Primavalle, il collegio in ombra dove M5S è svanito in tre anni
Suppletive Si vota per un seggio alla Camera. Rincorsa del dem Casu contro il centrodestra unito
Suppletive Si vota per un seggio alla Camera. Rincorsa del dem Casu contro il centrodestra unito
Mentre a Siena si annuncia uno scontro all’ultimo sangue tra il candidato Enrico Letta e il leghista Matteo Salvini che vuole braccarlo «comune per comune», a Roma Primavalle le elezioni suppletive per la Camera che si terranno il 3 e 4 ottobre non scaldano gli animi. Per settimane i principali partiti non hanno neppure annunciato i candidati: in campo c’erano solo l’ex magistrato Luca Palamara e l’ex ministra della Difesa ed ex M5S Elisabetta Trenta (che ieri ha annunciato il ritiro per problemi con le firme). Due outsider, senza partito e senza radicamento territoriale.
NEGLI ULTIMI GIORNI, centrosinistra e centrodestra hanno calato le carte: per il Pd il segretario cittadino Andrea Casu, per Forza Italia Pasquale Calzetta, già presidente del municipio dell’Eur (che nulla c’entra con Primavalle) negli anni di Alemanno, poi trombato alle comunali del 2013 e infine ripescato come collaboratore del gruppo di Forza Italia alla Camera. Non ultimo: candidato nel 2018 in questo stesso collegio, sconfitto per soli 1300 voti.
Un duello dal sapore locale più che nazionale, con il Pd costretto a rincorrere. I dati delle politiche 2018 (quando vinse Emanuela Del Re del M5S, ora in Sahel come rappresentante Ue) sono chiari: grillini al 34%, centrodestra a un soffio al 32,9%, Pd e alleati fermi al 23,8%.
UNA MISSION QUASI impossibile per Casu, 40 anni da compiere a novembre, diplomato al prestigioso liceo Visconti, laureato con lode alla Sapienza, primi passi nel municipio del centro, dove è stato capogruppo dem, tifoso del Torino (cosa assai sgradita nelle periferie romane).
In realtà, per ragioni ancora un po’ nebulose, gli è arrivato un aiutino insperato dal M5S, un soccorso giallo: tra le proteste della base, e anche (silenziose) della sindaca Raggi, il Movimento ha deciso di non candidare nessuno. In un collegio vinto solo 3 anni fa non ci sarà il simbolo M5S. Sulle motivazioni bocche cucite in casa di Giuseppe Conte.
Se a Siena l’assenza è spiegata da una cortesia verso l’alleato Letta (ed è quasi sicuro che ci sarà un endorsment dell’avvocato), a Roma – dove si vota lo stesso giorno per il sindaco con Pd e M5S che si sfidano all’ultimo voto- la scelta appare surreale. Ora che Trenta si è sfilata in modo assai maldestro («C’era un problema nella territorialità delle firme raccolte») l’assenza di un candidato pesa ancora di più. Possibile che sia una mossa di disgelo verso il Pd. Ma anche che Conte (che era stato in predicato per candidarsi di persona) abbia preferito evitare una magra figura nelle urne. Roberto Gualtieri mette le mani avanti: «A Primavalle non abbiamo nessun accordo col M5S».
LA SFIDA PER CASU, in un collegio che mescola zone di periferia con i viali borghesi di Balduina, resta comunque molto in salita: una stima Youtrend di alcune settimane fa dava giallorossi e centrodestra pari al 46%. Ma contando in questa percentuale un consenso grillino sopra il 10%. Con un candidato Pd non è facile che gli elettorali del Movimento decidano di votare. Anche se il traino delle comunali potrebbe funzionare.
SARÀ CERTAMENTE UN BUON test per capire se i due elettorali- giallo e rosso- sono in grado di mischiarsi. Lo stesso vale a destra, con Giorgia Meloni in gran crescita (soprattutto a Roma) rispetto al 9,4% delle politiche 2018 a Primavalle. In quell’occasione, nel collegio in questione, i tre alleati di destra ballavano tra il 9 e l’11%, con una leggera prevalenza della Lega. ora bisognerà vedere se gli adepti di Meloni (e soprattutto Salvini) voteranno Calzetta. O se invece saranno tentati da Palamara, al centro dello scandalo Csm, simbolo della destra anti-magistrati.
Nel Pd giudicano la partita «contendibile». Letta ha raccomandato a Casu «umiltà» e «vicinanza» alle persone. Nel 2018 Primavalle fu uno dei simboli del tracollo renziano. «Ora il nostro primo compito», dicono i dem , «è scrollarci di dosso quella patina di arroganza».
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