No al Ceta: la protesta contro la ratifica del trattato Ue-Canada
In piazza a Roma con associazioni, partiti e sindacati anche 300 sindaci e 5 regioni: «Pd e governo: perché tanta fretta? Danneggia l’agricoltura e i diritti dei lavoratori». Il 25 luglio il voto al Senato
In piazza a Roma con associazioni, partiti e sindacati anche 300 sindaci e 5 regioni: «Pd e governo: perché tanta fretta? Danneggia l’agricoltura e i diritti dei lavoratori». Il 25 luglio il voto al Senato
Destra e sinistra, società civile, sindacati e organizzazioni di settore hanno ribadito la contrarietà a un trattato di libero commercio che, in apparenza, elimina i dazi e crea una comune piattaforma di competizione transatlantica tra i coltivatori, le imprese agricole europee e le imprese nordamericane. In realtà, avvantaggerebbe queste ultime vincolando quelle europee al rispetto delle «regole». Solo 2015, per fare un esempio, la Gazzetta ufficiale europea ha aggiunto151 chilometri lineari di nuove regole, per un volume di 30.092 nuove pagine. «Il trattato contiene imprecisioni tecniche – afferma Monica Di Sisto (Stop Ttip) – Per questo prima del 2018 né l’Italia né altri paesi europei potranno usarlo per le loro esportazioni. Si riapra una consultazione nazionale e europea, quella che è mancata in questi anni per la scarsa trasparenza dei negoziati».
Non condividono la ratifica italiana dell’accordo – prevista tra il 25 e il 27 luglio al Senato – il governatore del Lazio Nicola Zingaretti: «Diciamo no al Ceta, il parlamento faccia lo stesso» ha scritto in un tweet. Il governatore del Veneto Luca Zaia: «Un governo che è prossimo alla scadenza elettorale non può prendersi la responsabilità di dire “sì” a un accordo penalizzante come questo». La giunta pugliese di Emiliano sostiene che «il comparto agroalimentare subirà grandi danni».
«Bisogna difendere i produttori locali che già lavorano in condizioni difficili» ha detto il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi nel cui territorio si producono olio extra-vergine di oliva, la finocchiona toscana Igp, il pecorino e farina di castagna. Cosimo Annunziata, sindaco San Marzano sul Sarno, ha citato il commissario Ue Phil Hogan secondo il quale il pomodoro San Marzano «si può coltivare anche in Belgio». «Non vogliamo che prodotti trattati con pesticidi in Canada possano fare concorrenza alle nostre eccellenze. I nostri ministri a Bruxelles contano quanto un consigliere di minoranza. Sono molto afflitto».
In piazza Montecitorio è stato esposto un maxipacco con le imitazioni delle specialità nazionali, dai formaggi ai salumi, imitate in Canada. C’erano cartelli come «No alla Fontina Made in Canada», «Non svendiamo i nostri marchi storici», «Il parmesan canadese umilia l’Italia». «Il Ceta – sostiene Coldiretti – spalanca le porte all’invasione dal Canada di grano, la principale coltivazione diffusa nelle aree più deboli del paese e prevede il via libera all’importazione a dazio zero per circa 75 mila tonnellate di carni suine e 50 mila di carne di manzo da un paese dove sono usati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia».
Nella protesta si sono accavallati slogan dalla protezione della «sovranità alimentare» alle retoriche del «Made in Italy», accompagnati da ragionamenti su una rinnovata regolazione della globalizzazione e la tutela dei diritti dei lavoratori. «Dobbiamo salvaguardare – ha spiegato il segretario generale Cgil Susanna Camusso – ciò che abbiamo conquistato negli anni per le imprese, per le produzioni d’eccellenza agroalimentari e per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori». «L’accordo è un colpo durissimo ai diritti del mondo del lavoro. E dietro ci sono gli interessi delle multinazionali. Perché Pd e governo vogliono ratificarlo?» ha aggiunto Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana).
Di diverso avviso il consorzio del Prosciutto San Daniele e quello per l’aceto balsamico di Modena per i quali l’accordo tutela i prodotti italiani e limiterà il fenomeno delle merci «italian sounding». A conferma che non esiste unanimità sugli effetti del Ceta, il parere opposto di Slow Food: «Il Ceta – sostiene la vicepresidente Cinzia Scaffidi – non è né buono né pulito né giusto».
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