Piero Tosi, «abiti magici» per entrare in un nuovo immaginario
Cinema Addio al grande costumista del cinema italiano, dall'esordio nel 1951con Visconti a «Le chiavi di casa» di Gianni Amelio
Cinema Addio al grande costumista del cinema italiano, dall'esordio nel 1951con Visconti a «Le chiavi di casa» di Gianni Amelio
«Era tutto l’universo dell’abito che lo affascinava» aveva ricordato Charlotte Rampling a proposito di Piero Tosi, il grande costumista scomparso ieri a 92 anni. L’attrice che lavorò con lui nella Caduta degli dei di Luchino Visconti e nel Portiere di notte di Liliana Cavani riassume con le sue parole il vasto mondo che c’è dietro alla «semplice» fattura del costume nel lavoro di Tosi: il ricreare un’epoca e un immaginario scomparsi o un mondo contemporaneo «rubato» alla realtà con una cura inedita del dettaglio.
Non a caso nella gloriosa galleria dei costumisti italiani Tosi rappresenta il capostipite di un approccio storico e scientifico al mestiere, fatto di studi su documenti, dipinti, «reperti», particolari da cui partire per costruire un personaggio attraverso tutti quegli elementi che non riguardano la scrittura: dal trucco alla gestualità fino appunto al costume.
«E NON SOLO il costume in sé – ricorda ancora Rampling – ma anche tutto ciò che c’era sopra e sotto», come le imbottiture rispetto alle quali Tosi (nel documentario L’abito e il volto di Francesco Costabile) ammonisce i suoi studenti del Centro sperimentale: «Non perdete mai d’occhio attori e comparse perché la prima cosa che faranno quando vi vedranno distratti sarà sfilarsi le imbottiture».
Un approccio elaborato al fianco di Luchino Visconti – per il quale tutto doveva «essere vero» – il regista a cui il nome di Tosi è indissolubilmente legato e con il quale esordì nel cinema nel 1951 con Bellissima. Con Visconti lavorò poi anche a Senso, Le notti bianche, Rocco e i suoi fratelli, Lo straniero, Morte a Venezia, Ludwig, L’innocente e naturalmente al Gattopardo, le cui musiche scritte da Nino Rota, insieme all’abito bianco indossato da Angelica Sedara (Claudia Cardinale) nel celebre valzer con don Fabrizio Corbera (Burt Lancaster), accoglievano lo spettatore nella mostra dedicata dalla cineteca di Bologna ai grandi costumisti italiani: I vestiti dei sogni.
Abiti magici come li chiama Franca Valeri: «La sua perfezione assoluta nella creazione del costume creava anche una specie di abito magico per l’interprete, un’attrice vestita da lui si investiva poi straordinariamente del suo personaggio e della sua epoca». E magici anche per lo spettatore, che attraverso i costumi di Tosi – Rampling cita la precisione con cui il suo personaggio nel Portiere di notte è inquadrato dal contrasto fra la divisa militare e gli abiti eleganti di una donna degli anni 50 – trovano un punto d’accesso a un immaginario.
OSCAR alla carriera nel 2014, Piero Tosi lavorò con molti altri registi oltre a Visconti, da Mauro Bolognini (Il bell’Antonio, La viaccia) a Pasolini (Medea), da Dino Risi (Un amore a Roma) a Monicelli (I compagni, Vogliamo i colonnelli) e Marco Ferreri (La donna scimmia).
La sua ultima collaborazione per il grande schermo è quella con Gianni Amelio per Le chiavi di casa (2004), in seguito alla quale Tosi si dedicò principalmente all’insegnamento al Centro sperimentale con cui ha scoperto una nuova vocazione: quella per la trasmissione di un mestiere prezioso alle nuove generazioni.
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