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Premierato alla Renzi, la sfida di Italia viva a Meloni

Premierato alla Renzi,  la sfida di Italia viva a MeloniLa conferenza stampa in Senato di Matteo Renzi – LaPresse

L’annuncio di una proposta di modifica - a breve - di quattro articoli della Costituzione. Il gioco corsaro: stoccata a Mattarella, in favore del centrodestra

Pubblicato circa un anno faEdizione del 2 agosto 2023

«È un grosso favore alla Meloni», strepita il verde Zaratti commentando l’annuncio di Renzi: visto che il governo va a rilento sarà la sua Iv a presentare subito la proposta per istituire il premierato. Il regalo però è ben poco gradito dalla destinataria e dal suo partito. Foti, capogruppo di FdI è gelido: «Con molto rispetto ma non ci facciamo dettare l’agenda da Renzi». La maggioranza fa la sua proposta e se coincide con quelle di altri tanto meglio ma nulla di più.

IN REALTÀ QUELLO di Renzi non è affatto un favore ma una sfida alla premier sul suo stesso terreno: «Il governo fa melina. Chiacchiera e basta. Il tempo delle chiacchiere è finito. Proporremo in agosto la modifica di 4 articoli della Costituzione e vediamo se Meloni è seria». La riforma di Renzi prevede l’elezione diretta del premier, il potere di nomina e revoca dei ministri nelle sue mani, l’introduzione della sfiducia costruttiva, e sin qui la proposta della maggioranza non può essere molto diversa dalla sua. Il quarto punto invece è quello sul quale la Lega punta i piedi: se il premier eletto viene sfiduciato, si dimette, muore o comunque è impossibilitato a proseguire, le camere vengono sciolte e si rivota. Il Parlamento e il capo dello Stato sarebbero per questa via spogliata di quasi tutti i loro poteri.

L’OSTILITÀ DEL CARROCCIO su un punto così decisivo non è il solo motivo che consiglia alla premier di procedere senza forzare i tempi. Una riforma del genere comporterebbe necessariamente anche la modifica della legge elettorale, questione che tutti sanno essere molto pericoloso affrontare nella prima metà della legislatura. Insomma la forzatura di Renzi è in realtà un regalo fatto solo a se stesso. La mossa a effetto gli permette infatti di dialogare con la destra con un ruolo da protagonista, muovendosi sullo stesso terreno ma dall’esterno. Nei suoi auspici gli garantisce anche una centralità e una visibilità che sono di vitale importanza in vista delle elezioni europee, tanto più ora che mira ad affermarsi come punto di riferimento di un’area centrista autonoma allargata a FI. Per la premier, invece, la mela è avvelenata. Però non può limitarsi a scansarla come se nulla fosse perché senza Renzi svaniscono la possibilità di varare una riforma approvata anche da una parte dell’opposizione e il miraggio di una riforma approvata dai due terzi del Parlamento, in modo da evitare il referendum. Neppure i voti di Renzi e Calenda basterebbero a tagliare quel traguardo, che però diventerebbe molto più a portata di mano.

SEMPRE CHE CALENDA sia disposto a sostenere la riforma di Renzi. Nel suo caso quello del leader di Iv non è neppure un dispetto mascherato da favore: è uno sgambetto a viso aperto. Il premierato era nel programma di Azione ma certo in questo momento Calenda non ha alcuna voglia e soprattutto nessuna convenienza nell’esporsi su un fronte che rischia di rovinare ogni possibilità di dialogo con il Pd. Renzi poi lo martella sul famoso caso della cena di Iv al Twiga, bolla le critiche, «è il grillismo degli antigrillini», e affonda la lama sul caso Santanchè: «Noi eravamo contrari alle dimissioni per garantismo. Loro erano favorevoli però hanno votato contro la mozione di sfiducia.

Incoerenti». Il pressing mira a costringere Calenda ad accettare subito la riproposizione della lista comune alle europee, passaggio vantaggioso per Iv, disastroso per Azione: «Se si vorrà fare chiarezza nelle prossime settimane si dovrà definire il percorso per le europee».

L’OFFENSIVA È a raggio anche più vasto. Renzi vorrebbe portare da 5 a 4 settimane la chiusura estiva del Senato in modo da votare la sua proposta che ripresenta, contro il rischio idrogeologico, la struttura di Italia sicura, varata a suo tempo quando era premier. L’ultima stoccata è per Mattarella ed è, quella sì, un favore al centrodestra che non aveva saputo replicare alla critica del presidente sull’abuso delle commissioni parlamentari d’inchiesta. Renzi conferma il sì a quella sul Covid, finge di dare ragione al capo dello Stato ma solo per rovesciare contro di lui l’argomentazione costituzionale: «Certo la commissione deve restare nei propri limiti costituzionali ma una personalità come il presidente non immaginerebbe di interferire in un dibattito parlamentare».

RENZI, INSOMMA, continua nel suo gioco corsaro, avvicinandosi e insieme sfidando il centrodestra. Un gioco pericoloso per lui ma, con un proposta come quella che ha messo in campo, anche di più per la democrazia parlamentare.

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