Lavoro

«No al lavoro anche a Pasqua»: l’outlet entra in sciopero

«No al lavoro anche a Pasqua»: l’outlet entra in sciopero

Centri commerciali I precari incrociano le braccia. Cgil, Cisl, Uil e la Chiesa contro le aperture festive. L’azienda: «Ma noi creiamo tanti posti»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 5 aprile 2017

Lo sciopero arriva anche nel regno dei voucher e della moda a prezzi da saldo: uno dei maggiori outlet europei, quello di Serravalle Scrivia, è già da qualche giorno al centro delle cronache sindacali per la protesta annunciata contro l’apertura pasquale. Gli addetti – circa 2500, impiegati con contratti differenti in 250 negozi – hanno deciso di incrociare le braccia proprio nella fase clou delle vendite, sabato 15 aprile e domenica 16 (che è appunto quella di Pasqua). Al centro della lotta il lavoro nei giorni di festa: nodo dibattuto negli ultimi anni, ma soprattutto a partire dalla liberalizzazione decisa dal governo Monti (con il provvedimento meglio conosciuto come Salva Italia).

Il sito è gestito dalla McArthurGlen (MAG), gruppo anglo-americano che controlla 22 outlet in nove paesi europei: in Italia, oltre a Serravalle (Alessandria), c’è ad esempio quello di Castel Romano, nel Lazio. Il centro piemontese è fondamentale per la sua posizione, in quanto copre province come Torino, Genova e Milano: la corporation ha quindi deciso di spingere sull’acceleratore degli acquisti, portando all’estremo la sua filosofia del consumo. Bisognerà lavorare praticamente tutti i giorni dell’anno, compresi Pasqua e Santo Stefano (date aggiunte di recente): 363 su 365, restano fuori (solo per il momento?) Natale e Capodanno.

D’altronde, l’esperienza promessa dalla MAG – «dal 30% al 70% di sconto» sui marchi anche di alta gamma e del lusso, per uno «shopping emozionante» – non può permettere pause. E se normalmente i centri commerciali chiudono intorno alle otto di sera, nell’avvicinarsi delle festività o di eventi speciali le serate si allungano tranquillamente fino alla mezzanotte. E i lavoratori?

Appunto. Sono richiesti turni sempre più estesi, spesso insostenibili, sostiene il sindacato: si parla di «condizioni cui sono sottoposte le donne, le ragazze, gli uomini dell’outlet: orari di lavoro massacranti, contratti modesti, rapporti precari, festivi non sempre pagati». «E se alcuni pensano che l’unica attività del tempo libero degli italiani debba essere quella di circolare nei centri commerciali – ha spiegato la segretaria Cgil Susanna Camusso – forse dimentica che migliaia di persone, quelle che lavorano negli outlet, non potranno avere una vita privata».

Camusso ha parlato nel corso di una assemblea organizzata con le lavoratrici e i lavoratori dell’outlet piemontese, la settimana scorsa. C’è una certa difficoltà nell’organizzare una mobilitazione in un luogo di lavoro dove abbondano i precari. «C’è paura di ritorsione, è comprensibile – spiegano i delegati sindacali Alexander Del Nevo e Alessandra Di Bella – ma è il momento giusto per dire la nostra, per farci sentire». Camusso ha invitato alla partecipazione: «Più sarete, e meno rischio ci sarà di ritorsioni».

D’altronde nessuno dei lavoratori che incrocerà le braccia è dipendente del gruppo McArthurGlen, i contratti sono attivati con le agenzie interinali e con i diversi punti vendita. Ma il sindacato chiama in causa la multinazionale che gestisce il centro in quanto è quest’ultima a stabilire gli orari, e se non si sottosta alle regole comuni si rischiano penali.

La decisione di restare aperti anche a Pasqua ha provocato la reazione della Chiesa: l’Avvenire parla di «ultimo scippo» da parte dei big del capitale nei confronti dei tempi di vita delle persone. Lo sciopero viene appoggiato dai vescovi in quanto «fare festa significa certo avere tempo per sé, ma, soprattutto, è l’occasione data per ritrovarsi in famiglia, coltivare rapporti sociali autentici, costruire la comunità, in un giorno che è veramente libero perché libero per tutti».

Il gruppo MAG però difende la sua scelta, e in una lunga nota elenca i vantaggi che l’enorme centro commerciale – oltre 51 mila metri quadrati – ha dato alla comunità del posto: «Serravalle Designer Outlet – scrive l’azienda – ha dato e continuerà a dare considerevole impulso all’economia del territorio e a favorire l’occupazione. Infatti il Centro ha appena completato una nuova fase di sviluppo che ha visto l’investimento di 115 milioni di euro. Non solo, nell’Outlet di Serravalle sono impegnate circa 2.000 risorse di cui 400 inserite negli ultimi mesi».

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