Pillole di umanità e ironia della generazione YouTube
Incontri Otto nuovi video, una dramedy e la collaborazione con Serena Dandini per il collettivo capitolino dei The Pills. «Come tutte le persone di sinistra ci sentiamo soli. Nei nostri lavori la politica entra - ma di sponda - inseriamo il nostro sistema di valori in un modello di satira sociale»
Incontri Otto nuovi video, una dramedy e la collaborazione con Serena Dandini per il collettivo capitolino dei The Pills. «Come tutte le persone di sinistra ci sentiamo soli. Nei nostri lavori la politica entra - ma di sponda - inseriamo il nostro sistema di valori in un modello di satira sociale»
Otto nuove «pillole» di diversa durata, quattro le trovate già sul web. E poi un progetto in fase di elaborazione con Wildside dal titolo (provvisorio) Ora o mai più: come trasformare la propria vita in un incubo inseguendo i propri sogni, in cui affronteranno il tema dei nuovi lavori e le ambizioni delle generazioni tra i venti e trent’anni. Agenda fittissima per il collettivo artistico dei The Pills alias Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini, gruppo di amici romani che è riuscito a trasformare la quotidianità in un lavoro, incontri e situazioni con amici condensati in sketch da oltre tre milioni di visualizzazioni su YouTube.
Un programma denso a cui si aggiunge buon ultima anche la collaborazione con Serena Dandini per il gran ritorno novembrino della Tv delle ragazze. «Abbiamo conosciuto Serena – raccontano – durante il festival della satira a Forte dei Marmi. Quest’anno ci ha chiamati per proporci di far parte della squadra nello show su Rai3 in qualità di ’maschi’, cioè di ’oppositori’, per rappresentare il punto di vista maschile. In qualche modo la battaglia per i sessi». Certo dopo il caso Weinstein e la nascita di #MeToo non deve essere semplice trovare una chiave di lettura comica: «I nostri contributi video partono da un dato di fatto: come sta reagendo il ’maschio’ di fronte alla destrutturazione dei sessi e alla delegittimazione del ruolo che ha avuto finora? Ovviamente lo faremo in chiave ironica, giocheremo sullo stato dell’arte del rapporto uomo e donna».
Il progetto in fieri con Wild Bunch – con un titolo a metà tra Allen e le citazioni della Wertmuller anni ’70 – sarà una serie dramedy: «La storia ha una trama volendo anche un po’ alleniana, un incrocio tra vita reale e finzione. E alla fine parlerà anche di noi che in qualche modo siamo alle prese con questo sogno e ambizione che è fare cinema, un modello di intrattenimento che sta cambiando moltissimo. Noi siamo una generazione di mezzo, amiamo la sala cinematografica ma i ragazzi under 20 interagiscono con nuove figure che intrattengono più del cinema: istagram, gli influencer e ovviamente il web. I ragazzi al cinema non ci vanno più: anche il nostro tentativo, quello di Frank Matano e dei The Jackal sono riusciti un po’ a metà». Prodotto da Pietro Valsecchi, il trio nel 2016 ha provato l’ebrezza del lancio su grande schermo con il film The Pills- Sempre meglio che lavorare: «Ci piacerebbe ritentare, magari ora con una consapevolezza maggiore. Credo che nel cinema ci sia mancanza di audacia, il fatto che il mercato non riesca interagire con persone under 30 è un dato altamente significativo».
I quattro nuovi video già online sono un osservatorio sociale sulle (mala) abitudini degli italiani: il delirio mediatico sulla cucina mediterranea, i temi del razzismo dell’omofobia e del sesso nell’era dei social o – tema ricorrente nei loro lavori – gli stupefacenti. Per l’occasione coinvolgono il rapper Carl Brave in un video incentrato sull’avvento della CBD, la marijuana legale. Ironia e satira certo, ma nelle nuove storie il collettivo rivela una vena a tratti malinconica: «In quello sketch abbiamo voluto sottolineare che la legalità o l’elemento di illegalità e di non accettazione della società sono l’elemento determinante del consumo di essa. Quando tutto diventa legale, quando ti fanno sentire che in qualche modo hai smarrito il fascino anche rivoluzionario e autarchico delle droghe e sei perfettamente inserito all’interno di quel contesto, impazzisci perché è come se ti avessero privato dell’ultimo momento di ribellione. L’elemento malinconico è legato al tempo che passa. Non è necessario fare ridere sempre e comunque. Nella serie useremo toni anche drammatici. Cerchiamo di essere coerenti, anche perché è un momento in cui non ci viene molto da ridere…».
Video e serie come grande osservatorio sociale, dove l’elemento politico appare però come velato…: «Lo nascondiamo perché cerchiamo di comunicare con un pubblico eterogeneo. Vogliamo portare dalla nostra parte anche chi è politicamente distante da noi. Come tutte le persone di sinistra ci sentiamo soli in questo momento. Se cerchi di fare una analisi lucida rispetto a tutto il pensiero populista ’di pancia’e che si fa scudo sulla bassezza degli istinti, rischi di passare per un ’radical chic’. Così nei nostri lavori procediamo… di sponda: solo in questo modo – almeno crediamo – puoi provare a far avvicinare le persone a un pensiero più sociale. Il problema è che parli anche con amici passati ai 5stelle e che ora fanno fatica a rendersi conto di quello che hanno fatto e pur di non fare ammenda sui propri errori, sono diventati addirittura salviniani. Ecco proviamo a inserire il nostro sistema di valori in un modello di satira sociale».
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