduzioni delle fotografie storiche dell’Archivio Franco Pinna e alcuni materiali d’archivio di Gallerie d’Italia, come i libri dell’etnografo Ernesto De Martino sui riti popolari del Mezzogiorno, e il presente, con il lavoro Parallel Eyes, sviluppato tra il 2019 e il 2024, della fotografa pugliese Alessia Rollo.

L’obiettivo di questo accostamento è quello di proporre un’interpretazione differente dei luoghi e della loro narrazione, un’ esigenza che nasce dalla ricerca di Viviana Costagliola “Viaggio al Sud, la rappresentazione dell’Italia meridionale nel reportage fotografico e nella fotografia di promozione turistica dopo la seconda guerra mondiale”. Nel dopoguerra, infatti, con le spedizioni dell’etnografo Ernesto De Martino, i riti tradizionali locali di cui il Sud era ricco furono dipinti come dominati dall’irrazionalità e dalla religione, così come la società che li attuava, introducendo e rafforzando il concetto di arretratezza del sud. La ricerca di Costagliola ripercorre e documenta come la comunicazione ha cercato di alimentare questo stereotipo, ad esempio attraverso i reportage etnografici o le fotografie di promozione turistica, e con questa mostra propone contemporaneamente una nuova lettura di quella documentazione e un’analisi del presente, domandando come i fotografi odierni indaghino tali tematiche.

In questo contesto si inserisce “Parallel eyes” di Alessia Rollo, progetto che parte proprio dalle stesse foto di archivio di documentazione etnografica degli anni ‘50 e ‘60, e le manipola con modi e tecniche differenti, trasportandole nell’oggi. Le mescola poi con immagini di produzione propria di riti attuali non ancora scomparsi, riportando così all’interno delle immagini l’aspetto magico e rituale. Vi è quindi un cortocircuito temporale che si crea e la percezione tra passato e presente si livella, proiettando le immagini in una nuova dimensione, quella di un futuro ideale, fatto di tradizione ma anche di apertura verso ulteriori interpretazioni e contaminazioni.


Esposto in vari festival nazionali e internazionali, il progetto Parallel Eyes è qui messo per la prima volta in connessione con le fonti d’archivio originali, visibili in varie teche al centro dell’esposizione. Per la curatrice questa è la prima tappa di una futura serie di altre riflessioni che riguardano il dialogo tra la ricerca accademica e il lavoro di artisti contemporanei che sviluppano discorsi differenti sull’Italia meridionale.