Dai franchising per la vendita di dvd sul declinare degli anni ’90 agli attuali 151 milioni di abbonati sparsi in tutto il pianeta e un valore stimato in 165 miliardi di dollari, Netflix ha visto ampliare a dismisura il suo «impero dello streaming». Ma ora si sta avvicinando pericolosamente l’ora X con il lancio (quasi) in simultanea della bacheca Apple+Tv, il servizio streaming di Cupertino & co e soprattutto di Disney + con tutti i gioielli di famiglia a portata di stream: i contenuti Pixar, Marvel, Disney Animation con i suoi classici e Lucasfilm, senza dimenticare la crescita continua di Amazon. Così Netflix stretta dalla concorrenza, stringe alleanze in giro per il mondo.

ULTIMA in ordine di tempo – dopo il patto con Sky che da oggi rende visibili ai clienti del gruppo Comcast tutto il bouquet Netflix, la partnership di due anni con Mediaset, che dopo la nascita della holding olandese lo scorso giugno, continua con questa operazione la sua battaglia di sopravvivenza guardando con crescente interesse al mercato internazionale e a stringere preziose alleanze. L’accordo prevede la realizzazione di sette film di cui cinque (due sono ancora in fase di progettazione) annunciati ieri. Sono Al di là del risultato di Francesco Lettieri, storia di formazione sui campi di calcio, Sotto il sole di Riccione diretto Younuts e sceneggiato da Enrico Vanzina ambientato nel mondo dei teenager, L’ultimo paradiso diretto da Rocco Ricciardulli, interpretato e prodotto da Riccardo Scamarcio, dramma tra lavoratori della terra e caporalato nell’Italia anni ’50, Il divin codino di Letizia Lamartire, sui 22 anni di carriera di Roberto Baggio e Sulla stessa onda di Massimiliano Camaiti.

TUTTI FILM in lavorazione che saranno distribuiti nel 2020 su Netflix e dodici mesi dopo – dimezzando la finestra di due anni – saranno disponibili su Mediaset o meglio: «Su Canale 5» come ha sottolineato Alessandro Salem, direttore generale contenuti Mediaset: «Si tratta di produzioni per raccontare storie realizzate da talenti italiani». «Noi saremo complementari – si schernisce Reed Hastings che di Netflix è Ceo e co-fondatore ma che in realtà ha annunciato una vera e propria strategia di espansione che include ovviamente anche i network generalisti: «In Italia abbiamo raggiunto i due milioni di abbonati – sottolinea Hastings – siamo cresciuti e continuiamo a crescere e investiremo 200 milioni di euro». «Vogliamo finanziare – aggiunge – nuovi film che possono andare su Netflix e Mediaset. Dodici anni fa ci siamo lanciati nello streaming, 22 anni fa abbiamo sfidato il mondo del blockbuster con i dvd. Negli ultimi anni abbiamo prodotto tanti film, siamo stati anche a Venezia. Abbiamo avuto un grande successo con Sulla mia pelle, abbiamo capito come concentrarci sui film italiani»

LOQUACE sulle strategie del gruppo americano quanto impassibile alle domande sull’inchiesta aperta dalla Procura di Milano nei confronti di Netflix per omessa dichiarazione dei redditi: «Come tutte le imprese internazionali è importante pagare le tasse e per questo apriremo in ufficio che sarà stabile», anche se non specifica quando… E a chi fa notare che fare grandi investimenti in una nazione equivale anche ad ottenere importanti «sgravi fiscali», ribatte che: «Non ci sono decisioni strategiche mosse da questioni fiscali, noi investiamo nei paesi lavorando sulla qualità e sulla creatività». Non lo spaventano nemmeno le critiche sulla tendenza di Netflix ad accumulare debito cresciuto fino a 9 miliardi di dollari e che continuerà a ingrossarsi dopo che in aprile Netflix ha dovuto emettere il suo quinto bond in tre anni, con altri 1,9 miliardi di dollari, Hastings li giustifica così: «Noi non abbiamo il problema del debito perché anche se investiamo continuiamo a crescere». Non è invece chiaro se i film avranno o meno un passaggio in sala, anche se spiega: «Noi vogliamo creare contenuti e non siamo contrari a che vengano proiettati nei cinema. Abbiamo tanti concorrenti ma non ci spaventa, il nostro scopo è solo gratificare il cliente».