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Napoli, i disoccupati sul tetto di Palazzo Reale«Avete fatto schifo, avete vattuto (picchiato ndr) femmine e uomini che invece di andare a fare le tarantelle nel rione si sono messi dietro a uno striscione per il lavoro. Ci volete tutti nelle pizzerie e nei bar a fare gli sguatteri»: sabato mattina, ingresso del palazzo del Consiglio comunale di Napoli, una rappresentanza dei disoccupati del Movimento 7 novembre e Cantiere 167 Scampia espone le immagini delle ferite a testa, braccia, busto. Venerdì sono stati manganellati (un fermato e continue denunce) e non è stata la prima volta. Si tratta di due platee di inoccupati di lunga durata, circa 600 persone, che da nove anni, e in particolare nell’ultimo anno e mezzo, provano ad avviare un percorso di formazione per l’inserimento al lavoro. Nessun patto occulto con la politica ma tavoli con comune, regione, prefettura e ministero.

Dopo tanti rinvii e rassicurazioni, dalle istituzioni era arrivato l’input per alcune procedure di avvio del percorso. Venerdì si aspettavano la data di inizio e invece, raccontano, in prefettura scoprono che «non si può procedere perché si sono sbagliati. I criteri non erano attuabili per problemi normativi. Problemi su progetti che hanno deciso loro. Il comune di Napoli continua a proporre soluzioni senza avere la capacità vera di applicarle tentennando su ognuno dei punti messi in campo». Dalla prefettura si sono mossi verso il comune per discutere con i capogruppo in consiglio ma la polizia li ha caricati.

Eddy Sorge: «Stiamo lottando per progetti di pubblica utilità come manutenzione del verde, delle strade, delle scuole, decoro urbano, potenziamento dei servizi sociali. Basta con la formazione gestita solo a favore delle agenzie interinali». E Omero Benfenati: «A Scampia il 70% dei residenti è disoccupato, molti percettori di Rdc lo stanno perdendo. Da noi le istituzioni vengono a fare i turisti, a tagliare i nastri ma quello che c’è a Scampia è frutto di battaglie dal basso. Abbiamo la schiena diritta e lottiamo per il lavoro».