Non si può parlare di Benvenuto «Nuto» Revelli, nel centenario della nascita, se non partendo dalla nostra inattualità. Nel senso che l’Italia per la quale egli combatté, pressoché ininterrottamente per tutta la durata della guerra di Liberazione e poi anche dopo, poco o nulla ha da spartire con il paese nel quale ci troviamo a vivere nel nostro presente. Il suo lascito politico, letterario e civile ci consegna quindi al senso profondo della nostra inadeguatezza. Forse è questo il suo suggello più significativo e, quindi, duraturo. La sua figura è infatti legata, nel medesimo tempo, a una lunghissima stagione, che...