«No, non riteniamo che il conflitto sia una situazione di stallo». Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati uniti, Jake Sullivan, ha risposto così alla domanda di un giornalista nel consueto briefing a Washington. Sullivan ha definito la situazione «dinamica», con le forze russe e ucraine allo stesso tempo sulla difensiva e sull’offensiva, a seconda della posizione sul lungo fronte di battaglia. «La Russia attaccherà in alcuni punti e lo stanno già facendo. Ma ovviamente anche l’Ucraina sta attaccando, anche l’Ucraina sta guadagnando terreno», in particolare nel sud, ha aggiunto.
Tutti all’attacco, insomma, e tutti a difendersi dagli attacchi altrui. E nessuno si muove veramente, da settimane o forse da mesi. Quella che doveva essere la grande controffensiva ucraina di primavera, propagandata e rifornita di ogni e qualsiasi supporto finanziario e militare, ha mosso il fronte di poche centinaia di metri. Non ha – non poteva farlo – risolto la guerra né capovolto l’oscena invasione iniziata dalla Russia ormai 546 giorni fa. Nessuna operazione militare può davvero farlo, lo ripete da tempo il comandante in capo delle forze armate americane generale Mark Milley, ed è il significato del celebre termine quagmire, pantano, che gli Stati uniti hanno imparato fin dal ’65 in Vietnam. E inizia a erodere il sostegno che l’Occidente ha manifestato alla causa ucraina dall’inizio della guerra.
Ieri l’Ucraina ha rivendicato di aver raggiunto lo «strategicamente importante villaggio» di Robotyne, nel sud-est del paese, una conquista a cui è seguita l’evacuazione dei civili sotto il fuoco russo. Mentre 650 chilometri fuori dal confine ucraino, droni di Kiev avrebbero distrutto un bombardiere supersonico russo Tupolev 22M3, un colpo grande colpo propagandistico come tutti questi sempre più frequenti attacchi oltreconfine. Il presidente ucraino Zelensky ha concluso a Atene la sua blitzkrieg diplomatica, che in poche ore ha toccato una decina di stati europei e incassato il sostegno di tutti i Balcani, Serbia compresa.
La Russia ha annunciato di aver bloccato «infiltrazioni di sabotatori» ucraini nella regione di Briyansk, e distrutto droni navali ucraini nel Mar Nero pronti a colpire obiettivi russi: una centrale del gas e l’ormai famosa Isola dei Serpenti.
La guerra c’è oggi perché c’era ieri, e per lo stesso motivo ci sarà domani.