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Notte degli Oscar, gli outsider e i favoriti

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Cinema Pronostici e scommesse aspettando la lunga maratona di domenica. In testa Birdman e Boyhood

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 21 febbraio 2015

A due giorni dalla notte degli Oscar, a contendersi il premio più ambito parrebbero essere – secondo i bookmakers – solo in due: Richard Linklater con il suo Boyhood, frutto di un lavoro di oltre una decade e già vincitore dell’Orso d’argento alla Berlinale dell’anno scorso, e Alejandro Iñárritu con Birdman, che ha debuttato senza alcun riconoscimento all’ultimo Festival di Venezia. A bocca asciutta sul Lido, ma da subito il cavallo su cui ha puntato la casa di distribuzione Fox Searchlight, che tra gli otto candidati ha pure Grand Budapest Hotel di Wes Anderson – anche questo alla Berlinale 2014.

 
Ad ascoltare le previsioni che vengono dalla West Coast, su riviste come Variety ed Hollywood Reporter, il vincitore sarà invece proprio Birdman: anche se Boyhood lo incalza da vicino, ha già vinto ai Pga (Producers Guild of America), Dga (Directors) e Sag (Screen Actors) e bisogna tornare al 1995 di Apollo 13 per trovare un film che con la stessa sfilza di riconoscimenti non abbia portato a casa la statuetta più ambita. Inoltre Argo di Ben Affleck e The Artist di Michel Hazanavicious sono solo i più recenti indicatori della predilezione dell’Academy per film che riflettono sullo stesso sistema hollywoodiano, come fa la commedia di Iñárritu sul divo in declino interpretato da Michael Keaton che vuole sfondare a Broadway.

 

 

Va però detto che l’altro grande «banco di prova» pre-Oscar – i Bafta ed i Golden Globe – non sembrano confermare questa previsione: ai primi Boyhood incassa sia regia che miglior film, mentre ai secondi – che distinguono tra commedia e film drammatico – i vincitori sono ancora una volta Linklater e Wes Anderson. Sull’altra sponda del continente americano, le previsioni del New York Times non differiscono però di molto: testa a testa vengono sempre dati Iñárritu e Linklater, anche se ci si chiede se l’apparente semplicità e mancanza di azione di Boyhood potranno raccogliere i favori dei votanti dell’Academy.

 
Solo in Europa, paradossalmente, si è pronti a puntare sulla «wild card» di American Sniper di Clint Eastwood – tanto che il Guardian è l’unico a dare Bradley Cooper come vincitore della statuetta come miglior attore – che a detta dello stesso Variety è l’unico film tra gli otto nominati ad essersi «connesso» con i favori del grande pubblico. Ma l’Academy è da sempre cassa di risonanza di un certo moralismo «peloso» che tende a sfavorire i film su cui si sono scatenate delle controversie, in questo caso sulla rappresentazione per il grande schermo del vero cecchino dalle cui memorie è tratto il film.

 
D’altra parte di polemiche è stata oggetto la stessa Academy per non aver inserito nella cinquina dei migliori registi l’Ava DuVernay di Selma, biopic sulla vita di Martin Luther King, attirandosi accuse di razzismo e l’hashtag #OscarsSoWhite, così come l’anno scorso si riteneva la vittoria di 12 anni schiavo una «pezza» per fare ammenda dello stesso razzismo dei votanti a netta maggioranza caucasica.

 
Tra gli attori candidati, il «front-runner» sembra essere Eddie Redmayne per il suo ritratto di Stephen Hawking in The Theory of Everything, che per il Guardian avrebbe potuto essere concepito in un immaginario laboratorio di ruoli per vincere l’Oscar. Ed in effetti la parte di un disabile in grado di cambiare il mondo è una delle più ovvie e scontate rappresentazioni di un eroismo «vero» strappalacrine, e non è difficile pensare che raccolga i favori dei big di Hollywood.

 
Le previsioni però non sono unanimi, e molti ritengono credibile come aspirante al titolo lo stesso Michael Keaton di Birdman, così come tra i non-protagonisti uno dei prediletti è Edward Norton per lo stesso film.
Sulla miglior attrice, invece, il consenso è assoluto. Giunta alla sua quinta nomination, e mai vincitrice, la grande Julianne Moore sembra destinata a portare a casa il premio – non tanto per il suo ruolo di precoce malata di Alzheimer nel debole Still Alice quanto, come sottolinea il NY Times, per la sua carriera gloriosa.

 

 

Nei giornali e le riviste a stelle e strisce, i film stranieri che spopolano tra le previsioni sono il polacco Ida di Pawel Pawlikowski – in cui il ricordo di persecuzioni naziste e comuniste ben si sposa con il gusto statunitense – e Leviathan di Andrey Zvyagintsev, miglior sceneggiatura a Cannes e satira sulla corruzione ed il potere in Russia altrettanto allettante per il pubblico americano.

 

 

Il Guardian, invece, scommette su Wild Tales dell’argentino Damián Szifrón, anch’esso passato a Cannes e che rappresenterebbe un’ulteriore vittoria dell’Argentina dopo il 2009 di Il segreto dei suoi occhi. Il giornale inglese fa però il tifo per Timbuktu di Abderrahmane Sissako, in cui la cruda rappresentazione dello jihadismo in Mali ha forse oggi molto più da dire sia all’America che all’Europa

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