Cultura

Pedagogia e sociologia alla prova del confronto critico

Pedagogia e sociologia alla prova del confronto criticoTamil Nadu International Kite Festival in India foto Ansa

Percorsi «Educazione e identità interculturale», per Multimedia editore. Un volume di saggi e dialoghi tra Zygmunt Bauman, Riccardo Mazzeo, Agostino Portera

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 17 gennaio 2024

Educazione e identità interculturale è uno dei volumi della collana «Pratiche dialogiche» per Pensa Multimedia Editore (pp. 176, euro 18), ideata da Riccardo Mazzeo, anche curatore di questo testo nonché autore del saggio introduttivo e della postfazione. Nel mezzo campeggiano i dialoghi fra il pedagogo Agostino Portera e il sociologo Zygmunt Bauman di cui Mazzeo è stato allievo e con il quale ha scritto testi quali Conversazioni sull’educazione e Elogio della letteratura. Il confronto tra i due pensatori avviene su tematiche fondamentali: il concetto stesso di multiculturalismo, il pluralismo religioso, la crisi climatica e quella identitaria. Già nell’introduzione Mazzeo anticipa i diversi posizionamenti dei due studiosi, mentre Portera infatti si pone come: «eucolon: legge la realtà che ci circonda e che viviamo esaltandone gli aspetti positivi», Bauman, sostenuto da Mazzeo stesso, agisce il ruolo «discolon: porre l’accento sugli aspetti negativi, sgradevoli o che comunque meriterebbero di essere sanati, migliorati».

SECONDO IL SOCIOLOGO, deceduto nel 2017, ideatore del concetto di Modernità liquida (1999) puntare l’attenzione sulle ingiustizie, analizzandole e quindi ponendole in primo piano è necessario per poterle sradicare. Allorché, quindi, Portera, dopo aver descritto il dramma della società contemporanea dominata esclusivamente dal mercato, gli chiede se non sia necessario soffermarsi anche sulla bellezza della nostra epoca, in particolare sulla democrazia, Bauman risponde che non è raccomandabile perché non è utile al cambiamento. Prosegue poi con un’analisi molto interessante ricordando la suddivisione di Stanley Fisch tra «multiculturalismo boutique e multiculturalismo radicale»: il primo ci spinge ad accettare e apprezzare superficialmente alcuni aspetti secondari delle culture diverse, il secondo ad accettarle in toto.

La tolleranza totale, però, è impossibile, basti pensare al paradosso del cannibalismo per esempio e la conclusione è quindi che il multiculturalismo non esiste, se non nei ristoranti etnici o nelle pratiche yoga insegnate in palestra agli occidentali che si sentono di ampie vedute. Anche rispetto alla crisi climatica, che Portera analizza con ampiezza di dati e approfondimenti, il sociologo mette al bando ogni ipocrisia: «possiamo parlare e pensare in modo diverso rispetto ad alcuni decenni fa, ma il modo in cui conduciamo la nostra vita quotidiana, e in particolare la gerarchia delle nostre preferenze, difficilmente si sono emendati».

L’ATTINENZA ALLA REALTÀ di tale risposta di Bauman risulterà evidente a chiunque osservi, per esempio, il packaging alimentare nella grande distribuzione, rendendosi conto che non si sono verificati reali cambiamenti in direzione della sostenibilità.

Nel dialogo sull’identità interculturale, fra Portera e Bauman vige una sostanziale condivisione: le identità più flessibili, quindi non quelle nazionali ormai anacronistiche, sono le più consone alla realtà contemporanea in cui i cambiamenti sostanziali avvenuti nel mondo del lavoro e del ruolo dello stato hanno destrutturato non solo il sistema ma le dinamiche interpersonali e i destini individuali. Il tema dell’immigrazione è trasversale ed emerge in modo significativo nel dialogo dedicato al pluralismo religioso in cui Portera interroga Bauman sul terrorismo, alla luce degli attentati avvenuti in Europa nell’ultimo decennio.

Il sociologo risponde citando l’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, aggiungendo che il terrorismo è: «l’arma dei disarmati» e non potrà essere sconfitto fino a che non verranno eliminate le ineguaglianze e le ingiustizie vigenti tra i popoli. Nella postfazione Mazzeo analizza, infine, quali siano i freni alla fratellanza che individua come la chiave per una educazione all’interculturalità e lo fa utilizzando l’esempio di film e romanzi, ribadendo la sua nota posizione di sostenitore della narrazione non solo come strumento necessario per comprendere e analizzare la realtà, ma fondamentale anche in campo educativo.

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