Il Viminale sarebbe già voluto partire, ma per le procedure accelerate di frontiera nel centro di Porto Empedocle bisognerà attendere. Almeno un paio di settimane, forse anche un mese. Sicuramente se ne parlerà dopo Ferragosto. Dalla prefettura di Agrigento rispondono che tutte le notizie sul tema sono «riservate». Del resto la vicenda è estremamente delicata perché potrebbe avere effetti su una questione di grande rilevanza politica per il governo Meloni: i centri in Albania.

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CI SONO ALMENO due ostacoli alla fretta del ministero dell’Interno. Il primo riguarda la gestione della struttura siciliana. Alla fine dello scorso febbraio a Porto Empedocle ha aperto ufficialmente il nuovo hotspot, costato tre milioni di euro e composto da sette padiglioni per un totale di 280 posti, aumentabili in caso di emergenza. Posti per persone in transito, destinate a rimanere nella struttura 24/48 ore in attesa del trasferimento in accoglienza. Cosa ben diversa dalle procedure accelerate di frontiera che prevedono il trattenimento dei richiedenti asilo provenienti dai 22 paesi definiti «sicuri» durante l’iter della domanda di protezione. Questa privazione della libertà può durare fino a 28 giorni.

Per ora l’hotspot è gestito dalla Croce rossa italiana. Quando a gennaio è stata annunciata la stipula della convenzione tra il prefetto di Agrigento Filippo Romano e il presidente del comitato provinciale della Cri Enzo Vita, l’Ansa ha scritto che sarebbe durata sei mesi. Dall’inaugurazione il semestre scade a fine agosto. La Croce rossa, in ogni caso, non ha intenzione di gestire la struttura nel caso in cui diventi di detenzione, anche solo parzialmente. L’affidamento all’ente andrebbe anzi inteso come transitorio, in attesa della procedura vera e propria che sarebbe in corso. Sebbene sul sito della prefettura non ci siano tracce.

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DA VERIFICARE, POI, se e come sono state realizzate le aree per le persone trattenute: devono essere separate dai migranti in transito, ma a marzo le autorità competenti hanno comunicato all’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) che «nell’hotspot di Porto Empedocle non sono presenti locali destinati alla procedura di frontiera».

Altro aspetto della vicenda è quello giudiziario. Con lo spostamento del centro per le procedure accelerate da Pozzallo, dove la prima struttura di questo tipo è andata a sbattere contro le decisioni del tribunale di Catania, al comune dell’agrigentino la competenza distrettuale passa a Palermo. Qui la novità è arrivata solo da pochi giorni, alla vigilia delle ferie agostane che molti magistrati avevano già programmato da tempo. I lavori di adeguamento organizzativo del tribunale sono partiti subito, con il segnale di preallarme inviato ai giudici specializzati e al personale di cancelleria.

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NEL TRIBUNALE DEL CAPOLUOGO regionale esiste una sezione specializzata che si occupa di immigrazione ma anche, tra le altre cose, di diritto familiare: due materie complesse, che portano un carico di lavoro importante. I magistrati togati che la compongono sono otto. A questi se ne aggiungono altri nove onorari (che non esercitano la funzione giurisdizionale e sono nominati a tempo con procedure particolari, diverse dal concorso pubblico). Di certo solo i primi potranno decidere sulle convalide dei trattenimenti dei richiedenti asilo. Una sentenza della Cassazione di febbraio 2024 ha stabilito che soltanto loro hanno la potestà decisoria in materia, gli altri possono al massimo occuparsi degli atti preparatori.

Dicevamo che le decisioni prese a Palermo potrebbero avere un impatto sulla possibilità di trattenere i migranti nei centri in Albania. La loro apertura continua a slittare: sarebbero dovuti entrare in funzione il primo agosto, poi è stato detto il 10 di questo mese. Ieri, però, l’ambasciatore italiano a Tirana Fabrizio Bucci, dopo una visita al cantiere, ha chiarito che «è difficile indicare una data, ci vorrà ancora qualche settimana».

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COSÌ SE IL VIMINALE riuscisse a forzare i tempi su Porto Empedocle, nonostante le difficoltà citate e malgrado non esista alcuna emergenza che giustifichi tanta fretta in un periodo di sbarchi contenuti, le prime decisioni sulle convalide dei trattenimenti per le procedure di frontiera dopo la modifica della norma toccherebbero al tribunale di Palermo invece che a quello di Roma. La cui sezione specializzata in immigrazione è competente per le strutture d’oltre Adriatico, dove la detenzione si baserà sullo stesso presupposto giuridico.

A giugno, infatti, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha firmato la modifica del comma sulla garanzia finanziaria che i richiedenti asilo dovrebbero versare come alternativa al trattenimento. L’obiettivo era dribblare il giudizio pendente davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, cui le Sezioni unite della Cassazione avevano chiesto di interpretare la norma dopo i ricorsi del Viminale contro le decisioni dei giudici catanesi. Senza l’intervento legislativo sarebbe stato difficile per qualsiasi magistrato recludere i richiedenti asilo. Dal punto di vista del governo era necessario. Non è detto che sarà sufficiente.