Erano partiti in 68 dalle coste turche di Smirne. Il veliero su cui viaggiavano è naufragato ieri mattina nello stretto di Kafireas tra le isole di Andros e Evia, mar Egeo. Nove uomini nati in Egitto, Iraq e Afghanistan sono riusciti a riparare sull’isolotto disabitato di Mandilou. La guardia costiera greca li ha trovati lì, arrampicati sugli scogli mentre si sbracciavano per chiedere aiuto. Un decimo è stato individuato più tardi, su una spiaggia poco distante.

Di tutti gli altri si è persa ogni traccia. I mezzi navali e aerei non sono riusciti a trovarli. Alle 3.30 di ieri mattina il progetto Aegean Boat Report, che monitora i flussi della rotta orientale e diffonde le richieste di soccorso, aveva ricevuto due video di richiesta d’aiuto. Uno mostra un uomo che, disperato, dice al telefono: «L’acqua sta entrando, affrettatevi a salvarci, abbiamo pochi minuti, la barca affonderà».

AEGEAN BOAT REPORT ha dato solo una descrizione di queste immagini, che ha deciso di non pubblicare «per rispetto ai parenti delle vittime». Molte delle persone ritratte, infatti, sono tra i dispersi. Troppo complicate le condizioni meteo, per il veliero e per i mezzi dei soccorritori.

Sempre nell’Egeo davanti all’isola di Samos, quasi 200 chilometri più a est, era naufragata un’altra barca solo poche ore prima. Lunedì pomeriggio sono state soccorse quattro persone, altre otto mancano all’appello.

NEL TRATTO DI MARE tra Turchia e Grecia non ci sono navi Ong. Le persone partono comunque, nonostante i controlli delle autorità di Ankara vincolate dal patto con l’Ue: sei miliardi di euro per fermare le partenze. Secondo le statistiche (non ufficiali) di Aegean Boat Report nel 2022 in Grecia sono arrivate 335 barche con 7.805 migranti. 44.293 sono stati fermati da Ankara, 20.661 respinti da Atene. Circa 12mila persone partite sempre dalle coste turche, invece, sono arrivate in Italia. Il dato è aggiornato al 30 settembre scorso e indica un aumento di quasi il doppio rispetto al 2021. La maggior parte sono rifugiati afghani.

Neanche lungo questa rotta ci sono navi Ong: ennesima conferma che non esiste alcun «pull factor», fattore di attrazione. I migranti partono comunque, ma senza soccorritori hanno maggiori probabilità di perdere la vita.

I NUMERI PIÙ aggiornati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) dicono che nel 2022 il Mediterraneo ha inghiottito almeno 1.765 vite. La rotta migratoria più letale resta quella che parte da Libia o Tunisia e arriva in Italia: 1.287 morti.

«L’unico modo per mettere fine a queste morti è aprire canali di accesso regolari – afferma Flavio Di Giacomo, portavoce Oim per il Mediterraneo – Non c’è alcuna emergenza numerica. In Italia quest’anno sono arrivate circa 85mila persone. Siamo 60 milioni di abitanti e in Europa 450 milioni. L’emergenza è umanitaria per i rischi e le violenze che i migranti soffrono lungo il tragitto».

Davanti alle coste siciliane, intanto, le tre navi Ong sono abbandonate a se stesse. Ocean Viking, Humanity 1 e Geo Barents hanno a bordo un migliaia di naufraghi. Hanno chiesto il porto tra due e 14 volte. Nessuna risposta dal ministero dell’Interno che spera di convincere i pesi di bandiera delle imbarcazioni umanitarie, in questo caso Norvegia e Germania, a ricollocare alcuni migranti.

«SULLA NAVE CI SONO 572 sopravvissuti a potenziali naufragi, 572 motivi di fuga e ricerca di una vita più sicura», racconta Riccardo Gatti dalla Geo Barents di Medici senza frontiere. «Una famiglia è partita perché in Libia ha speso tutti i soldi che aveva per curare la bimba senza riuscirci. Un ragazzo sta cercando di arrivare in Germania per salutare la madre, prima che muoia di cancro. Tutti loro hanno richiesto un visto, senza ottenerlo».

«Abbiamo lasciato la Siria a causa della guerra. Rischiavamo l’arruolamento nell’esercito. Non potevamo garantire la sicurezza di nostra figlia, né la sua istruzione. Abbiamo trascorso più di un anno in Libia. Abbiamo tentato la fuga cinque volte prima di riuscirci», raccontano Bassem e Hana, nomi di fantasia per una coppia di 33 e 23 anni, all’equipaggio della Ocean Viking. Alcuni naufraghi sono a bordo da 12 giorni. Ancora troppo pochi per la propaganda del governo Meloni sulla pelle degli ultimi. Mentre quelli aspettano, infatti, i 338 salvati ieri dalla guardia costiera italiana e dal pattugliatore spagnolo Rio Arlanza, in missione per Frontex, sbarcheranno subito.