Piange Barbapapà, è morto Talus Taylor
Fumetti Con la moglie Annette Tison aveva creato la serie, fra le prime con contenuti ecologisti. La versione televisiva, icona dei bimbi anni '70 e '80, è ancora oggi trasmessa in molti paesi del mondo
Fumetti Con la moglie Annette Tison aveva creato la serie, fra le prime con contenuti ecologisti. La versione televisiva, icona dei bimbi anni '70 e '80, è ancora oggi trasmessa in molti paesi del mondo
Negli anni settanta non c’era bambino che non conoscesse le avventure di quella coloratissima famigliola. A che specie appartenessero i Barbapapà era difficile dirlo, la sola cosa certa era che come cantava la canzoncina (nella versione italiana di Roberto Vecchioni) «si trasformano come gli va». E anche che in breve tempo erano diventati un’icona pop per più generazioni di ragazzini, tradotti in trenta paesi, al fumetto originario era seguito il cartoon in televisione e un merchandising di pupazzetti in ogni formato.
A inventare i Barbapapà sono stati Talus Taylor insieme alla moglie Annette Tison, e quasi per caso, tanto da rimanere stupiti per primi dall’incredibile successo dei loro personaggi. L’idea era venuta a Taylor passeggiando nel parco parigino del Luxembourg . Un bimbo gridava: «Baa baa baa …» e lui che non parlava francese aveva chiesto alla moglie cosa significasse. Il bambino voleva lo zucchero filato – in francese Barbe à papa – «Poco dopo al ristorante ci siamo messi a disegnare un personaggio che come lo zucchero filato era rosa e tutto tondo».
Talus Taylor adesso non c’è più, è morto a Parigi il 19 febbraio anche se la notizia è stata resa ufficiale solo ieri. Professore di matematica e biologo, aveva 82 anni (era nato a San Francisco nel 1933).
La serie di Barbapapà, considerato anche uno dei primi fumetti per bambini con contenuti ecologisti, è stata pubblicata prima in Francia mentre quella animata – 45 episodi da 5 minuti ciascuno – è stata realizzata in Giappone – in Italia è stata trasmessa dal gennaio del 1976 (Rai 2).
Le prime avventure di Barbapapà e della sua famiglia sono narrate nel lungometraggio animato Le avventure di Barbapapà (1973), che raccoglie e riassume il contenuto dei primi quattro album a fumetti pubblicati sino ad allora. Barbapapà – una sorta di grosso ed amichevole «blob» a forma di pera dal colore rosa – spunta nel giardino di una casetta di provincia. Il suo arrivo spaventa gli adulti che vi abitano mentre i due bambini diventano subito suoi amici. Barbapapà sa modellare a suo piacimento il proprio corpo assumendo la forma di una cosa o di un animale grazie a questa sua dote riesce a risolvere le situazioni più intricate. La trasformazione è sempre accompagnata dalla frase che diventerà il vero e proprio tormentone della serie: «Resta di stucco, è un barbatrucco!».
Nonostante questo Barbapapà viene guardato a lungo con sospetto e diffidenza degli adulti, e avrà bisogno di molto tempo per farsi accettare.
Al Barbapapà originario si aggiungeranno la Barbamamma di colore nero, e i figlioletti: Barbabella viola e vanitosa, Barbaforte rosso e combattivo con doti da detective. Barbalalla, verde e con passione per la musica, che sa suonare ogni strumento e a volte si trasforma lei stessa nello strumento che poi suonerà. Barbazoo amante della botanica e ecologista, Barbabarba nero come la madre e peloso, è l’artista di casa, la sua pelliccia nera è spesso imbrattata dei colori che usa per dipingere.
Barbottina, arancione è invece l’intellettuale della famiglia, con grossi occhiali passa il tempo a leggere. Intelligente e ironica, si diverte a stuzzicare il fratello Barbabarba con commenti scherzosi sui suoi quadri.
Barbazoo, giallo, è un amante della natura mentre Barbabravo è blu ed è lo scienziato ed inventore della famiglia Barbapapà: a volte però le sue idee sono troppo audaci e i suoi esperimenti finiscono per causare seri guai.
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