Visioni

Philippe Zdar e il French touch dei Cassius, da «1999» a «Dreems»

Philippe Zdar e il French touch dei Cassius, da «1999» a «Dreems»

Musica Addio al musicista francese, morto a 52 anni per quella che sembra essere una caduta accidentale da una finestra di un appartamento parigino

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 21 giugno 2019

I Per il grande pubblico Philippe Zdar (vero nome Carboneschi), morto a 52 anni per quella che sembra essere una caduta accidentale da una finestra di un appartamento parigino, era un nome poco noto. Ma lo sfortunato musicista era in realtà – insieme a Hubert Blanc-Francard – l’altra metà dei Cassius, fra i nomi più noti della scena elettronica europea attivo da vent’anni e che per uno strano scherzo del destino sono in uscita proprio oggi con il loro quinto album, Dreems. Con i Daft Punk, sono fra gli artefici di quello che viene definito il French touch, un genere che attinge dalla house e ancor prima dalla disco tedesca. 1999 (1999)– il loro debutto – è un intrigante commistione di generi in cui convivono classici del garage anni ’80 e della disco – vi troviamo samples di tracce da Dynamic Corvees a Donna Summer – seguendo in qualche modo la strada iniziata due anni prima da Homework, il debutto dei Daft Punk.

L’ESTETICA disco ma con una più decisa spinta verso il funk caratterizza il loro secondo lavoro, Au reve (2002), meno fortunato commercialmente, così da spingere la band per il successivo 15 again (2006) a riposizionarsi verso un sound più in linea con il French touch che genera un singolo di enorme successo, Toop Toop utilizzato in molti spot e anche nel Divo di Sorrentino. Sperimentazione e tropical house nel loro quarto album, Ibifornia (2016) con un’alternanza di strumentazione acustica e elettronica e tanti ospiti: Mike D dei Beastie Boys, Pharrell , Ryan Tedder dei OneRepublic e Cat Power. Così come nel nuovo disco – probabilmente l’ultimo a sigla Cassius – dove appaiono Beastie Boys, Phoenix, The Rapture, Cat Power. S.Cr.

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