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«Non c’era nessuno del partito di dio, colpiscono solo civili»

«Non c’era nessuno del partito di dio, colpiscono solo civili»Gli effetti dei bombardamenti israeliani a Choueifat, sud-est di Beirut – Ap/Bilal Hussein

Beirut devastata dai bombardamenti Il capo della diplomazia giordana Ayman Safadi in visita nella capitale libanese. «Gaza è ormai estesa al Libano, Israele trascinerà tutta la regione nell’abisso di una guerra totale». Hezbollah in serata riesce a lanciare 140 missili: «Colpita Haifa»

Pubblicato circa 18 ore faEdizione del 8 ottobre 2024

Un’altalena tra i pini bloccata dal nastro bianco e rosso è la prima cosa che appare in questo slargo tra le colline di Kayfoun, nel Monte Libano, a 15 minuti da Beirut. Poco più in là, due macchinine a pedali, all’ingresso della palazzina bombardata, l’una sull’altra, impolverate, sudice. «I bambini stavano giocando qua, giù al palazzo. È normale che tutto questo accada in questo modo? Che i nostri figli rischino in ogni momento di morire?» ci dice uno degli uomini sul posto, mentre ci invita a mettere le mascherine per via del fosforo bianco che lui crede sia stato utilizzato – come in molti altri attacchi – da Israele. In un altro bombardamento nell’area, a Souq el Gharb, un quadro locale di Hezbollah era stato ucciso con la moglie e tre bambine. Lo scenario, lo stesso.

L’appartamento colpito è quello al quarto piano. I morti ufficiali sono sei, i feriti 13, secondo gli ultimi dati del ministero della salute. «Non c’era nessuno del partito, stanno colpendo i civili» dice la gente nella piazza in cui appare la foto del generale Fuad Shukr, numero due di Hezbollah, ucciso in un attentato a Beirut sud il 30 luglio scorso.

LE SCUOLE che possono questa settimana cominciano i corsi da remoto, ma per i bambini. Per adolescenti e giovani sfollati non è ancora previsto un piano d’accesso all’istruzione.

Si susseguono gli attacchi a Beirut sud. Nel pomeriggio di ieri colpita ancora la zona di Burj el Barajneh, Roueis, Laylakeh e quella di Mrejeh, vicinissima all’aeroporto. In serata delle forti esplosioni si sono sentite in tutta la città per il bombardamento su Chiyah, a ridosso delle zone cristiane fino a questo momento non toccate dai bombardamenti. Anche nel Monte Libano, nel Libano-Sud, Saida, Beka’a, Baalbeck-Hermel, i bombardamenti sono intensi e continui. L’esercito israeliano ha chiuso l’accesso alle località di Rosh Hanikra, Shlomi, Hanita, Adamit e Arab al-Aramshe al confine nord dichiarandole «zone militari».

Dieci pompieri in servizio sono morti in un bombardamento israeliano a Beraachitsul palazzo della caserma dei pompieri dell’Unione delle municipalità di Bint Jbeil, nel sud. Intanto Hezbollah ha lanciato 140 razzi su Israele, e in serata ha dichiarato di aver colpito un’altra volta Haifa.

Il capo della diplomazia giordana Ayman Safadi ha accusato Israele – durante la sua visita a Beirut ieri – di aver cominciato una guerra a «Gaza è ormai estesa al Libano che trascinerà tutta la regione nell’abisso di una guerra totale».

LA GUERRA in Libano inizia esattamente un anno fa, il giorno dopo l’attentato di Hamas. Il numero totale delle vittime è di 2.083, mentre quello dei feriti è di 9.869, secondo i dati forniti dal ministero della salute libanese. I rifugiati interni hanno superato il milione. 400mila i siriani (e in parte libanesi) che sono tornati in Siria. Il governo siriano ha emesso il 23 settembre una amnistia generale per i penitenti da leva, che ha favorito parte dei rientri.

Altri hanno evitato la frontiera libanese, essendo illegali in Libano, arrivando a quella siriana per strade secondarie.
Molti gli interessi in ballo in questa guerra e cominciano ad emergere. Il ministro dell’energia israeliano Eli Cohen ha chiesto la cancellazione dell’accordo sul gas con il Libano, definendolo «un errore». Su X ha postato: «Israele sta cercando una scappatoia per cancellare lo scandaloso contratto con il Libano». Alla fine del 2022, il Libano e Israele hanno firmato un accordo sul confine marittimo dopo due anni di negoziazioni indirette mediate dagli Stati uniti. La disputa riguardava un’area marina di 860 kmq ricca in olio e gas naturale. Dopo l’accordo, varie compagnie internazionali (tra cui la Total) hanno cominciato a esplorare il fondale libanese.

SUL FRONTE interno invece, l’assenza di un presidente si fa pesante adesso in Libano. Sleiman Frangieh, capo del partito cristiano Marada ed eleggibile, ha avuto ieri un incontro con Nabih Berri, capo di Amal (l’altro partito sciita libanese) e terza carica dello stato essendo presidente del parlamento. Persona invisa però alla destra cristiana: Marada ha sempre avuto posizioni allineate a Hezbollah. Una partita difficilissima, sospesa da due anni dopo la fine del mandato di Michel Aoun, storico alleato di Hezbollah. Da allora le tensioni già forti tra i due blocchi si sono acuite e rischiano di degenerare.

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