Quincy Jones: caleidoscopio di stili per l’uomo che ha cambiato la scena del pop
Musica La morte del grande produttore, arrangiatore e compositore afroamericano. Il caso "Thriller" con Michael Jackson, gli album con George Benson, Aretha Franklin, Donna Summer e il progetto "We are the world"
Musica La morte del grande produttore, arrangiatore e compositore afroamericano. Il caso "Thriller" con Michael Jackson, gli album con George Benson, Aretha Franklin, Donna Summer e il progetto "We are the world"
La carriera di Quincy Jones non si limita alle orchestrazioni per i divi del jazz dai ’50 e i ’60, ma si espande – e si rinnova con intelligente utilizzo delle nuove tecnologie e di nuovi talenti – anche nei ’70 e nei decenni successivi in ambiti soul con sofisticati ammiccamenti mainstream.
«La parola funk – sottolineava nel corso di un’intervista – mi imbarazza sempre. Per me indica una forma di sincerità ed è estremamente difficile da definire. Preferisco dire ‘soulful». Dai ’70 in poi Jones diventa il produttore e arrangiatore «crossover» che travacalica i generi, in una fase in cui ogni stile – in particolare in America – era decisamente codificato in canoni rigidi.
La sua vasta conoscenza della musica africana si misura negli arrangiamenti delle musiche che caratterizzano il primo episodio della serie Radici (1977) – tratta dall’omonmo romanzo di Alex Haley.
Carattere forte poco avvezzo ai compromessi, non prosegue nell’orchestrazione degli episodi successivi perché la produzione gli ‘consiglia’ di non utilizzare troppi musicisti africani.
UN ANNO DOPO – sul set di The Wiz – la versione black del Mago di Oz con Diana Ross come protagonista, avviene il primo contatto con Michael Jackson.
È la grande duttilità creativa che permette a Jones di portare avanti una carriera durata oltre settant’anni: «Quincy – spiega il produttore Bruce Sweden – ha un tocco caleidoscopico: prende una canzone e la fa suonare in un certo modo nel primo refrain e poi cambia gli elementi, spiazza l’ascoltatore con altre tonalità e strumenti nel refrain successivo. È una tecnica che nessuno è mai riuscito a replicare».
Solo lui in studio riusciva a tenere a freno l’ego delle superstar del pop riunite «in coro»
LA SUA TRANSIZIONE nel soul, pop e r’n’b avviene nel 1963 quando produce due grandi successi di Lesley Gore It’s My Party e You Dont’ Own Me ma è con Aretha Franklin che Quincy tocca vertici assoluti (l’album Hey Now Hey, 1973) in particolare nella versione del classico Somewhere di Bernstein da West Side Story.
Il fiuto – e l’abilità – come music maker si moltiplicano: nel tempo arriveranno le affermazioni con i Brothers Johnsons (Strawberry Lette 23 e Stomp!), e in sequenza Give me the night di George Benson – che da eccelso chitarrista jazz si misura come vocalist dal successo planetario, le hit dei due protegée James Ingram e Patti Austin (Baby come to me, Ya mo be there).
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Il fattore Quincy JonesNel 1982 lavora in sequenza a due progetti: l’eponimo album di Donna Summer «orfana» di Giorgio Moroder (dove sperimenta in State of independence il supercoro di all stars che caratterizzerà We are the world) e soprattutto Thriller, il secondo lavoro insieme a Michael Jackson dopo il successo di Off the Wall (1979).
Disco che rasenta la perfezione – nove brani, otto dei quali singoli di successo. La creatività di Jackson raggiunge massimi livelli: «Era come – dirà Jones – se improvvisamente il ragazzo gentile e timido che io avevo conosciuto si fosse trasformato in un predatore. Ero elettrizzato».
Il rapporto con Jackson si chiude con Bad (1987) – di forte impatto ma meno incisivo rispetto al precedessore.
Genio e complessità: solo lui, come racconta il documentario intitolato in italiano La notte che ha cambiato il pop, poteva organizzare un progetto come We Are The World, tenendo a freno gli ego degli artisti impegnati. O incidere (1989) Back On The Block, sorta di bignami della musica afroamerican dove suona un cast formato da Miles Davis, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan e i rapper della prima ondata e dove dimostra il legame tra il jazz la musica black e il rap.
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