«Non rispettiamo più la terra. E se non la rispetti, la terra reagisce. Te la fa pagare. È quello che è successo con le alluvioni, le miniere a cielo aperto, il taglio dei boschi indiscriminato. E sono i poveri, sono i vecchi, quelli che ci vanno di mezzo, quelli che non possono fare niente per salvarsi. E non c’è modo di rimediare al danno, capisci». Così diceva Annie Napier, indimenticabile narratrice della terra sfruttata e distrutta degli Appalachi. L’incertezza qui è se “terra” va trascritto con la minuscola o con la maiuscola, se parliamo del terreno strappato via dalle ruspe o se parliamo del pianeta martoriato da quelli che Luigi Ferrajoli, nella sua proposta “Per una Costituzione per la Terra” chiama crimini globali di sistema: il riscaldamento climatico, il pericolo di conflitto nucleare, la crescita delle disuguaglianze, lo sfruttamento del lavoro, il dramma dei migranti. Ma in realtà parliamo di tutte e due, della terra e della Terra, e del loro

Questo è l’approccio dei seminari su Abitare. Restare, resistere, andare, che il Circolo Gianni Bosio organizza alla Casa della Memoria di Roma. Le parole con cui Ferrajoli ha introdotto il seminario sulla Costituente per la Terra del 9 febbraio scorso sembrano un’eco su scala più vasta di quelle di Annie Napier: «A proposito dell’abitare, la Terra rischia di diventare inabitabile, e comunque parti rilevanti del territorio del pianeta rischiano di diventare in pochi anni inabitabili e di produrre disastro, catastrofe globale». Il rapporto fra terra e Terra – il territorio e il pianeta, i disastri locali e la catastrofe globale – è ancora il tema della seconda parte del seminario (venerdì 24 alle 17,30 alla Casa della Memoria e della Storia (via di San Francesco di Sales 5): coordina Mariella Eboli, chiude Luigi Ferrajoli e interverranno da un lato, Sandro Triulzi dell’Archivio Memorie Migranti (le migrazioni imposte dal disastro climatico); dall’altro, Antonio Onorati (Via Campesina) e Giacomo Lepri (Cooperativa Romana Giovani Agricoltori – Co.Ra.Gio), con l’esperienza diretta del rapporto con la terra a partire dal più grande comune agricolo d’Europa: Roma.

Il ciclo Abitare (del cui inizio il manifesto ha già dato notizia in occasione della sua apertura lo scorso novembre) è dedicato agli strumenti, politici e culturali, con cui gli esseri umani rivendicano il diritto di usare liberamente lo spazio. Nei seminari dei mesi scorsi ha esplorato gli strumenti culturali con cui le comunità locali costruiscono la propria resistenza all’espulsione, le forme del ghetto (con memorabili interventi di Anna Foa e Mitchell Duneier). Nei prossimi incontri, che si concluderanno nel mese di maggio, si parlerà delle lotte per la casa; di come «riabitare l’Italia» a partire dalle aree interne; di come vivere, cambiare, usare la scuola. Sono in programma Vito Teti, Fabrizio Barca, Vanessa Roghi, Franco Lorenzoni, e altri. Ma ogni volta, come è nello stile del Circolo Gianni Bosio, si parte dalle voci dell’archivio sonoro e dalla musica.

Il doppio incontro sulla costituzione per la terra si è aperto con la registrazione di un gruppo musicale dell’Assam, in India, che invitava ad ascoltare le voci della terra – gli animali, il vento, le piante, ma anche le rocce, e la terra stessa; e si chiuderà il 24 con una canzone che forse ha significati anche più profondi e radicali di quelli che siamo abituati a riconoscervi: «Nostra patria è il mondo intero». Appunto.