L’ha picchiata con un bastone dentro un furgone, l’ha malmenata ancora e accoltellata, infine le ha reciso la carotide. Quindi ha scavato una buca e ha nascosto il cadavere poi è tornato a casa, si è fatto la doccia, si è cambiato gli abiti ed è andato dal barbiere: così a Partinico l’imprenditore di 51 anni Antonino Borgia nel 2019 ha ucciso Ana Maria Lacramioara Di Piazza, 30 anni. Lui sposato con figli, lei incinta di 3 mesi e con un altro figlio avuto da una precedente relazione. La Corte d’appello gli ha ridotto la pena (dall’ergastolo a 19 anni e 4 mesi) poiché ha eliminato le circostanze aggravanti riconosciute in primo grado: crudeltà, motivi abietti e futili, premeditazione.

«LA VIOLENZA contro le donne è un’aperta violazione dei diritti umani, purtroppo diffusa senza distinzioni geografiche, generazionali, sociali. Negli ultimi decenni sono stati compiuti sforzi significativi per riconoscerla, eliminarla e prevenirla. Tuttavia, per troppe donne, il diritto a una vita libera dalla violenza non è ancora una realtà»: sono le parole del presidente Sergio Mattarella pronunciate ieri nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. «Ci sono paesi dove anche chi denuncia è oggetto di gravi ed estese forme di repressione – ha proseguito -. Sono narrazioni dolorosissime, sino alle aberrazioni in quei territori che vivono situazioni di guerra dove le donne sono minacciate da violenze che possono sfociare nella tratta di esseri umani o in gravi forme di sfruttamento. Porre fine alla violenza contro le donne, riconoscerne la capacità di autodeterminazione sono questioni che interpellano la libertà di tutti».

E INFINE: «La violenza di genere, fisica, psicologica, economica fino all’odierna violenza digitale, mina la dignità, l’integrità mentale e fisica e, troppo spesso, la vita. Denunciare è un atto che richiede coraggio. Abbiamo il dovere di sostenere le donne che hanno la forza di farlo, assicurando le necessarie risposte in tema di sicurezza, protezione e recupero. Anzitutto la prevenzione e una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani attraverso l’educazione all’eguaglianza, al rispetto, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione». La premier Meloni promette «prevenzione, protezione e certezza della pena». Mentre Salvini con la parlamentare Giulia Bongiorno lavorano «all’introduzione di nuove misure che garantiscano piena e immediata applicazione Codice rosso».

L’ENTITÀ DEL FENOMENO resta invariata: «Nel 2021 sono state uccise 118 donne (su 295 omicidi registrati in Italia), la maggior parte delle quali per mano di uomini con cui avevano o avevano avuto una relazione. Il trend è confermato nel 2022 e contiamo ancora una vittima di femminicidio ogni 3 giorni. Dati in crescita vengono registrati anche per i reati di violenza sessuale, maltrattamenti e atti persecutori»: a ricordarlo sono le toghe di AreaDG. L’Istat ieri ha fornito un report relativo al 2021: sono circa 19.600 le donne che hanno affrontato l’anno scorso il percorso di uscita dalla violenza con l’aiuto dei Centri antiviolenza (straniere nel 30% dei casi).

OLTRE IL 70% si è rivolto ai Centri dopo aver subito soprusi per anni. Prima di prendere contatto, il 40% ne ha parlato in famiglia, il 29% si è rivolto alle forze dell’ordine, il 19% al pronto soccorso o in ospedale. Minaccia, stalking, violenza psicologica ed economica le forme di abuso più diffuse. Più gravi quando sono coinvolte donne giovani. Tra coloro che stanno affrontando il percorso di uscita, il 66,6% ha subito violenza fisica (soprattutto nella fascia 30-39 anni) e il 19,8% violenza sessuale (il 53,4% under 16; il 33,7% tra i 16 e i 29 anni). Nella maggioranza dei casi le diverse forme di violenza si sommano tra loro. Il 31,5% delle under 16 ha temuto per la propria vita (contro il 20,7% del totale delle donne) e oltre un quarto (26,7%) si è recato al pronto soccorso.

VALUTATE AD ALTISSIMO RISCHIO il 46% delle donne con meno di 16 anni e il 40% di quelle tra i 16 e i 29 anni. Elevatissimo il numero di casi in cui i figli assistono alla violenza subita dalla propria madre (72,6% delle vittime che hanno figli) e nel 21,4% dei casi i figli sono essi stessi vittima di violenza. Circa il 16% delle donne ha subito violenza durante la gravidanza. Nel 54,8% dei casi è il partner ad abusare, nel 22,9% un ex, nel 12,5% è un altro familiare o parente; le violenze subite fuori dall’ambito familiare e di coppia costituiscono il restante 9,9%. Il 10% delle donne ritira la denuncia durante le varie fasi del processo mentre quelle che raggiungono gli obiettivi del percorso di uscita sono solo il 22%.