Perché in piazza ci sia spazio per tutti
Primo Maggio Il caso a Torino
Primo Maggio Il caso a Torino
Condividiamo l’intervento uscito il 3 maggio su il manifesto rispetto ai fatti del Primo maggio a Torino: quel corteo spezzato e militarizzato non è accettabile.
La piazza deve essere di tutte e tutti, nel rispetto reciproco della libertà altrui. Ogni persona deve poter manifestare in sicurezza, compresi genitori con bambini, anziani, persone con disabilità. Devono essere liberi di manifestare lavoratrici e lavoratori con i sindacati organizzatori Cgil, Cisl e Uil, i partiti e le associazioni, i movimenti studenteschi, femministi, ecologisti e lgbt, i centri sociali. Liberi e libere di esprimere il proprio consenso o dissenso verso posizioni politiche e sindacali e verso le autorità presenti.
Diceva Sandro Pertini: «Libero fischio in libera piazza». Nessuno va difeso dai fischi, chiunque va difeso dalla violenza fisica: questo è ciò che deve valere in una democrazia costituzionale. Si può e si deve fare. Si può fare a condizione che tutti rimangano sul piano della contestazione verbale, anche aspra, ma che non varca la soglia dell’aggressione fisica. E a condizione che, come noi di Sinistra Ecologista abbiamo già detto anche in Consiglio Comunale in occasione di precedenti scontri, i dispositivi di sicurezza siano improntati alla più scrupolosa proporzionalità e auto-limitazione. Ciò purtroppo non è avvenuto il Primo maggio, con inaccettabili conseguenze nei confronti di manifestanti inermi a cui va la nostra solidarietà.
Ci sono ancora le condizioni per partecipare a quel corteo senza temere per la propria incolumità perchè si sfila in uno spezzone di un partito o in quello di un centro sociale, perchè si sostiene il governo o perchè lo si contesta? Senza temere perchè si è stati favorevoli – come noi – al green pass o perché si è contrari? Senza temere perché si è d’accordo con l’invio delle armi all’Ucraina o perché – come noi – si è contrari? A noi pare che ci si debba porre innanzitutto queste domande, con la radicalità che è necessaria in una democrazia fondata sui valori della libertà di parola e di manifestazione.
Senza tornare a un passato in cui le divisioni interne alla piazza venivano regolate militarmente tra manifestanti attraverso i servizi d’ordine, è responsabilità di tutte le forze politiche e sindacali e di tutti i movimenti promuovere una gestione diversa del corteo. Ed è responsabilità delle autorità di ordine pubblico fare tutto il possibile per prevenire le escalation.
Eravamo in piazza in tante e in tanti, in ogni spezzone del corteo, a rivendicare diritti e sicurezza sul lavoro, fine del precariato e delle forme quasi schiavi di lavoro dell’economia digitale, salario minimo, piena parità di genere nel mondo del lavoro, il superamento di un modello di “sviluppo” che sfrutta le persone e il pianeta. E, quest’anno più che mai, la pace.
Se vogliamo che queste istanze siano condivise dalla maggioranza delle persone e diventino realtà, come ci insegna Alex Langer, è necessario tessere relazioni fra diversi, scommettendo sempre sulla non-violenza e sulla contaminazione di storie e pratiche. A insegnarcelo è proprio l’incontro fra movimento operaio ed ecologismo: una lezione che dobbiamo ascoltare ancora.
Ci ostiniamo a pensare che un modo diverso sia possibile e che il dialogo consenta di far tornare quella del Primo maggio una manifestazione di tutte e tutti, dove non ci sia spazio per la violenza e la paura: nel nostro piccolo, ci impegneremo in questa direzione, per far sì che si senta più forte e più chiara la voce di chi non si arrende al presente.
* coportavoce Sinistra Ecologista Torino
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