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Quando l’astrazione diventa terrena

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Saggi «Per la critica dell’ideologia», un'analisi dell'opera di Karl Marx del filosofo italiano Claudio Belloni per Mimesis

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 17 gennaio 2015

Comprendere Marx vuol dire distinguere il suo pensiero dal marxismo, dalle dottrine interpretative che gli epigoni e gli interpreti più sfacciati hanno cercato di dissimulare: la proposta ermeneutica è di Claudio Belloni, studioso, redattore della rivista Filosofia e Teologia, e collaboratore del dipartimento di filosofia dell’Università di Milano.

Il punto centrale dell’analisi proposta nel suo volume Per la critica dell’ideologia. Filosofia e storia in Marx (Mimesis, pp. 343, euro 24) risiede non soltanto nel distinguere le sorti di Marx dai marxisti, ma nel sottolineare l’importanza della dimensione filosofica del suo pensiero, troppo spesso male interpretato, come, per Belloni, nel caso degli strutturalisti, da cui prende le distanze. Marx filosofo, dunque, se si considerano principalmente gli scritti giovanili, «scoperti» troppo tardi per non indirizzare la critica sui binari tracciati dalla pubblicazione de Il Capitale.

Belloni individua in Adorno e Benjamin, pur con le dovute distinzioni, due autorevoli interpreti capaci di cogliere propriamente il senso di nozioni fondamentali della filosofia marxiana, ovvero ideologia, storia e soggetto.

Fortemente correlati, i concetti vanno reinterpretati ribaltando l’astrattezza della logica hegeliana di riferimento, riportandoli cioè nel mondo della realtà. Con questa operazione, Marx propone una filosofia «terrena», il cui effetto principale è la famosa sentenza secondo la quale i filosofi hanno sempre interpretato il mondo, mentre è tempo di cambiarlo. Belloni sottolinea l’importanza ermeneutica di attenersi a tal metodo; così è comprensibile nella maniera più ampia il senso dell’azione speculativa di Marx: smontare i sistemi filosofici per proporre non una nuova architettura concettuale, ma una «modalità d’azione investigativa», grazie alla quale si possano smantellare le false coscienze e i loro apparati concettuali e politici.

La diatriba a proposito dell’influenza fra «sovrastruttura» e «struttura» viene introdotta attraverso le considerazioni di Fromm, Henry e Adorno, il quale coglie la centralità di un ritorno all’empiricità dell’analisi, per dirimere eventuali dubbi sull’influenza che la sfera economica produce in quella «immateriale». Belloni sottolinea che «la considerazione del condizionamento dell’elemento oggettivo si inserisce nel contesto della più vasta critica del materialismo all’idealismo, anche se la metafisica dello spirito non viene sostituita da un’opposta metafisica della materia».

L’obiettivo di Marx non è solo criticare l’astoricità o la razionalizzazione della filosofia che l’ha preceduto, ma evitare la scissione tra pensiero e dinamica storica, ovvero rinnovare l’intenzione di utilizzare la filosofia per smascherare le architetture concettuali prive al loro interno della dimensione umana, poietica. La critica all’ideologia non sarebbe altro che una nuova ideologia in sé se l’analisi fosse nuovamente ancorata ad un residuo teoretico, e non al piano di realtà.
Una particolare attenzione richiede il capitolo a proposito del «messianismo» di Marx. Secondo Karl Löwith, Marx confonde messianismo e scienza. A proposito poi del concetto specifico di «sfruttamento», il filosofo di Treviri, parteggiando per gli sfruttati, mostrerebbe un atteggiamento poco scientifico, perché privo di avalutatività. Questa critica, osserva Belloni, si basa sul presupposto che «il reale possa e debba essere giudicato e trasformato, mentre il presupposto dell’avalutatività è che il reale debba esser semplicemente conosciuto e riconosciuto per ciò che è». Seppur l’atteggiamento messianico sia presente, è opportuno ricordare si tratti di «messianismo senza messia» – così giudica Jacques Derrida, per esempio – il quale esclude concezioni mitiche e bibliche del tempo, e pur affidandosi alla nozione di utopia, trattasi di utopia da realizzarsi nella storia, non oltre la storia.

Il compito della filosofia resta riscrivere criticamente la realtà e proporre nuove orizzonti di senso, il cui destino tuttavia non è mai ultraterreno, ma si traduce nella storia della umanità. Merito di questo studio è quindi non solo ricostruire la duttilità del pensiero di Marx, troppe volte oscurata dall’ortodossia successiva, ma di restituirlo al presente per risolverne l’irriducibile contraddittorietà che lo investe.

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