Respinti illegalmente nell’Egeo dalla guardia costiera greca
Migranti La denuncia di "Watch the Med"
Migranti La denuncia di "Watch the Med"
Nella zona oscura di un mare bellico, dove si svolgono operazioni militari delle quali spesso non si ha notizia si è verificato un respingimento illegale di migranti provenienti dalla Turchia , di cui i soccoritori dell’imbarcazione Watch The Med, che da più di due anni monitorano in lungo e largo l’Egeo per prestare soccorsi ai gommoni in difficoltà, sono stati testimoni.
E’ accaduto lo scorso 11 giugno: un’imbarcazione con 39 adulti e 14 bambini profughi dalla Siria, Eritrea, e Iraq viene accostata dalla guardia costiera greca nei pressi di Chios. Dopo le prime di soccorso i militari hanno puntato le armi alla testa dei migranti che hanno poi consegnato alla guardia turca che li ha riportati nel porto di Cesme, in Turchia. I dati GPS mostrano che l’imbarcazione dei profughi aveva raggiunto le acque greche e comprovano i racconti dei testimoni sentiti dai marinai di Watch The Med.
I fatti: alle 3:59 della mattina dell’11 giugno, scatta la prima chiamata Sos sull’«Alarm Phone» (l’hotline di Watch The Med): «Siamo 53 profughi, di cui 14 bambini piccoli e 3 persone anziane, su un gommone in difficoltà». Ore 04:05, i profughi richiamano «Alarm Phone» e avvertono di essere insieguiti dalla guardia costiera turca. Alle 4:41 nuova chiamata e i migranti raccontano di essere sfuggiti alla guardia costiera turca. Ore 4:52, i profughi informano «Alarm Phone» di aver raggiunto le acque greche e di essere stati individuati dalla guardia costiera greca. Alcuni minuti dopo, dai loro cellullari inviano foto che li ritraggono sulla nave greca: «I greci ci dicono che siamo al sicuro, che siamo in Europa e che ci porteranno in sicurezza sull’isola». Ma cosi non avviene.
Come ricorda uno dei ragazzi sentito in un secondo tempo da Watch the Med, «gli abbiamo detto che volevamo chiedere l’asilo in Grecia. Non ci hanno ascoltati. Volevamo dirgli che non eravamo al sicuro in Turchia. C’erano 5 uomini sulla nave greca e c’erano anche due altre navi, una portoghese, ho riconosciuto la bandiera, e un’altra grande bianca (dalle foto si riconosce una nave Frontex della Romania). In quest’istante la nostra posizione era 38.2602140, 26.1657840».
Ore 5:22: «Alarm Phone» riceve un altro messaggio dalla barca dei migranti: non ci portano in Grecia ma ci hanno rimessi nelle mani della guardia costiera turca. «Ci hanno puntato le pistole e minacciato di spararci se non ci trasferivamo sull’imbarcazione turca. Il capo della guardia costiera greca, in inglese, ha gridato perché fosse chiaro a tutti: ‘Tell them I will kill you if you come here again’»
Alle 5.23, raccontano ad «Alarm Phone», «abbiamo ricevuto nuove coordinate che mostravano la barca in acque greche, circa 500 metri dentro la frontiera maritima greco/turca. Alle 5.36 i profughi ci confermano che sono stati respinti. Alle 7.09 riceviamo una posizione GPS aggiornata: è il porto di Cesme in Turchia». Come poi si è saputo più tardi i profughi sono stati trasferiti in una prigione.
«Ecco le conseguenze dell’accordo inumano con la Turchia: questo è stato un respingimento brutale e illegale da parte della guardia costiera greca, sotto gli occhi di Frontex che guardava», denuncia Hagen Kopp, coordinatore di Watch The Med. «L’intero incidente è accaduto in presenza di due navi di Frontex, e ciò dimostra, di nuovo, il diretto coinvolgimento dell’agenzia europea di controllo delle frontiere in prassi disumane».
Se ce ne fosse bisogno questo svela i veri obiettivi e le consequenze degli accordi con paesi autoritari, come la Turchia, dove l’Europa gioca cinicamente con le vite dei profughi nell’Egeo e altrove nel Mediterraneo (e si prepara a farlo nel deserto subsahariano con il Migration Compact). Profughi che avrebbero avuto diritto all’asilo, rimpatriati di forza in Turchia, dove non si sa quale persecuzioni, detenzioni e deportazioni li attendono.
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