Internazionale

Profanato il santuario dei corridori Appuntamento fisso da 115 anni

Profanato il santuario dei corridori Appuntamento fisso da 115 anni

La maratona più prestigiosa del mondo/In coincidenza del Patriot's Day

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 17 aprile 2013

Un santuario. È stato colpito un santuario dei corridori. Meta di un pellegrinaggio laico per professionisti e amatori, con l’unico obiettivo del traguardo della centralissima Copley Square. La Maratona di Boston è la più antica (dopo quella di Atene) e prestigiosa corsa del mondo. Appuntamento fisso da 115 anni. In una delle città statunitensi più rappresentative dal punto di vista sportivo. Da quelle parti si vibra per le casacche verdi, i Boston Celtics, una delle franchigie illustri del basket professionistico – la Nba – con 17 titoli nazionali. E altra leggenda sono i Boston Red Sox, team di baseball con sette World Series vinte.
Nella prima edizione della Maratona, nel 1897, erano in gara appena 18 corridori. Due giorni fa erano invece circa 27 mila, con 500 mila spettatori richiamati dall’evento. Per 42 chilometri e 195 metri di saliscendi, frenate, discese, salitelle, germogli verdi e laghetti. E tanta storia, poco importa che quella di New York sia la più conosciuta al mondo. Orologi sincronizzati il terzo lunedì di aprile di ogni anno, in occasione del Patriot’s Day, festa che celebra l’inizio della Rivoluzione americana. A volte la data coincide con il lunedì di Pasqua, altre volte è giorno di festa che interessa solo gli Stati del New England. L’ideatore della gara di Boston era stato John Grisham, responsabile della squadra olimpica statunitense nella prima edizione dell’era moderna (1896), che era tornato nel Massachusetts così entusiasta da voler riproporre la gara anche nella sua città. Il primo vincitore era stato il newyorkese John McDermott in 2 ore e 55 minuti. Il percorso andava dall’Irvington Oval di Boston al Metcalf’s Mill di Ashland, piccolo centro a ovest di Boston, ed era lungo 39,500 chilometri. Dal 1927, la gara era stata allungata a 42.400 chilometri. Una gara che ha regalato gioie anche all’Italia, con il successo di Gelindo Bordin (1990), primo per un campione olimpico. Mentre negli ultimi anni c’è stato il dominio degli atleti africani, specie dei kenioti (16 vittorie in 18 edizioni tra gli uomini, sette delle ultime nove tra le donne). Una tendenza che si è confermata anche lunedì con il 23enne etiope Lelisa Desisa, primo a tagliare il traguardo in 2 ore 10 minuti e 22 secondi, e la keniota Rita Jeptooof, vincitrice della categoria femminile in 2h, 26’, 25’’. Ma per loro la festa è durata solo due ore, poi l’orrore delle bombe che ha sorpreso la coda della corsa, ha cancellato ogni esultanza.
A Boston si è consumato l’ennesimo attentato allo sport. Con immagini di morte che riportano ai Giochi olimpici di Monaco 1972. Il «massacro» con cui si concluse il sequestro degli atleti israeliani da parte di un commando palestinese di «Settembre Nero» che fece 17 vittime. Ventiquattro anni dopo veniva colpita Atlanta – sede dei Giochi olimpici – con una bomba che esplodeva all’interno del Centennial Olympic Park. Due morti, oltre 100 feriti, un resoconto di guerra simile a quello di Boston. Per l’attacco veniva arrestato e condannato Erik Rudolph, attivista del movimento Christian Identity che ammetteva di aver ideato l’attentato per supportare la campagna della sua organizzazione contro l’aborto e l’omosessualità. Il 1 maggio 2002, prima del Clasico tra Real Madrid e Barcellona, due autobombe esplose vicino al Santiago Bernabeu, casa madridista, causavano venti feriti, nessun morto. E tanta paura per una potenziale strage: un gruppetto di tifosi si trovava a pochi metri da uno degli ordigni, piazzati dall’Eta. Cinque anni fa, durante una maratona a Weliveriya, in Sri Lanka, in onore del Capodanno singalese, un militante delle tigri tamil si faceva saltare in aria tra i partecipanti: 15 morti, tra cui il ministro dei trasporti, Jeyarai Fernandopulle. Altra tragedia: 1 gennaio 2010 in Pakistan con un kamikaze che si lanciava tra la folla durante una partita di pallavolo, 105 morti e 200 feriti. Poco dopo, durante la Coppa d’Africa di calcio, la nazionale togolese era fermata in bus da un gruppo di separatisti. Morivano tre persone.
E domenica c’è la Maratona di Londra (10 mila iscritti in più rispetto a Boston), confermata dal governo inglese, che ha rafforzato le misure di sicurezza. Anche perché tra gli iscritti c’è anche Harry, principe del Galles.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento