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Otto ore di riunione non bastano, il tetto al prezzo del gas non parte

Otto ore di riunione non bastano, il tetto al prezzo del gas non parteUn impianto di stoccaggio del gas – Ap

La riunione dei ministri Ue dell'Energia Il nuovo testo, presentato dalla presidenza di turno dell’Unione (Repubblica Ceca) come un «buon compromesso», prevede un limite tra i 200 e i 220 euro a megawattora

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 14 dicembre 2022

A Bruxelles posizioni ancora distanti sul tetto al prezzo del gas. La riunione dei ministri Ue dell’Energia svoltasi ieri a Bruxelles, convocata con all’ordine del giorno la discussione su una nuova proposta di «regolamento relativo a un meccanismo temporaneo di correzione del mercato del gas» (la borsa di Amsterdam Ttf), si è protratta a lungo (otto ore di negoziati), senza sciogliere i nodi lasciati in eredità dall’ultimo vertice dello scorso 24 novembre, che, com’è noto, si era chiuso con la bocciatura della «soluzione» prospettata dalla Commissione di un tetto a 275 euro a megawattora.

Il nuovo testo, presentato dalla presidenza di turno dell’Unione (Repubblica Ceca) come un «buon compromesso», prevede un limite tra i 200 e i 220 euro a megawattora. Se il prezzo si mantiene sopra questa soglia «per un periodo compreso tra i tre e i cinque giorni», scatta il dispositivo di correzione (il differenziale con gli indici di riferimento globali viene fissato invece a 35 euro). Una «misura temporanea di emergenza», basata sull’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione (decisioni straordinarie in caso di gravi situazioni economiche, con particolare riferimento all’approvvigionamento di prodotti energetici). Almeno così è stata presentata.

In realtà, la misura appare del tutto inadeguata rispetto alla drammaticità del quadro economico europeo. Ma soprattutto non prende di petto il problema della speculazione (un anno fa il gas costava dieci volte meno). La formazione del prezzo del gas naturale in Europa ha poco a che vedere con la reale domanda e la reale offerta dello stesso. Il regime di scarsità è determinato artificialmente dal trading (acquisto e vendita di titolo finanziari) su contratti derivati (contratti a termine per la consegna di una determinata quantità di un certo sottostante a un prezzo e a una data prefissati) aventi il gas come «materia» sottostante. Per questo, un tetto a 200-220 euro sarebbe nient’altro che un favore agli speculatori.

Per circa la metà dei Paesi membri, Italia compresa, bisognerebbe abbassare significativamente la soglia sopra la quale scatterebbe il blocco dei prezzi al Ttf. Ma c’è il muro di Germania, Olanda e Austria, che temono una «compromissione» del mercato, quindi di «tetti» farebbero volentieri a meno di parlarne. Per il prosieguo, decisiva potrebbe essere la posizione della Francia, che finora ha mostrato un certo equilibrismo. Se ne riparlerà al prossimo giro. L’economia e i cittadini possono attendere.

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