L’appuntamento è da Fifo, bar storico nel sestiere Cannareggio a Venezia, sua città d’adozione. Pierpaolo Capovilla arriva con «il manifesto» e «Avvenire» nella tasca della giacca, il diavolo e l’acquasanta dice lui sorridendo. Immancabilmente vestito di nero saluta tutti quelli che non hanno l’aria di essere turisti. Capovilla, musicista ma anche molto altro, sia nelle canzoni che pubblicamente è da sempre stato un portavoce degli ultimi, la sua arte è connotata politicamente in modo limpido, anche il suo ultimo album con I Cattivi Maestri è intriso di bombe, pace, rivolte, carcere. Temi attualissimi ma che, paradossalmente, troppo spesso vengono poco...