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Ottantamila per la pace in sette piazze

Ottantamila per la pace in sette piazzeRoma, il corteo per la pace di ieri – LaPresse

Li fermi chi può Da Milano a Palermo, passando per Torino, Firenze, Roma, Bari e Cagliari, la protesta di associazioni, studenti e Cgil con Pd, M5S e Avs. Gli studenti denunciano: «Spendiamo 30 miliardi di euro in armi»

Pubblicato un giorno faEdizione del 27 ottobre 2024

Almeno ottantamila in tutta Italia, ventimila solo a Roma. I numeri della manifestazione per la pace organizzata ieri in sette città italiane: oltre alla capitale cortei anche a Torino, Milano, Firenze, Bari, Palermo e Cagliari. La mobilitazione è stata promossa da Europe for peace, Rete italiana pace e disarmo, Fondazione PerugiAssisi e Sbilanciamoci!, con il supporto di Cgil, Anpi, Acli e oltre 400 tra associazioni e movimenti. Hanno aderito anche le opposizioni, con delegazioni di Pd, Avs, M5s e Rifondazione presenti nelle piazze.

A ROMA le bandiere palestinesi, delle associazioni e organizzazioni studentesche riempiono la piazza. Di fronte al Colosseo, sopra il palco, una signora spalanca le finestre e appende alcune sciarpe e camicie colorate. Dal viola al rosso, prende forma la bandiera della pace. «L’Italia ha le mani sporche di sangue», denuncia Bianca Piergentili, coordinatrice della Rete studenti medi del Lazio. «La Costituzione ripudia la guerra, ma come facciamo a ripudiarla se spendiamo 30 miliardi di euro per le armi?», domanda dal palco, mentre «neanche un euro alle scuole e alle università». Gli studenti di Rete della conoscenza, Link e Udu rivendicano «una società della cura», e scenderanno in piazza il 15 novembre per ribadire che «i luoghi della formazione non possono diventare un laboratorio di armi», in continuità con le proteste dello scorso anno che chiedevano il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane. Anche per Nicola Fratoianni (Avs) la spesa militare va bloccata, e si appella alle opposizioni per una linea comune. È d’accordo Marta Bonafoni (Pd), per cui la situazione in Medio Oriente «non è più un’escalation, è il rischio dietro l’angolo di una guerra globale». Una critica agli appelli occidentali arriva da Yousef Salman, presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio: «Avete riconosciuto lo Stato di Israele e dite di volere la pace con due stati e due popoli, allora perché non riconoscete lo Stato di Palestina?». Sfila il Laboratorio ebraico antirazzista: «Siamo figli e nipoti di sopravvissuti ad Auschwitz – dicono – Col peso delle nostre storie e del nostro dolore ci opponiamo al genocidio in corso».

Dal palco il segretario della Cgil Maurizio Landini: «Gli investimenti bellici alimentano un’economia di guerra e tolgono fondi alla scuola e alla sanità» ha detto, ribadendo la necessaria unità del movimento globale dei lavoratori davanti alla guerra.

«IN PIAZZA Santa Croce possono entrare al massimo 12mila persone, ed è già strapiena mentre più di metà corteo è ancora in cammino». Basta questo dato, offerto ai microfoni di Controradio da Bernardo Marasco che guida la Camera del Lavoro di Firenze, a far capire il successo di una manifestazione che ha visto fra i protagonisti tantissimi toscani con liguri ed emiliano-romagnoli. Fra i partecipanti ci sono fra i tanti gli scout dell’Agesci, che sfilano fianco a fianco con gli attivisti dei cento fiori della sinistra italiana, in tutte le sue declinazioni. Anche questa immagine, inconsueta, aiuta a far capire che il popolo della pace vuol riprendere la parola. Indicativo che alla testa della manifestazione ci sia la sindaca dem Sara Funaro, con accanto padre Bernardo Gianni priore della basilica di San Miniato, e a poca distanza l’imam del capoluogo toscano Izzedin Elzir. Partito da piazza Santa Maria Novella, il corteo percorre le sponde dei lungarni attraversando i ponti a segnare l’idea dei «Ponti di pace», come hanno sottolineato gli organizzatori.

Moltissimi i drappi arcobaleno, anche tante bandiere della Palestina e del Libano, e tanti striscioni con la richiesta di cessare il fuoco. «Dobbiamo continuare a manifestare per la pace e contro le guerre anche se il nostro grido non arriva – dice Izzedin Elzir – Già vedere la piazza di Firenze con migliaia di persone che camminano insieme per la pace ci dà una grande speranza». «Senza la pace non c’è lavoro – gli fa eco Rossano Rossi che guida la Cgil Toscana – senza la pace non c’è futuro, senza la pace ci sarà solo morte e distruzione». Non mancano i gonfaloni di alcuni comuni, così come i labari delle sezioni Anpi di mezza Toscana e il grande striscione «Insorgiamo» del Collettivo di Fabbrica ex Gkn. Moltissimi i giovani in un corteo che vede protagonisti i ragazzi e le ragazze degli istituti superiori e insieme i loro nonni, interpreti impeccabili di una manifestazione grande, colorata e che fa bene al cuore. «Firenze è sempre stata città della pace e continuerà ad esserlo – tira le somme la sindaca Funaro – dobbiamo fare di tutto per lanciare messaggi di pace».

A BARI ieri mattina cinquemila persone arrivate da tutta la regione, ma anche da Calabria e Basilicata, sono partite da piazza Massari per arrivare in piazza Prefettura. Qui dal palco è intervenuto il governatore regionale dem Michele Emiliano, ribandendo la necessità di un’iniziativa del governo e dell’Unione Europea per un cessate il fuoco immediato. Anche il presidente dell’Anpi Pagliarulo nel capoluogo pugliese: «la pace è la strada dei partigiani dell’umanità» ha detto, prima di concludere citando Gino Strada, fondatore di Emergency. La ong presente nelle piazze, con la presidente Rossella Miccio sul palco a Milano; a Roma invece in collegamento Stefano Sozza, capomissione a Gaza.

A Palermo c’è anche l’ex sindaco Leoluca Orlando, ora eurodeputato nel gruppo dei Verdi, tra le centinaia di persone in piazza. Alla mobilitazione ha aderito l’arcivescovo del capoluogo siciliano, Corrado Lorefice, che in un messaggio ha invitato i manifestanti a non cedere allo «strapotere dell’odio». In mattinata c’è stato il presidio a Cagliari davanti al porto: qui assieme alle sigle sindacali, le associazioni e rappresentanti politici anche movimenti che lottano contro la presenza di basi militari sull’isola, dove la concentrazione è tra le più alte d’Europa.

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