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Negazionisti d’Italia unitevi: quelli che «a luglio fa caldo»

Negazionisti d’Italia unitevi: quelli che «a luglio fa caldo»Palermo, l’intervento dei vigili del fuoco nella zona dell’areoporto – Ansa

Rapporto sui media di Greenpeace: il 20% delle news su giornali, tg e social è un megafono anti-climatico

Pubblicato più di un anno faEdizione del 26 luglio 2023

Lunedì, mentre Catania si apprestava a restare senz’energia elettrica e senz’acqua, l’ex senatore leghista Simone Pillon su Twitter pubblicava una piccola mecedonia di negazionismo climatico: «100 contro 1 che il 2024 sarà l’anno più caldo dal Giurassico. Io capisco che vogliate vendere auto elettriche e svalutare il patrimonio immobiliare, ma state esagerando. In Italia a luglio fa caldo, ha sempre fatto caldo, e farà ancora caldo. Grazie a Dio». La città aveva raggiunto un picco di 47,6 gradi centigradi, non troppo lontano dal record di 48,8 dell’estate 2021.

EPPURE anche in questa settimana in cui il Paese è stato travolta da un’ondata di calore che dipende dai cambiamenti climatici effetto della nostra civiltà fossile – come spiegava l’analisi del World Wheather Attribution anticipata ieri dal manifesto – c’è chi continua a negare. Vittorio Feltri, intervistato nei giorni scorsi su Rete4 dal compagno della presidente del Consiglio, Andrea Giambruno, ha affermato: «Gli ecologisti sono dei conformisti che parlano di caldo record, ma è sempre stato così a partire dagli anni Ottanta. A me del caldo non interessa, non lo soffro e non sudo nemmeno». Del resto il giornalista lo aveva introdotto così: «La notizia, ammesso che tale sia, è che a luglio fa caldo e probabilmente a dicembre nevicherà, ma secondo gli ambientalisti la colpa è di noi cittadini».

Mentre sulla stampa e in televisione la crisi climatica continua ad avere scarsa visibilità e si conferma la dipendenza dei principali giornali italiani dai finanziamenti delle aziende inquinanti, emerge un nuovo elemento di preoccupazione: oltre il 20% delle notizie diffuse dai più importanti quotidiani e telegiornali nazionali fa da megafono ad argomentazioni contro la transizione energetica e le azioni per mitigare il riscaldamento globale. Un quinto delle notizie, cioè, accompagna il negazionismo climatico.

È quanto emerge dal nuovo rapporto che Greenpeace Italia ha commissionato all’Osservatorio di Pavia,. Lo studio ha esaminato, fra gennaio e aprile 2023, come la crisi climatica è stata raccontata dai cinque quotidiani più diffusi (Corriere, Repubblica, Sole 24 Ore, Avvenire e Stampa), dai tg serali di Rai, Mediaset e La7 e da un campione delle 20 testate di informazione più seguite su Instagram. I risultati mostrano che nel primo quadrimestre del 2023 i principali quotidiani italiani hanno pubblicato in media 2 articoli al giorno in cui si fa almeno un accenno alla crisi climatica, ma quelli realmente dedicati al problema sono stati meno della metà. Si tratta di risultati inferiori alla media del 2022 e che dimostrano la scarsa attenzione verso il riscaldamento del pianeta quando non si verificano eventi estremi come quelli che stiamo vivendo nelle ultime settimane. A riprova di questa scarsa attenzione, nella prima parte dell’anno la crisi climatica non è finita quasi mai in prima pagina: è successo meno di una volta al mese.

La Verità e Il Giornale in prima pagina: «Boicottato il Nobel che non crede nei dogmi sul clima». Ma è un fisico quantistico, e la sua “Co2 Coalition” è la lobby petrolifera d’America

E QUANDO ci finisce, come ieri, è per dire (La Verità ci fa l’apertura, Il Giornale un titolo in prima) che un intervento del fisico e premio Nobel John Clauser, prestigioso esponente della Co2 Coalition, è stato annullato dal Fmi perché “contesta i dogmi sul clima”: una vittima degli eco-talebani. Che Clauser debba il Nobel alla meccanica quantistica e non agli studi sul clima è un dettaglio che manca. Che il capo della Co2 Coalition sia l’ex presidente della American Petroleum Institute (la più grande lobby di venditori petroliferi d’America) è un altra piccola dimenticanza.

Per una decina d’anni, fino al 2019, il portale Climalteranti.it, coordinato dal professor Stefano Caserini, che insegna Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, ha assegnato il premio «A qualcuno piace caldo», dedicato ai peggiori esempi di divulgazione sui temi legati al cambiamenti climatico. Tra i candidati al premio, negazionisti mediatici, ogni anno figuravano il professor Franco Battaglia e Franco Prodi, fratello dell’ex presidente del Consiglio Romano, secondo cui «il riscaldamento del Pianeta non dipende al 98% da noi». Entrambi continuano ad avere spazio in tv e sui giornali. «Non c’è alcuna emergenza climatica» è il titolo di un intervento di Battaglia pubblicato nel marzo di quest’anno, mentre il Paese affrontava una crisi legata alla siccità, sul sito di Pro Vita&Famiglia, perché tutto si tiene.

IERI A SKYTG24 il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha però detto «quello che sta accadendo al Nord ed al Sud sono le due facce di una stessa medaglia: il cambiamento climatico». Forse sta emergendo una nuova consapevolezza, che dovrebbe condividere anche con Meloni, che ancora a metà luglio, collegata a un comizio di Vox, sbraitava contro il «fondamentalismo ecologico» dei progressisti: «La transizione ecologica che vuole la sinistra è ideologica e minaccia la nostra economia». Parole sue.

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