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Obiettivo Nasrallah. Israele sventra sei palazzi a Beirut

Obiettivo Nasrallah. Israele sventra sei palazzi a BeirutUna nuvola di fumo si alza dagli edifici colpiti a sud di Beirut foto Getty Images

Strage collaterale L’attacco senza precedenti con le devastanti bombe anti-bunker sulla capitale. Incertezza sulla sorte del leader di Hezbollah. L’aviazione israeliana continua a colpire sud e ovest Timori crescenti sull’aeroporto, unica via di fuga

Pubblicato 12 giorni faEdizione del 28 settembre 2024

Sono le sei e un quarto di sera a Beirut quando si sentono delle violentissime esplosioni. Quattro, cinque, sei detonazioni, una dietro l’altra. Questa volta si sentono ovunque e sono fortissime. Tutti hanno la stessa impressione, ovvero che stia succedendo proprio a pochi metri. La gente esce dai negozi, guarda in aria, si ferma il traffico. Tutti sui telefoni per avere qualche aggiornamento.

Una colonna di fumo si alza in direzione Dahieh. Dopo qualche minuto cominciano a circolare i primi video e le prime foto, girano notizie: due palazzine, poi quattro, infine sono sei gli immobili rasi al suolo dall’aviazione israeliana, nell’attacco più potente avvenuto dall’inizio della guerra a ora su Beirut. Le bombe usate sono le GBU-72, le «bunker buster» create nel 2021, e mai usate in passato su Beirut. Gli Stati uniti non erano informati dell’attacco, ha dichiarato un porta parola del pentagono a Reuters.

OBIETTIVO MANCATO dell’attentato Hassan Nasrallah, capo del partito-milizia Hezbollah, che pare si trovasse in quello che i media chiamano «quartier generale» a Dahieh, periferia sud di Beirut. Un quartiere ad alta densità di popolazione. Classe 1960, Sayyed Nasrallah è al comando di Hezbollah ininterrottamente dal 1992. Anche il capo esecutivo Hachem Safieddine – per molti il successore designato – sarebbe vivo. Ma al momento in cui scriviamo il partito non ha confermato né smentito alcuna notizia.

Arrivano sul posto i soccorsi. Sarà una notte lunga. Si sentono le sirene delle ambulanze nelle strade e gli elicotteri dell’esercito sorvolare la città. Poco dopo la deflagrazione il ministero della salute ha emesso un bollettino che contava 2 morti e 76 feriti. Ma il bilancio è per forza di cose destinato a salire esponenzialmente.

SI TRATTA DEL QUINTO ATTACCO in una settimana al quartiere a maggiornza sciita di Beirut, roccaforte di Hezbollah nella capitale, sede appunto del quartier generale, degli uffici di rappresentanza del Partito di Dio. Poco prima dell’attacco, migliaia di libanesi sciiti si erano riuniti per assistere ai funerali di tre membri di Hezbollah, tra cui Srour, comandante dell’unità aerea, ucciso giovedì in un attentato sempre nella Dahieh.

Israele sta falciando tutti i capi della catena di comando, ma Hezbollah fa sapere che per ogni comandante ucciso ce n’è un altro già addestrato a prendere il suo posto. Il presidente iraniano Pezeshkian ha parlato di «terrorismo di stato», mentre in serata è stata diffusa e poi smentita la notizia di una riunione d’emergenza del consiglio di sicurezza convocata dalla guida suprema Ali Khamenei.

L’attentato arriva proprio qualche minuto dopo il discorso di Netanyahu alle Nazioni Unite.

«IN MENO DI UNA SETTIMANA, almeno 700 persone hanno perso la vita, migliaia sono state ferite e ci sono stati oltre 120mila sfollati nel giro di poche ore. E il conto è destinato a salire mentre parliamo» ha invece dichiarato il coordinatore umanitario per il Libano Imran Riza. Il conto, almeno quello degli sfollati, pare essere di almeno il doppio, tra le cifre ufficiali e non. L’Unrwa ha dichiarato che oltre 30mila persone, in maggioranza siriani, hanno attraversato la frontiera verso la Siria, nonostante la guerra civile sia tutt’altro che finita nel paese confinante. Si presume siano due milioni i siriani in Libano, arrivati proprio per trovare rifugio dalla guerra scoppiata nel 2011.

In mattinata e nel primo pomeriggio l’aviazione israeliana ha continuato negli intensissimi raid a sud del paese e nella Beka’a, a est. Tiro, Bint Jbeil, Nabatiyyeh, Marjayoun, Sidone, Baalbak, e le loro province sono solo alcune delle aree colpite senza sosta ormai da lunedì. I caccia israeliani stanno in pratica spianando il sud del Libano in prospettiva, forse, di uno sfondamento del confine libanese con le truppe di terra, per cui l’esercito ha reclutato «due brigate di riservisti per la missione operazionale sul fronte nord», come ha scritto Avichay Adraee su X. Anche Hezbollah continua ad attaccare senza posa il nord di Israele, concentrandosi però unicamente su basi militari.

AL MOMENTO tutte le proposte di cessate il fuoco tanto a Gaza quanto in Libano sono state rigettate da Israele. Da qualche giorno il Libano sta vivendo un incubo. La compagnia di bandiera libanese, la Mea (Middle East Airline), ha diramato subito un comunicato in cui specifica che non c’è stata nessuna variazione nel tabellone dei voli. Tanta è la paura che l’aeroporto – unica via di fuga – venga chiuso, che non si trovino più biglietti per i prossimi giorni. Il Libano potrebbe da un momento all’altro trasformarsi in una trappola.

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