Un applauso scrosciante, lunghissimo, ha concluso la due giorni della rete femminista Non Una di meno, lo scorso fine settimana a Bologna.

Il risultato dell’incontro è la convocazione di una manifestazione nazionale il prossimo 24 Novembre a Roma, seguita da un’assemblea il giorno dopo. Il movimento è collegato, politicamente e spiritualmente, alle battaglie che in questi anni hanno animato le piazze globali, dall’Argentina agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Polonia: “Dobbiamo riconoscere che se appare legittimo dire che la libertà di qualcuno si può conquistare solo al prezzo dell’oppressione di qualcun altro, noi siamo l’unico movimento globale a rifiutare espressamente questa logica” si legge nel report conclusivo, una proposta politica complessiva in chiave femminista e antirazzista. Salute, welfare, educazione, ma anche politiche migratorie e culturali.

In Italia l’oggetto della manifestazione del 24 novembre sarà l’opposizione ai provvedimenti del governo considerati xenofobi e liberticidi. Dal decreto sicurezza che punta a chiudere i confini e militarizzare le città, alla circolare contro le occupazioni, che colpisce spesso nello specifico spazi femministi e centri antiviolenza.

Fino al disegno di legge Pillon, la cui approvazione inficierebbe gravemente la possibilità per donne e minori di scegliere di allontanarsi da partner e padri in caso di violenza domestica.

Le foto dell’assemblea di Bologna (acd Non Una di meno)

E’ soprattutto sulle questioni economiche che Non Una Di Meno si esprime con chiarezza, in contrapposizione alla proposta di reddito del M5S, che reitera un modello familistico di welfare, condizionato all’accettazione di lavori gratuiti o sottopagati.

Quello che le femministe chiedono è invece un reddito di autodeterminazione, universale e incondizionato, che consenta l’emancipazione dalle situazioni familiari spesso opprimenti in cui si trovano le donne, ma anche le persone trans, gay, lesbiche, queer, o dalla sessualità non binaria. Soggetti che si trovano in una situazione svantaggiata anche sui luoghi di lavoro, dove le disparità salariali e la precarietà sono la leva sulla quale agiscono le molestie, come il movimento globale #Metoo ha messo in risalto recentemente.

Maggiori tutele e un salario minimo europeo sono tra le richieste del movimento, per rafforzare la posizione dei soggetti più vulnerabili di fronte a ricatti e soprusi. E un permesso di soggiorno che garantisca la libertà di movimento e la pari dignità dei migranti in tutta Europa.

(Foto di NON UNA DI MENO – Genova)

 

Non Una Di Meno insomma si propone di rappresentare non soltanto una vertenza di genere ma il superamento della cultura egemone della violenza. Educare a una sessualità informata e libera e al rispetto delle diversità è uno dei pilastri di questo movimento, che l’anno scorso ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone.

Se quella del 24 Novembre è una tappa importante, che sarà preceduta il 10 novembre dalla giornata di protesta contro il ddl Pillon, l’orizzonte è lo sciopero femminista di massa per l’8 Marzo, sciopero che avrà anche quest’anno carattere globale.

“La discussione su che cosa sia lo sciopero femminista deve essere portata avanti continuamente, perché noi lo stiamo imparando nella pratica. Non esiste una definizione o un modello, lo sciopero femminista rompe i modelli. Non riguarda solo la produzione, anche se non abbiamo mai rinunciato a entrare nei luoghi di lavoro, ma riguarda anche il lavoro riproduttivo e la riproduzione di tutta la società, perché sciopero significa rifiutare i ruoli e le posizioni che ci vengono imposti”, si afferma nel report.

La marea femminista si mostra ancora, nuovamente, alta.