Rischia l’espulsione dalla Knesset Ofer Cassif, il deputato ebreo comunista del partito Hadash che ha aggiunto la sua firma a quelle degli oltre 200 israeliani che hanno firmato la petizione a sostegno del procedimento alla Corte internazionale dell’Aia contro lo Stato ebraico accusato dal Sudafrica di commettere un genocidio a Gaza. Lo abbiamo intervistato ieri a Gerusalemme.

Lei ha detto che il suo impegno verso la società israeliana è lottare per la giustizia, contro la guerra, la pulizia etnica, lo sterminio e non per un governo che porta avanti un’offensiva militare devastante. Da qui il suo appoggio al procedimento in corso contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia.
In Israele persino quelli che si proclamano liberal e democratici non comprendono più la distinzione tra governo e Stato. In democrazia il governo non è lo Stato ma parte della politica. E se c’è un governo allora deve esserci anche un’opposizione. Dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre e all’ombra della guerra, il governo si sta trasformando in una dittatura, da qui la repressione delle voci contro la guerra, il divieto di manifestare per il cessate il fuoco nei centri abitati arabi e la punizione di quei cittadini, non solo arabi, che hanno espresso simpatia per le vittime innocenti dei bombardamenti, come i bambini di Gaza. Perciò il mio impegno morale, come parlamentare e cittadino, è quello di alzarmi e parlare contro questo governo. Sono contro la guerra che uccide palestinesi e anche israeliani, chiedo la salvezza degli ostaggi israeliani a Gaza non pochi dei quali temo non siano più vivi. E non voglio che muoiano altri soldati israeliani. L’unica strada, perciò, è fermare la guerra e fermare l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi. Da qui nasce il mio appoggio al procedimento avviato dal Sudafrica alla Corte dell’Aia che, se le cose andranno come molti prevedono, decreterà lo stop immediato alla guerra fermando le uccisioni di palestinesi, di israeliani e salverà la vita degli ostaggi.

A Gaza Israele si sta macchiando di un genocidio?
Credo che a questa accusa debba necessariamente seguire una indagine. Lo Stato di Israele ha aderito dopo la Seconda guerra mondiale alla Convenzione contro il genocidio; quindi, è legittimo avviare nei suoi confronti una procedura d’inchiesta per verificare l’accusa che gli viene rivolta dal Sudafrica. Dal mio punto di vista la priorità non è affermare o smentire che sia in corso un genocidio a Gaza ma che venga svolta una indagine accurata in modo da arrivare a una conclusione chiara della Corte internazionale di Giustizia.

Israele si prepara a una dura battaglia legale e ha nominato Aharon Barak come suo giudice aggiunto ai 15 della Corte dell’Aia. Questa scelta ha sollevato polemiche nella maggioranza come nell’opposizione. Barak, il giudice più noto di Israele, lo scorso anno è stato uno dei nemici più accaniti della riforma giudiziaria di Netanyahu e a sua volta è stato attaccato pesantemente dal primo ministro. Ora è all’Aia a difendere la guerra del governo. Cosa ne pensa?
Certo è sorprendente. Barak è stato attaccato, offeso, umiliato, definito un traditore dall’entourage di Netanyahu. E ora il primo ministro vuole che rappresenti Israele. Il cinismo di Netanyahu non ha limiti. Se Barak fallirà e la Corte troverà fondata l’accusa del Sudafrica, allora sarà il giudice ad essere rimproverato. Non solo. Ci sono alcuni alleati di Netanyahu che vanno in giro a dire che Barak finirà per collaborare con la Corte internazionale a scapito di Israele. Se invece i giudici dell’Aia respingeranno l’accusa del Sudafrica, allora Netanyahu si approprierà della vittoria affermando di aver scelto la persona giusta a difesa di Israele. Allo stesso tempo è una vergogna che il giudice Barak abbia accettato la nomina di Netanyahu. Non avrebbe dovuto collaborare con l’uomo che ha portato la minaccia più grande alle istituzioni di Israele. Più di tutto non avrebbe dovuto accettare di difendere le azioni di questo governo contro i civili palestinesi. Gaza è distrutta, 23mila palestinesi sono stati uccisi e tenendo conto dei dispersi temo che il bilancio dei morti sia già superiore a 30mila. Il 70% delle vittime sono donne e bambini, senza dimenticare le distruzioni immense. No acqua, non più ospedali, fame, malattie, tutto a causa dei bombardamenti israeliani. Sono cose che le organizzazioni umanitarie denunciano ogni giorno. E pur considerando il terribile massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre, Barak non avrebbe dovuto accettare questo incarico.

Un parlamentare di destra ha avviato la procedura per la sua espulsione dalla Knesset. Se 90 deputati su 120 voteranno a favore, lei sarà fuori dal Parlamento.
Non mi preoccupa questo, mi rivolgerò alla Corte suprema. Mi amareggia piuttosto che tanti deputati che non fanno parte della destra si siano detti pronti a votare contro di me. È sconfortante.