Mentre la battaglia per Mariupol sembra agli sgoccioli continuano gli scontri sul resto dei fronti aperti in Ucraina.

Dal confine est arrivano notizie contrastanti, è difficile dire al momento quale sia la situazione reale nel più importante porto del Mar d’Azov, tuttavia, nel pomeriggio fonti russe hanno diffuso la notizia che 1026 “marines” ucraini della 36° brigata, asserragliati da giorni nell’impianto metallurgico di Illyich, a Mariupol, avrebbero deposto le armi volontariamente e si sarebbero arresi.

In seguito, alle 21 circa (ora locale), i comandanti del Reggimento Azov e della stessa 36° brigata marina hanno registrato un video in cui, seduti l’uno di fianco all’altro, affermano che le loro forze sono riuscite a rompere l’accerchiamento della 36° a Mariupol e ora sarebbero riusciti a mettere in comunicazione i due corpi ucraini.

Contemporaneamente è arrivato un altro filmato, questa volta di parte russa, che mostrava un attacco aereo mirato a delle truppe in movimento. Secondo la Repubblica Popolare di Donetsk si tratterebbe della propria artiglieria che ha individuato e fermato un tentativo di sfondamento della 36° brigata marina ucraina a Mariupol.

Ora, è evidente che le notizie sono in contrasto e quindi non possiamo, mentre chiudiamo questo pezzo, dare un quadro definitivo della giornata di scontri. Tuttavia, il dato che ne ricaviamo è che al momento bisogna diffidare di ogni proclama e che, effettivamente, la partita per Mariupol non è ancora chiusa.

A poca distanza, nel Donbass, lavorano i satelliti. La Cnn ha fatto sapere di aver geolocalizzato un video condiviso sui social media l’11 aprile che mostra un gruppo di veicoli militari russi vicino a Matveev Kurgan, un insediamento nella regione di Rostov sul Don. I veicoli erano rivolti a nord-ovest, in direzione della parte ucraina del Donbass, e l’emittente americana citava questa notizia come conferma dell’imminente tentativo di sfondamento russo su questo fronte.

Inoltre, altre immagini satellitari, citate anche da Radio Free Europe e diffuse su internet, dimostrano un significativo aumento del dispiegamento di aerei russi nell’aeroporto militare “Lipetsk-2”, nell’omonimo oblast. Stando a queste verifiche incrociate con le immagini precedenti, il numero di caccia e bombardieri è raddoppiato a più di 30 aerei dalla fine di marzo. Dall’11 aprile sarebbero arrivati 6 nuovi caccia Su-27, 14 bombardieri Su-30 o Su-34, 10 bombardieri Su-24 e 4 aerei non identificati.

Infine, sempre i satelliti, in questo caso il famoso Maxar, ci mostrano che le forze russe continuano a muoversi nell’Ucraina orientale. Immagini dell’altro ieri diffuse da poco evidenziano il dispiegamento militare russo lungo l’autostrada 14k-34 e il corridoio che porta da Soloti e Valuyki nella Russia occidentale verso il confine con l’Ucraina.

D’altro canto, sempre nell’ottica di delineare un quadro omnicomprensivo di questo conflitto, registriamo che anche agli antipodi, ovvero al confine ucraino con la Polonia, ci sono movimenti significativi. Un nutrito carico di attrezzature militari, tra cui M109A6 Paladin e obici semoventi PzH 2000, era stato avvistato alla stazione ferroviaria di Gnezdo in Polonia durante il pomeriggio di martedì.

Qualche passeggero in attesa del treno deve essere trasalito nell’osservare tale colonna di mezzi blindati e armi passargli davanti e qualcun altro ha pensato bene di riprenderla in un video che ha fatto in fretta il giro del web. Secondo la versione ufficiale l’equipaggiamento sarebbe in transito dalla Germania verso est per rinforzare il fianco della NATO in quella direzione. Poi, stamane, altre immagini anonime hanno mostrato i nuovi carri armati polacchi T-72M1 vicino al confine con l’Ucraina. Non ci è dato sapere se i due eventi siano legati, e potrebbero non esserlo, ci limitiamo a segnalarne la corrispondenza temporale.

A tale proposito è significativo notare che dal ministero degli esteri russo è arrivato un monito chiaro. “I veicoli che consegnano armi occidentali sul suolo ucraino sono obiettivi legittimi” recita il comunicato riportato dalla Tass, il che rappresenta, evidentemente, sia una minaccia sia un avvertimento.

Lo stesso omologo ucraino, Dmytro Kuleba, si è accorto della particolare attenzione assegnata dal Cremlino ai rifornimenti militari del suo Paese tanto da dichiarare che “Mosca ha preparato una massiccia campagna rivolta ai media e ai politici stranieri con e-mail e annunci che diffondono disinformazione sull’Ucraina”. Kuleba ha poi aggiunto “non cascateci”, nel consueto stile che il governo ucraino usa ormai da quasi un mese quando si rivolge agli alleati occidentali. La sfumatura è che questa volta sembrava più una richiesta che un ammonimento.

In questa guerra di dichiarazioni, l’ultima che riportiamo viene nientedimeno che dal ministro della difesa russo in persona, lo stesso Sergey Shoigu che fino a qualche tempo fa sembrava sparito dalle scene, forse perché inviso a Putin dopo gli insuccessi delle prime settimane di guerra. Ebbene, Shoigu non solo è tornato ma ha anche tuonato contro i nemici che “se gli attacchi ucraini contro il territorio russo non si fermano, colpiremo i luoghi dove si prendono le decisioni”.

Rispetto alle forniture all’Ucraina è significativo segnalare che il ministero dell’Ucraina ha ricevuto quattro milioni di dollari di attrezzature per digitalizzare le informazioni sui presunti crimini di guerra commessi dalla Russia. Il ministero ha riferito che l’attrezzatura è stata donata da due società private, AXON e Benish GPS, ed è “tra le migliori nel suo genere”. Nello specifico le “body camera” saranno utilizzate per “riprendere le prove dei crimini di guerra”.

Chiudiamo con una delle principali preoccupazioni internazionali legate a questo conflitto: il grano. Il ministero dell’agricoltura ha fatto sapere che la semina è iniziata in tutte le regioni tranne in quella di Lugansk. Tuttavia, quest’anno quasi il 40% della superficie sarà utilizzato per il consumo interno, mentre il resto potrà essere esportato. Per supportare un settore in grave crisi il governo fornirà agli agricoltori finanziamenti per quasi 100 milioni di dollari raccolti anche grazie agli aiuti internazionali.