Anche ieri diversi esponenti politici della maggioranza sono andati davanti alla sede di ProVita & Famiglia per portare solidarietà contro quello che, con lo scorrere delle ore, è passato da atto di vandalismo ad «atto terroristico», come da ultime dichiarazioni dei portavoce dell’associazione abortista. Anche la bottiglia ritrovata domenica scorsa dalla Digos, descritta fin da subito come un ordigno senza innesco con una quantità minima di polvere pirica, nelle dichiarazioni dei Pro Vita è diventata «pronta a esplodere», con «esiti potenzialmente tragici». Mentre i giornali di destra hanno parlato di «linguaggio brigatista» da parte di Non Una di Meno.

«Sono andata per esprimere la mia più sentita solidarietà ad un’associazione che combatte pacificamente ogni forma di cultura della morte – ha dichiarato la vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli – e che in questi giorni è stata colpita due volte: dai manifestanti e da quanti, a cominciare dalla Schlein, si sono ben guardati dall’esprimere anche solo un accenno di solidarietà, per non parlare del silente sindaco di Roma».

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L’accusa, condivisa anche da altri, a Roberto Gualtieri è di essersi «sbrigato a cancellare le prove del reato». «È vergognoso – ha tuonato Antonio Brandi, presidente di Pro Vita – così come è scandaloso il suo persistente silenzio!». Anche il leader del M5S è tornato sull’argomento ma attaccando la premier. «Ho trovato un po’ limitativo l’intervento che ha fatto per invitarci a condannare l’aggressione alla sede di Pro Vita», ha detto Conte. «Mi sembrava che un presidente del Consiglio, donna, madre, potesse approfittare per formulare un commento per una mobilitazione così partecipata, i numeri sono stati impressionanti». Mentre la responsabile nazionale “Giovani e salute” del Pd, Rachele Scarpa, ha sottolineato come le associazioni pro vita non siano «gruppetti marginali, sono fortemente sovvenzionate e hanno molta rappresentanza in Parlamento. Fanno la guerra a chi interrompe la gravidanza, alle famiglie arcobaleno, a ogni tentativo di parlare di affettività nelle scuole».

Ieri Non Una di Meno ha denunciato i «tentativi di strumentalizzazione e criminalizzazione» della piazza. «Meloni mistifica la realtà parlando di una sede devastata, le uniche parole della premier sembrano non voler cogliere la portata di ciò che si sta dando», hanno scritto le attiviste, insistendo invece sull’attacco arrivato «dalla celere e dai carabinieri dell’antisommossa», che ha provocato «il ferimento di alcune manifestanti».

«Nessun ripensamento da parte di chi era nel corteo, determinato a segnalare l’organizzazione antiabortista e omolesbobitransfobica», hanno aggiunto. Nudm ha rilanciando anche l’appuntamento per la mobilitazione nazionale del prossimo 16 dicembre e lo sciopero dell’8 marzo. «Indignazione per la Commissione di Garanzia che, per giustificare la precettazione e attaccare lo sciopero del 17 novembre scorso, afferma che lo sciopero l’8 marzo è ‘un paradosso’» ma, scrivono, «prendiamo sul serio l’interesse del segretario Cgil per lo sciopero delle donne islandesi, finalmente si è accorto dell’importanza degli scioperi transfemministi». E invitano Landini a «offrire alle lavoratrici e a chi vorrà aderire, la possibilità di scioperare».