Processo agli studenti: a Roma gli occupanti sfilano in aula magna
Dopo le proteste di dicembre Stilato l’elenco di reprobi da punire, la dirigente del liceo Virgilio ha chiesto i danni: i 500 euro conteggiati dagli studenti sono diventati 10mila euro. Gli «organizzatori» a rischio bocciatura
Dopo le proteste di dicembre Stilato l’elenco di reprobi da punire, la dirigente del liceo Virgilio ha chiesto i danni: i 500 euro conteggiati dagli studenti sono diventati 10mila euro. Gli «organizzatori» a rischio bocciatura
Tra la riforma del voto in condotta e l’endorsement a singoli presidi che hanno dato punizioni esemplari contro le occupazioni, la linea sulla scuola del governo di destra e del ministro competente, il leghista Giuseppe Valditara, è evidente: reprimere il dissenso. Non deve stupire quindi che nell’ultimo anno ci sia stato un inasprimento delle sanzioni da parte di diversi dirigenti, allineati al clima generale. In questo senso va letto l’ Atto d’incolpazione d’addebito disciplinare (sic) che il consiglio disciplinare del liceo Virgilio di Roma, su richiesta della preside Isabella Palagi, ha inviato venerdì scorso agli ex occupanti e ai genitori. Come diversi altri istituti della Capitale, il Virgilio era stato occupato per 14 giorni a dicembre scorso.
LE SANZIONI erano attese dagli studenti (che si sono autodenunciati) e che, al termine, hanno fatto una stima dei danni. Per gli occupanti, a differenza dello scorso anno molto attenti ai possibili atti vandalici, la cifra si attestavano sui 500 euro. Ora dalla dirigenza arriva quest’atto che sta facendo discutere le famiglie non solo perché sono elencati in chiaro i nomi dei 548 autodenunciati, in maggioranza minorenni, ma soprattutto per il contenuto, definito dal padre del 18enne M. «fascistoide». «Il messaggio che arriva ai ragazzi – nota il genitore – è non partecipate, fatevi i fatti vostri sennò sarete puniti. Le occupazioni ci sono ogni anno e mai sono state punite tanto duramente, con minori additati come se avessero compiuto chissà quale reato».
«QUESTA LETTERA è una follia – dice anche la madre di A. – denota un atteggiamento persecutorio, evidentemente figlio di una totale mancanza di dialogo tra dirigenti e studenti». In alto nel testo, quasi a evidenziarli, si leggono i nomi degli «organizzatori», che poi coincidono con quelli dei rappresentati d’istituto. «Stanno sanzionando la partecipazione – dice uno di loro, L. – è un invito a non assumere la carica e a non prendere la responsabilità politica della propria scuola, vogliono educare gli adolescenti a fare lo scaricabarile e poi si lamentano della mancanza di spirito critico nei giovani». Oltre gli organizzatori che, con le nuove norme introdotte da Valditara rischiano dai 5 ai a 15 giorni di sospensione e quindi la bocciatura, vengono individuati altri due livelli di colpevolezza: i «recidivi», e cioè quelli che avevano occupato anche lo scorso anno, e gli studenti del primo anno. Questi ultimi avranno solo un richiamo scritto. Le studentesse e gli studenti ci leggono però del paternalismo: «È come se dicessero che siamo piccoli e non sappiamo quello che facciamo», commenta una 15enne.
TUTTI GLI ALTRI saranno convocati nell’aula magna per il consiglio di disciplina. «Una cosa sconcertante, da secolo scorso», dice ancora il padre di M. che, assieme ad altri, si sta attivando dal punto di vista legale. In particolare, vogliono sapere come si è arrivati a quantificare la cifra dei danni, cresciuta dalle prime valutazioni post occupazioni a oggi, fino ad arrivare a 10mila euro. La scuola ha ipotizzato un rimborso di 20 euro a studente. Tra i danni indicati, 8 multi prese elettriche da circa 5 euro, una prolunga da 10 euro, un cavetto da 7 euro, strumenti per la pulizia dei pavimenti valuti mille euro.
«IL PUNTO non è la cifra – spiega una madre della rete informale di genitori che si è creata dopo la lettera – quanto capire come è stato fatto quest’elenco, se hanno messo in mezzo danni precedenti e a che titolo diamo questi soldi, come saranno spesi?». Per il collettivo del Virgilio si tratta di «un problema politico: i presidi non agirebbero così se non avessero l’avallo del governo per questa repressione, nella scuola del merito della destra non c’è spazio per la critica». Mentre i Cobas Scuola Roma fanno notare che dopo «la pandemia la società si interrogava sugli esiti che aveva comportato negli studenti: demotivazione, disagio, isolamento. Oggi reprimono gli studenti che vogliono essere parte del dibattito politico, sociale e culturale ma molti docenti stanno dalla loro parte».
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