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Piange Barbapapà, è morto Talus Taylor

Piange Barbapapà, è morto Talus TaylorLa famiglia Barbapapà

Fumetti Con la moglie Annette Tison aveva creato la serie, fra le prime con contenuti ecologisti. La versione televisiva, icona dei bimbi anni '70 e '80, è ancora oggi trasmessa in molti paesi del mondo

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 3 marzo 2015

Negli anni settanta non c’era bambino che non conoscesse le avventure di quella coloratissima famigliola. A che specie appartenessero i Barbapapà era difficile dirlo, la sola cosa certa era che come cantava la canzoncina (nella versione italiana di Roberto Vecchioni) «si trasformano come gli va». E anche che in breve tempo erano diventati un’icona pop per più generazioni di ragazzini, tradotti in trenta paesi, al fumetto originario era seguito il cartoon in televisione e un merchandising di pupazzetti in ogni formato.

A inventare i Barbapapà sono stati Talus Taylor insieme alla moglie Annette Tison, e quasi per caso, tanto da rimanere stupiti per primi dall’incredibile successo dei loro personaggi. L’idea era venuta a Taylor passeggiando nel parco parigino del Luxembourg . Un bimbo gridava: «Baa baa baa …» e lui che non parlava francese aveva chiesto alla moglie cosa significasse. Il bambino voleva lo zucchero filato – in francese Barbe à papa – «Poco dopo al ristorante ci siamo messi a disegnare un personaggio che come lo zucchero filato era rosa e tutto tondo».
Talus Taylor adesso non c’è più, è morto a Parigi il 19 febbraio anche se la notizia è stata resa ufficiale solo ieri. Professore di matematica e biologo, aveva 82 anni (era nato a San Francisco nel 1933).

La serie di Barbapapà, considerato anche uno dei primi fumetti per bambini con contenuti ecologisti, è stata pubblicata prima in Francia mentre quella animata – 45 episodi da 5 minuti ciascuno – è stata realizzata in Giappone – in Italia è stata trasmessa dal gennaio del 1976 (Rai 2).

Le prime avventure di Barbapapà e della sua famiglia sono narrate nel lungometraggio animato Le avventure di Barbapapà (1973), che raccoglie e riassume il contenuto dei primi quattro album a fumetti pubblicati sino ad allora. Barbapapà – una sorta di grosso ed amichevole «blob» a forma di pera dal colore rosa – spunta nel giardino di una casetta di provincia. Il suo arrivo spaventa gli adulti che vi abitano mentre i due bambini diventano subito suoi amici. Barbapapà sa modellare a suo piacimento il proprio corpo assumendo la forma di una cosa o di un animale grazie a questa sua dote riesce a risolvere le situazioni più intricate. La trasformazione è sempre accompagnata dalla frase che diventerà il vero e proprio tormentone della serie: «Resta di stucco, è un barbatrucco!».

Nonostante questo Barbapapà viene guardato a lungo con sospetto e diffidenza degli adulti, e avrà bisogno di molto tempo per farsi accettare.
Al Barbapapà originario si aggiungeranno la Barbamamma di colore nero, e i figlioletti: Barbabella viola e vanitosa, Barbaforte rosso e combattivo con doti da detective. Barbalalla, verde e con passione per la musica, che sa suonare ogni strumento e a volte si trasforma lei stessa nello strumento che poi suonerà. Barbazoo amante della botanica e ecologista, Barbabarba nero come la madre e peloso, è l’artista di casa, la sua pelliccia nera è spesso imbrattata dei colori che usa per dipingere.

Barbottina, arancione è invece l’intellettuale della famiglia, con grossi occhiali passa il tempo a leggere. Intelligente e ironica, si diverte a stuzzicare il fratello Barbabarba con commenti scherzosi sui suoi quadri.
Barbazoo, giallo, è un amante della natura mentre Barbabravo è blu ed è lo scienziato ed inventore della famiglia Barbapapà: a volte però le sue idee sono troppo audaci e i suoi esperimenti finiscono per causare seri guai.

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