L’impatto di una tragedia è scarsamente calcolabile all’inizio. Quello che conta nell’emergenza è contenere la perdita, salvare il più possibile il salvabile. Nel caso dell’alluvione in Emilia-Romagna, di cui ricorre l’anniversario in questi giorni, la reazione è stata immediata: dopo il tempestivo intervento delle squadre di soccorso, è partita l’organizzazione di gruppi d’aiuto cittadino, sistemi di raccolta e smistamento dei beni di prima necessità, turni e logistica dei volontari, raccolte fondi. La documentazione di quei momenti è ampia, fatta di fotografie, video, articoli, ed è necessaria a comprendere e testimoniare l’accaduto.

L’onda è però lunga, e quando la curva d’interesse inizia a discendere, ci si chiede cosa, dopo l’emergenza, succeda.
Cosa è successo, quali sono le conseguenze, è quello che la fotografa e artista Silvia Camporesi, forlivese, ha provato a documentare nel lavoro “Romagna Sfigurata”, in mostra fino al 16 giugno al Palazzo del Monte di Pietà di Forlì. Nato dalla documentazione dell’emergenza dell’alluvione tra le provincie di Faenza, Forlì-Cesena e Ravenna, il progetto è stato poi sviluppato e approfondito durante i mesi successivi insieme all’architetto paesaggista Sauro Turroni (consulente scientifico e curatore della mostra), e con la collaborazione di un’equipe di geologi della Regione.

Coerentemente con il proprio lavoro artistico, nonché con la tradizione fotografica emiliano-romagnola, l’artista ha indagato il paesaggio, mantenendo il focus però su come questo si sia modificato in maniera permanente proprio a causa dell’alluvione.
Le cicatrici dell’evento sono infatti profonde nel territorio: nella zona collinare romagnola da Rimini a Bologna, le frane hanno fatto crollare strade e porzioni intere di collina sono collassate, svuotandone la struttura e trasformandosi in nuovi laghi profondi più di 20 metri. Attraverso numerosi sopralluoghi nei comuni romagnoli, durati oltre sei mesi, Silvia Camporesi ha prodotto una serie di fotografie e di video, con l’obiettivo di evidenziare le profonde modifiche che compongono il nuovo paesaggio della Romagna.

In mostra, anche alcune fotografie d’archivio della zona, che ulteriormente sottolineano queste mutazioni. La mostra, insieme all’intervento di Turroni e di Franco Farinelli, uno dei più illustri geografi italiani, e alle fotografie d’archivio, diventerà un libro in uscita a settembre.