Internazionale

Obama in Grecia: «L’austerità non dà prosperità»

Obama in Grecia: «L’austerità  non dà prosperità»

Obama in Grecia Messaggio anche per Trump: agli Usa serve la stabilità del sud-Europa al confine con il sultanato di Erdogan e con la polveriera Medio Oriente

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 16 novembre 2016

«Solo con l’austerità, non ci può essere prosperità», ha sottolineato ieri ad Atene Barack Obama. È il messaggio ed il punto centrale della sua visita ad Atene, l’ultimo viaggio europeo, nel corso del quale, oltre la capitale greca, oggi pomeriggio visiterà anche Berlino. Il presidente Usa uscente ha sottolineato, in modo inequivocabile, che «ci vuole un alleggerimento del debito pubblico greco». Com’è noto, si tratta della battaglia principale del governo di Syriza, e molto dipenderà dagli equilibri e dall’eventuale accordo tra i creditori europei della Grecia e il Fondo Monetario Internazionale. Con la visita Obama vuole far sentire ai greci che non sono soli, e che non hanno sbagliato a insistere, chiedendo un superamento della cieca politica di austerity applicata per più di cinque anni.

Da parte sua, Alexis Tsipras, accogliendolo nel palazzo del governo, Megaron Maximou, ha insistito sul fatto che «malgrado tutte le difficoltà che hanno dovuto affrontare, i cittadini greci non hanno ceduto e sono riusciti a difendere i propri valori». Il primo presidente nero degli Stati Uniti ha voluto ringraziare la Grecia per quanto ha fatto e sta facendo nella difficile e delicata questione dei profughi e dei migranti, ponendo l’accento sull’ approccio umano a cui il paese ha saputo dare priorità. E nel suo incontro con il presidente della repubblica ellenica, Prokopis Pavlopoulos, da quanto è filtrato, ha posto particolarmente l’accento sulla necessità di continuare la lotta al terrorismo. Anche in Grecia, ovviamente la quasi totalità dei cittadini, dei politici e dei commentatori cerca di capire verso che direzione si potrà andare, dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Le previsioni più ottimiste sottolineano che Washington ha comunque bisogno della Grecia e dell’Europa tutta, come fattore di stabilità, in una zona che confina con il nuovo sultanato di Erdogan, e la polveriera del Medio Oriente. In questo senso, quindi, un’ulteriore pressione sulla Grecia e sui paesi dell’Europa mediterranea più in generale, con nuove richieste di tagli, non potrebbe che produrre malcontento e destabilizzazione sociale.

Una constatazione quasi elementare, che anche i consiglieri di Trump difficilmente potrebbero ignorare. D’altra parte, certo, bisognerà vedere quanto i falchi del Fondo Monetario, che chiedono nuovi tagli alle pensioni dei greci e la liberalizzazione dei licenziamenti, vorranno e sapranno cogliere il senso dell’appello del presidente americano uscente, a favore di una maggiore crescita, legata a una vasta, quanto necessaria, prosperità sociale. Volendo cercare di guardare a questo ultimo impegno internazionale di Obama, tenendo conto dell’insieme dei rapporti euroamericani, si potrebbe osservare che da una parte, il suo intento è cercare di rassicurare i partner che il suo paese -malgrado questo inaspettato cambio della guardia – è obbligato comunque a tenere fede a tutti gli impegni riguardanti i trattati internazionali.

D’altra parte, però, sembra chiedere agli europei di mostrare coesione anche politica e d’intenti e abbandonando la via dell’austerità, che porta solo a nuova stagnazione e malcontento. Bisognerà vedere, certo, quanto e come questo messaggio potrà venire ascoltato, in un’Unione in cui la Merkel, per anni, ha voluto trattare la Grecia come «il grande malato», con cui era impensabile trattare da pari a pari. La strategia, tuttavia, non ha pagato. Obama, oggi, prima di concludere la sua visita ad Atene, terrà anche un discorso sulla democrazia e il nuovo senso che sembra avere acquisito, nei tempi della globalizzazione. Sarà certo ispirato dall’ Acropoli, dalla città culla dell’idea stessa di democrazia, ma si dovrà tenere a mente il fatto che fidati consiglieri del tycoon, abbiano invitato Obama ad astenersi da importanti mosse, in politica estera, nel lasso di tempo in cui rimarrà al potere, sino al 20 gennaio. Bisognerà vedere, quindi, se la teoria enunciata in terra ellenica, avrà una qualche possibilità di continuare a trasformarsi in prassi, almeno in Europa.

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