Parma2020, il corpo elastico del tempo
Mostre «Time Machine», la rassegna che apre l’anno della Capitale italiana della cultura presso il Palazzo del Governatore
Mostre «Time Machine», la rassegna che apre l’anno della Capitale italiana della cultura presso il Palazzo del Governatore
Al tempo, dice il Cappellaio Matto a una Alice smarrita nel paese delle meraviglie, «non gli va di esser battuto. Se invece ti fossi mantenuta in buoni rapporti con lui, farebbe fare al tuo orologio tutto quello che vuoi tu». La mostra che apre i giochi di Parma capitale italiana della cultura 2020 – Time machine, al Palazzo del Governatore, in corso fino al 3 maggio – sceglie di rompere i confini lineari delle cronologie storiche per immergersi nei ribaltamenti temporali delle immagini, in quell’universo parallelo in cui l’immersione fisica in una qualsivoglia «durata» (di memoria bergsoniana) non può mai essere reale, ma uno stato psichico che inclina verso gli stati allucinatori.
Così, dopo un inizio percorso affidato ai primi dispositivi che sdoppiano e rendono dinamica la visione, dilatando e restringendo la permeabilità del tempo, il curatore Antonio Somaini, con Eline Grignard e Marie Rebecchi, e da un’idea di Michele Guerra, immerge il visitatore nei meandri dell’invisibile, nel regno dell’impalpabilità, creando piccole interruzioni di sequenze attraverso istanti, volute di fumi, impennate di onde, cadute di gocce, boccioli e semi in rapida crescita – lo stesso Ejzenstejn avrebbe voluto fare un film sul movimento espressivo delle piante. Sono gli adattamenti creativi del ritmo delle lancette che da laboratorio biologico si trasforma in atelier per apparecchiare il fantastico.
CON L’AVVIO che apre su un film come Interstellar e l’omaggio per sognatori irriducibili tributato al romanzo di H. G. Wells sui viaggi nel tempo – che uscì nel 1895, stesso anno di quei «marchingegni per lo stupore» che erano le prime proiezioni dei fratelli Lumière – la rassegna fa propria l’utopia primigenia di ogni essere umano, pur scartandone il corpo fisico dalle inquadrature: esorcizzare l’inesorabilità della morte, rimontando la vita a piacimento – in sovraimpressione, time lapse, inversioni improvvise, ralenti e accelerazioni parossistiche, attraverso il found footage e l’«estasi» del montaggio cinematografico, o anche nella finzione di una infinita circolarità.
SONO TUTTE narrazioni-invito alla fuga dalla tentazione archivistica (peraltro impossibile), indicando il passaggio segreto verso mondi altri, di certo onirici. Come testimonia il cortometraggio di Epstein, Le tempestaire, in cui il tempo richiama a sé la parola greca kairos, condizione favorevole, momento opportuno, abbracciando la magia e manipolando la linea astratta della cronologia per governare uragani e altri fenomeni. «Sembrava chiaramente necessario sperimentare ciò che potrebbe essere aggiunto dal procedimento del ralenti, che non cessa di arricchire il regno del visivo di tanti aspetti ancora non visti», dice Epstein.
PIÙ CHE UNA RIFLESSIONE intorno alle «macchine del tempo», l’esposizione di Parma è un collage di scritture emozionali con un sottotesto evidente: il desiderio ambiguo di procedere à rebours, avvolgendo e srotolando il nastro per cogliere la trasformazione nell’atto del suo compiersi o disfarsi, tessendo insieme passato presente e futuro con la benedizione di numi tutelari come Albert Einstein e Sergej Ejzenstejn. Il lavoro di Vertov che riassembla un toro fatto a pezzi e lo resuscita, semplicemente mostrando a ritroso le fasi della macellazione, è un documento fondativo in questo senso.
Quella «quarta dimensione» che lanciò il nuovo linguaggio dell’arte contemporanea, frantumando la prospettiva e inserendo più punti di vista negli apparentemente immobili tavoli con nature morte di Cézanne, è la stessa che ritroviamo sugli sbuffi del fumo disperso dal vento o fra i lembi di nuvole, ossessivamente ripresi dal giapponese Masanao Abe, guidato da un’ansia combinatoria mai soddisfatta.
Nel 1927, infatti, il meteorologo Abe (1891-1966) creò, pagandolo di tasca propria, un Osservatorio di ricerca a Gotemba nella prefettura di Shizuoka, vicino al monte Fuji. Inventando anche dispositivi (come le lenti whole sky) per catturare l’evanescente corpo lattiginoso delle sue nubi, questo scienziato, fotografo e regista ha lasciato un impressionate atlante delle variazioni atmosferiche che scavalca del tutto il «tempo reale», sulla scia inconsapevole di ciò che profetizzava Deleuze.
SE L’ARTISTA E FILMMAKER Harun Farocki accosta due schermi per raccontare in diretta l’esperienza di fabbricazione dell’immaginario, Rosa Barba espone la pellicola stessa che rende dinamica in processi meccanici all’interno di un quadrante che molto somiglia a un gigantesco orologio. È un set teatrale scolpito che accoglie le «istruzioni per il proiezionista» in loop.
Ripensare il tempo come fosse un concetto permeato di enigmatiche corrispondenze è anche quello che fa Godard con le sue Histoire(s) du cinema. Il curatore Somaini, docente di teoria del cinema, dei media e della cultura visuale alla Sorbona, ha inserito quel progetto nel percorso come un’opera centrale e spartiacque. A punteggiare – in totale soggettiva – l’idea di una imprendibilità della materia che si estende tra memoria e oblio.
IL CALENDARIO DI PARMA2020
In una città che riluceva del suo giallo leggendario ormai entrato nella palette con un nome a sé (pur se già i palazzi dei Farnese sfoggiavano il giallo e l’ocra, fu l’architetto francese Petitot a trasformare quel colore nella tinta «ufficiale» di Parma, durante i restauri urbanistici della seconda metà del XVIII secolo), si è aperto nello scorso week, alla presenza di Sergio Mattarella, l’anno dedicato alla cultura, che prevede trentadue progetti e quattrocento eventi, in una convergenza di arte, teatro, musica e gastronomia che si dirama sul territorio circostante, tra castelli, dimore storiche e natura. Il «viaggio» nella città emiliana comincia con l’esplorazione delle «time machines» al Palazzo del Governatore per poi procedere alla galleria San Ludovico con le mostre Noi, il cibo, il nostro pianeta e a Palazzo Pigorini Parma è la Gazzetta. Cronaca, cultura, spettacoli, sport: 285 anni di giornalismo.
Anche la botanica avrà la sua parte: il 28 febbraio arriverà l’artista inglese Rebecca Louise Law, celebre per le sue installazioni che costruiscono giardini sospesi. La sua prima personale avrà luogo presso l’Antica Farmacia e a Palazzo Ducale.
Il rapporto privilegiato con l’opera di Parma (una consuetudine antica, «esaltata» dalla figura di Giuseppe Verdi, nato a Busseto) sarà sottolineato dalla rassegna – 19 settembre 2020 al 13 gennaio 2021 – al Palazzo del Governatore: vi si raccontano le dinamiche e i meccanismi del mondo operistico fuori e dentro il teatro, in un peregrinare tra fotografie, carteggi, documenti multimediali e registrazioni storiche, articoli di giornale, bozzetti, figurini e costumi.
Naturalmente, nel tour a tema restano irrinunciabili alcune soste nei luoghi della cultura «non effimeri» della città: dallo stupefacente Battistero, palcoscenico privilegiato per l’arte di Antelami (la cui Deposizione invece si trova nella Cattedrale, così come la cupola del Correggio) fino alla bellissima Camera della Badessa, alle collezioni della Pilotta (che «contiene» pure il teatro Farnese), la tormentata Steccata del Parmigianino e il teatro Regio voluto da Maria Luisa d’Austria.
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