Internazionale

Pronta la rappresaglia di Israele su più fronti. Khan Younis sotto tiro

Sfollati di nuovo in fuga da Khan Younis, in un’immagine di domenica foto Ap/Abed Rahim KhatibSfollati di nuovo in fuga da Khan Younis, in un’immagine di domenica – Ap/Abed Rahim Khatib

Li fermi chi può Imminente la risposta di Iran e Hezbollah alle uccisioni compiute da Tel Aviv. Prosegue l’incursione nella seconda città di Gaza. Ministero della sanità: 16.456 bambini e 11.088 donne tra le 39.897 vittime palestinesi nella Striscia

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 13 agosto 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

Con il passare dei giorni la tensione nella regione si era diluita, ma la risposta dell’Iran e dei suoi alleati alle uccisioni compiute da Israele a fine luglio a Beirut del comandante militare di Hezbollah, Fuad Shurk, e a Teheran del capo di Hamas, Ismail Haniyeh, è ritenuta di nuovo imminente. L’attacco, si diceva ieri, potrebbe avvenire entro pochi giorni se non addirittura nelle prossime ore. Il ministro iraniano degli Esteri Ali Bagheri Kani, in risposta alle pressioni di Germania, Francia e Gran Bretagna, ha ribadito che Teheran risponderà agli attacchi subiti da Israele, in nome della «stabilità del Medio oriente» minacciata dai raid di Tel Aviv e dall’offensiva contro Gaza.

«La decisione è stata presa, Israele deve attendere la nostra rappresaglia», ha avvertito da parte sua Ali Damosh, del Consiglio esecutivo del movimento sciita libanese aggiungendo che l’attacco che ha ucciso Fuad Shukr a Beirut è stato «sproporzionato» e Israele deve attendersi una punizione simile.  «Negli ultimi giorni – ha replicato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant – abbiamo dedicato il nostro tempo al rafforzamento delle difese e alla creazione di opzioni offensive in risposta, e anche come iniziativa se necessario, ovunque e in qualsiasi regione». Parole che non lasciano dubbi sulla rappresaglia il governo Netanyahu e i vertici delle Forze armate hanno in mente. L’escalation sarebbe inevitabile.

L’Amministrazione Biden-Harris dice di agire per smorzare la tensione e parla di pace e cessate il fuoco a Gaza, ma si prepara alla guerra: dopo aver armato l’apparato militare israeliano con ciò di cui aveva bisogno per martellare Gaza, gli Usa continueranno non solo a fornire bombe, missili e proiettili a Tel Aviv ma potrebbero partecipare a un attacco all’Iran a «protezione di Israele». Mentre i venti di guerra soffiano forti e il capo di stato maggiore israeliano Halevi approva piani di battaglia su più fronti – incluso, secondo il sito Walla, un attacco preventivo contro Hezbollah -, tra Gallant e il primo ministro Netanyahu volano gli stracci. I media israeliani hanno fatto trapelare che durante un briefing alla Knesset, il ministro della Difesa avrebbe definito «incomprensibili» le promesse di una «vittoria totale» a Gaza fatte da Netanyahu e messo in dubbio la capacità del premier di prendere decisioni difficili. Netanyahu ha replicato che Gallant è vincolato a quella promessa di «vittoria assoluta», quindi lo ha accusato di rilasciare dichiarazioni «anti-israeliane» e di ostacolare i colloqui per la liberazione degli ostaggi a Gaza.

I colloqui per la tregua e lo scambio tra i sequestrati il 7 ottobre e prigionieri politici palestinesi dovrebbero riprendere il 15 agosto, hanno annunciato la scorsa settimana Usa, Qatar ed Egitto. Ma lo scetticismo che li circonda è forte. Non tanto per il «no», riferito dai media, del nuovo capo di Hamas Yahya Sinwar che chiede di ripartire non da zero ma dall’accordo proposto da Biden a maggio e approvato dall’Onu. Quanto per i nuovi ostacoli che, rivela Neria Kraus, corrispondente negli Usa della tv israeliana Canale 13, pone Netanyahu e che potrebbero silurare definitivamente la trattativa.

Gli americani, prosegue Kraus, credono che Netanyahu, introducendo nei giorni scorsi nuove condizioni abbia agito per ostacolare l’accordo. Il premier israeliano, che vuole proseguire la guerra fino alla «vittoria totale su Hamas», chiede il controllo israeliano del «Corridoio Filadelfia» (la striscia di terra di 13 km tra Egitto e Gaza), di sottoporre a controlli rigidi i palestinesi potranno tornare nel nord di Gaza e di deportare all’estero i prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo che saranno scarcerati in cambio degli ostaggi israeliani. Non è chiaro con quale mandato la delegazione israeliana si presenterà ai negoziati.

A Gaza la popolazione invoca la tregua, per fermare l’esercito israeliano che prosegue i bombardamenti in qualsiasi punto della Striscia. La situazione è particolarmente difficile nel sobborgo Hamad di Khan Yunis, già preso di mira più volte. Gli ordini di evacuazione immediata dati ai civili sono continui e migliaia di persone, tra cui anziani e bambini, corrono da una parte all’altra alla ricerca di un luogo sicuro che a Gaza non esiste. A cominciare dalle scuole, che accolgono decine di migliaia di sfollati. Israele continua a definire una «operazione antiterrorismo» il raid aereo di qualche giorno fa contro la scuola Al Tabain che ha fatto quasi 100 morti.

Tel Aviv afferma che sarebbero 38 i combattenti uccisi dall’attacco contro un edificio all’interno della Al Tabain diventato, aggiunge, un «comando di Hamas e Jihad». E ne pubblica i nomi e le foto sui social. Una versione respinta con forza dal deputato ed esponente della società civile palestinese Mustafa Barghouti. «Tra i nomi di quelli che l’esercito israeliano indica come combattenti di Hamas nella scuola bombardata ci sono anche Muntaser Daher e Yousef al Wadia. Entrambi erano stati uccisi dall’esercito israeliano in un posto diverso prima dell’attacco alla scuola. Altri nomi sulla lista israeliana sono di ragazzini che non possono essere dei combattenti», spiega Barghouti su X. Il professore di diritto Rami Abdul aggiunge che l’elenco israeliano include il nome di un bambino di 12 anni, che, secondo i registri civili, risiederebbe a Jenin, in Cisgiordania.

Da Gaza riferiscono l’aumento in queste ultime settimane del numero di bambini uccisi dai bombardamenti. Sul totale di 39.897 vittime palestinesi dal 7 ottobre, nel corso di 3.486 attacchi sono morti 16.456 bambini e 11.088 donne, ha comunicato il ministero della Sanità nella Striscia. Intanto Hamas ha rivendicato l’attacco di domenica nella Valle del Giordano in cui un israeliano è stato ucciso e un altro è rimasto ferito dopo che le loro automobili sono state centrate da colpi d’arma da fuoco.

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