È stata una notte senza sonno quella di Gerusalemme est: i quartieri palestinesi della città santa si sono riempiti di manifestanti, Issawiyah, Silwan, a-Tur, Ras al-Amud, il campo di Shuafar, Jabel Mukaber. Luoghi negletti da un’amministrazione comunale a senso unico, dove la sola presenza delle istituzioni israeliane indossa l’uniforme della polizia o degli agenti di frontiera.

Che crescono di numero: ieri, in vista del «venerdì della rabbia» palestinese previsto per oggi, il ministro della Sicurezza pubblica, Bar-Lev, ha ordinato il dispiegamento di altre quattro unità della polizia di frontiera a Gerusalemme est, corpo particolarmente temuto, una via di mezzo tra una «normale» forza di pubblica sicurezza e l’esercito.

Il bilancio della notte parla di 18 palestinesi arrestati negli scontri con le forze israeliane; quello della mattinata dell’ingresso di decine di coloni israeliani sulla Spianata delle Moschee protetti dalla polizia, mentre Shuafat (con Nablus e Anata, in Cisgiordania) resta chiuso a ingressi e uscite.

Violenze anche ad Hebron dove mercoledì ha perso la vita il 18enne Osama Adawi, colpito all’addome, l’ultimo degli oltre cento palestinesi uccisi in Cisgiordania nel 2022.

È in tale contesto di tensione, accompagnato da una crescente adesione dei giovani palestinesi a gruppi armati «misti», formati sia da forze islamiste (Hamas) che laiche (da Fataha alla sinistra del Fronte Popolare), che mercoledì 14 partiti palestinesi ad Algeri hanno trovato un accordo – l’ennesimo – sulla via dell’unità nazionale. Tra loro i rivali Hamas e Fatah.

L’idea è l’inaugurazione di un Consiglio nazionale palestinese, dentro e fuori la Palestina storica, e presidenziali e legislative entro un anno. Ma nessun governo di unità.

Di certo c’è l’indebolimento irreversibile della leadership palestinese, a partire dal presidente dell’Autorità nazionale, Mahmoud Abbas. Dopo Algeri, ieri è volato ad Astana dove ha visto il russo Putin: l’ha invitato, tra le righe, a farsi mediatore perché «non ci fidiamo dell’America, non può essere l’unica a risolvere il problema».