Record del debito pubblico, avanti con le privatizzazioni
Austerità A vecchi problemi, vecchie soluzioni. Bankitalia registra il nuovo boom del debito: 2.248,8 miliardi, in aumento di 70 miliardi. Il governo prosegue con le privatizzazioni di Enav e Poste
Austerità A vecchi problemi, vecchie soluzioni. Bankitalia registra il nuovo boom del debito: 2.248,8 miliardi, in aumento di 70 miliardi. Il governo prosegue con le privatizzazioni di Enav e Poste
Nuovo record del debito pubblico. A maggio, secondo la Banca d’Italia, il debito delle amministrazioni pubbliche si è attestato a 2.248,8 miliardi, in aumento di 70 miliardi rispetto al mese precedente.
Nei primi sei mesi il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 77,2 miliardi. L’incremento riflette il fabbisogno (24,8 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (56,8 miliardi). Complessivamente gli effetti dell’emissione di titoli sopra la pari hanno ridotto il debito per 4,4 miliardi.
Per il governo tutto va bene. La linea difensiva sull’aumento del debito pubblico ha seguito ieri la falsariga di quella sul dimezzamento del Pil nel 2016. Tutto sotto controllo, si continua con la ricetta di sempre: dismissioni del patrimonio, privatizzazioni. Strumenti che, ad oggi, non hanno affatto fermato il debito pubblico che – con ogni probabilità- segue ben altre logiche. «Sul volume globale del debito non mi pare ci siano sorprese. Siamo relativamente tranquilli sul fatto che l’obiettivo che ci siamo dati per il 2016 e per il 2017 possa essere conseguito anche attraverso operazioni di privatizzazioni, cioè di cessione di patrimonio pubblico, che abbiamo quantificato puntualmente anche in termini di obiettivo» ha detto vice-ministro dell’Economia Enrico Morando.
In una nota il ministero dell’Economia ha confermato: «la privatizzazione di Enav ha ottenuto un buon risultato nonostante il clima generale dei mercati e il piano di cessione di una ulteriore quota di azioni di Poste italiane fornirà un contributo utile ad avvicinare gli obiettivi fissati ad aprile».
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